Processi politici ad Atene di Giorgio Fattori

Processi politici ad Atene LA FACCIA DELLA GRECIA CHE SFUGGE Al TURISTI Processi politici ad Atene Ho assistito ad uno; se ne celebrano ogni giorno, con decine di imputati - Il pubblico è scarso (la gente ha paura), la stampa quasi non ne parla - Davanti ai giudici militari sfilano operai, ragazzi, studenti, professionisti - Si possono prendere molti anni di carcere per aver ascoltato la radio inglese, per una frase imprudente, per un manifesto ciclostilato - Non esiste una opposizione organizzata: le vecchie forze politiche sono scomparse, esercito e polizia vengono epurati - Ma individui singoli, gruppetti isolati non si adagiano nella staccata indifferenza dei più: vogliono una Grecia libera, non il ritorno al passato (Dal nostro inviato speciale) Atene, settembre. C'è un'aria immobile e greve oggi su Atene, forse pioverà. Dalle finestre entra una luce grigia di temporale, i poliziotti sbuffano e un ragazzo vestito da soldato si asciuga il viso di continuo, nervosamente. Sta seduto su una panca con altri quattro accusati di delitti politici. Le imputazioni sono di oltraggio al governo, detenzione di esplosivi, riunioni non autorizzate. In un'aula della Corte marziale, oppressi dallo scirocco, aspettiamo la sentenza. I giudici militari sono riuniti in consiglio da quasi Un'ora. « E' buon segno — dice un avvocato —. Quando la condanna è pesante, di solito fanno presto ». Il ragazzo lo guarda incerto, accende una sigaretta. Sono le due di pomeriggio, ora di punta nella città. Le ragazze in minigonna corrono via dagli uffici, i ristoranti sono gremiti, i turisti, reduci dalla spiaggia o dal Partenone, si attardano nei caffè, nelle piazze. Settembre è piacevole ad Atene, anche in una umida giornata di scirocco. E tutto è così allegro, eguale ad altre stagioni di vacanze. Soltanto qui, in una piccola e un po' scalcinata aula di tribu- naie, sta per finire una cosa che ufficialmente non esiste. Domani i giornali non ne parleranno. Ci sono in Grecia processi politici ogni giorno, i giudici istruttori sono sovraccarichi di lavoro. Molto di rado appare sulla stampa un trafiletto: « Per violazione della legge obbligatoria 509-47 e disobbedienza agli ordini delle autorità militari, A. Ditsianos, diciannovenne, dodici anni di carcere, P. Xarchulatos, diciassettenne, quattordici anni ». Come un piccolo, discreto ammonimento per ricordare a tutti che, dopo i colonnelli, qualcosa è cambiato. La Corte marziale è in via dell'Accademia 11, a pochi passi dai grandi alberghi del centro. C'è una sentinella al portone, ma tutti possono entrare. I processi sono pubblici. Tuttavia siamo in pochi qui in aula ad aspettare la sentenza; un capitano, dall'aria efficiente nelle funzioni di cancelliere, i detenuti, i poliziotti, due avvocati e una decina di spettatori. La gente non si fida a venire, anche i parenti hanno paura; eppoi è difficile sapere le date e i nomi dei processi. « Ci sono cinquanta deputati arrestati dopo il putsch che attendono ancora di essere interrogati » mi ha detto un personaggio politico dell'opposizione. Questi di oggi sono pesci piccoli, normale amministrazione. Il ragazzo vestito da soldato, pallido, molto nervoso, che continua meccanicamente ad asciugarsi il viso; due uomini sui quarant'anni. probabilmente operai o portuali, che confabulano preoccupati: un uomo anzia•WJ.;forse operaie,anch&j.uie, discorre allegro con due giovani del pubblico. Infine uno studente di venticinque an-. ni, alto e magro: immobile e come assente guarda fisso davanti a sé. Non conosco le loro storie. Non ho assistito al dibattito (molto veloce: in mattinata sono stati giudicati nella stessa aula altri dodici detenuti politici) e le poche notizie me le traduce di malavoglia un avvocato. Siamo, tutti molto vicini, l'atmosfera è quasifamigliare. Una donnetta vestita di nero seduta davanti a me fa piccoli cenni di I intesa a uno degli operai, ma senza avvicinarsi. C'è anche un giornalista greco: non prende appunti, non gli servirebbero. un magistrato in borghese, mobilitato dopo la dittatura con il grado di colonnello. I giudici a latere sono quattro ufficiali, atletici, severi, impeccabili nelle uniformi kaki. Di colpo si fa un completo silenzio. Il presidente chiama il primo, uno degli operai. Una guardia lo spinge avanti. La lettura della sentenza è brevissima: condannato a sette anni. Tocca al giovane soldato, che ritorna a sedérsi con aria smarrita: due anni di carcere. L'altro operaio è assolto. Si gira con un sorriso furbo da povero diavolo e fila via senza aspettare un momento. Il vecchio ora ha le lacrime agli occhi e barcolla leggermente: nove anni di carcere. Tocca per ultimo allo studente. « Quindici » mormora l'avvocato. La donna vestita di nero è rimasta immobile, non fiata. L'operaio a cui faceva i segni è stato il primo ad essere condannato. Tutto è durato pochi minuti. Gli ufficiali escono con passo rapido e fra loro, con il viso grigio e sperato, è il vecchio magistrato di carriera. Guardo per l'ultima volta lo studente che resterà in carcere per quindici anni. Ha una faccia calma e dura, non parla con gli altri. Resta seduto in un angolo, in attesa che i poliziotti lo conducano via. Ecco, questi sono i nemici dei colonnelli. Gente qualunque, sconosciuta, a volte condannati per piccole infrazioni alle leggi di stato d'assedio, altre volte colpiti più duramente per tentativi isolati di rivolta. Una resistènza organizzata alla dittatura non esiste in Grecia. Gli avversari più pericolosi sono stati rastrellati in primavera e deportati nell'isola di Yaros, Ora li trasferiscono ^ Le/os, nel Dofa càneso, in vecchie caserme della ex guarnigione italiana, e in un'altra isoletta, a Folegàndròs. ;Gli uomini politici lasciati in libertà stanno rintanati in casa, ricevono con circospezione, aspettano tempi migliori. Alcuni, come il vecchio Papandreu, sono inavvicinabili, sorvegliati a vista dai militari. La maggioranza della gente è stanca, delusa, accetta passivamente il regime dei colonnelli, con un certo rancore qualunquista verso i politici che li hanno preceduti. Ma ci sono anche studenti, intellettuali, operai, che ogni giorno partono in camionette chiuse per il carcere Averoff. E' l'altra faccia della Grecia, invisibile ai turisti stranieri. Sono pochi? « Alcuni arrivano qui — mi dice un osservatore che vive -ad Atene — e si aspettano di vedere la. gente in lacrime o che prepara le barricate. Poi scoprono i greci al caffè a mangiare gelati e rimangono male, come defraudati da uno spettacolo. E' vero, una reazione popolare non c'è stata, i colonnelli giustamente si vantano di essere andati al potere senza una goccia di sangue. Ma c'erano le autoblinde contro una popolazione disarmata. C'era il ricordo ossessionante della guerra civile, una lunga strage che per quattro anni sconvolse la Grecia. C'era la sfiducia verso una classe dirigente corrotta e trasformista, per la quale nessuno pensava valesse la pena di rischiare. E poi la paralisi, anche psicologica, per un'azione fulminea, perfetta, di presa del potere da parte di uomini sconosciuti che molti, accettandoli, vogliono vedere alla prova. Il sentimento della libertà, lo sappiamo, è privilegio delle minoranze ». Anche le forze organizzate non hanno opposto resistenza. Lo sgretolamento della sinistra, decimata ma non distrutta dagli arresti, ha dimostrato — se non altro — come fosse improbabile il colpo di Stato comunista, annunciato con tanto scalpore dai colonnelli per giustificare la dittatura d'emergenza. I reparti delle forze armate all'oscuro della cospirazione hanno aspettato invano un cenno dal re. Ora sono sistematicamente epurati. Trenta ufficiali di Marina si dice siano stati destituiti in questi giorni e anche nella polizia molti alti ufficiali sono messi a riposo. Restano gli isolati, spesso senza partito e senza legami politici, che vanno ogni giorno davanti alle Corti marziali. Non tutti sono cospiratori, qualcuno paga con anni di carcere anche una frase di disprezzo o di rabbia contro il nuovo regime. Ascoltare le canzoni di Teodorakis è reato grave. La BBC di Londra le trasmette ogni sera alle 9 nel programma dedicato alla Grecia: e sembra tornato il tempo delta guerra, migliaia di radio al volume minimo e con le finestre chiuse sono in ascolto. Vi sono state parecchie denunce per questo. Piccole vendette fra inquilini, le miserie di ogni dittatura. I colonnelli hanno annunciato che le lettere anonime non sono prese in considerazione, ma ogni sera la polizia a colpo sicuro bussa alla porta di molte case. C'è chi fa qualcosa di più che ascoltare le canzoni proibite. Manifestini ciclostilati arrivano ogni tanto per posta alle ambasciate e ai corrispondenti stranieri. Ne ho visti un paio, di intonazione comunista, firmati dal Fronte Patriottico. Scritti in francese e in inglese, si rivolgono più agli stranieri che ai greci, sono un gesto dimostrativo. Qualche mattina compare misteriosamente una scritta sui muri. « Dormiamo ma ci sveglieremo » hanno scritto col gesso in piazza Kolonaki, nel cuore elegante della città. Qualche piccola rete di resistenza si sta formando, almeno secondo le notizie del governa. Pochi giorni fa è stata annunciata l'espulsione di due diplomatici, uno cecoslovacco e uno rumeno, « per aver tenuto riunioni segrete con cittadini greci, arrestati e confessi ». La sinistra tuttavia esita a espor.sj. pgr, 4qnJ.,dfi(e..j:ficca0one ai colonnelli di rastrellamenti più radicali. Anche i monarchici si muovono con cautela, in attésa 'che il" ire' esca dall'ambiguità. In questo immobilismo quasi generale, l'interrogativo sono le università, ancora chiuse per le vacanze. «-Sappiamo con certezza che il novanta per cento degli studenti sono con noi » mi dice un esponente del passato governo. Forse non sono con loro, semplicemente sono contro la dittatura dei colonnelli. Pesa sul silenzio della Grecia un passato che pochi rimpiangono se non per le libertà democratiche perdute. I militari lo sanno e questa è la loro forza, forse l'unica vera fòrza. « Quegli uomini che ha visto condannare — mi dice una ragazza greca — espiano con il loro coraggio anche gli errori della vecchia classe politica. Non si battono per la restaurazione, ma per la libertà e per una Grecia diversa ». Alle due e un quarto entra la Corte. Il presidente è Giorgio Fattori

Persone citate: Papandreu, Teodorakis