Consumiamo poca frutta perché i prezzi sono alti

Consumiamo poca frutta perché i prezzi sono alti I convegni del Salone della Tecnica Consumiamo poca frutta perché i prezzi sono alti Un esperimento a Torino - Sabato l'uva e le pere costavano da 200 a 300 lire al chilo - Ieri, lunedi, dalle 120 alle 200 lire - Il consumo è passato da poco più di cinquemila quintali a novemila - Il 60 per cento del prezzo al dettaglio degli ortofrutticoli è assorbito dalla distribuzione - In media, ógni negozio ha appena 160 clienti E' in corso q, Torino, nell'ambito del «Salone' della Tecnica », la campagna indetta dall'assessorato annona e mercati della città per l'orientamento consumi dei prodotti ortofrutticoli. Ieri, inquadrato in questa campagna, sì è svolto alla Camera di Commercio un convegno sui problemi della distribuzione della frutta e verdura: l'iniziativa era dell'assessore rag. Costamagna che è anche presidente del Centro studi annonari; vi hanno partecipato tecnici, studiosi, amministratori, agricoltori, commercianti all'ingrosso e al minuto, sindacalisti. Nel dare il'saluto agli ospiti, il sindaco prof. Grosso ha sottolineato il punto chiave del convegno: .'«Indicare i sistemi per dare al settore commerciale una struttura che consenta di ridurre al minimo i prezzi, Per le massaie l'aspetto economico è- preminente:'ì consumi aumentano soltanto se A prezzi sono accessibili».. . . I, convegni di studio, peccano sempre in astrattezza. Questo no. Perché le categorie interessate, mentre facevano la disamina dei difetti e l'analisi dei rimedi necessari a rinnovare il settore, offrivano nello stesso tempo una prova di concreta buona volontà alle massaie, ignare della teoria, ma espertissime nel giudicare la propria convenienza.. Accogliendo l'invito del Comune, valido per tutta la settimana, grossisti, dettaglianti, ambulanti, supermercati hanno diminuito i prezzi di vendita dell'uva e delle pere. Sabato al dettaglio costavano da 200 a 300 lire il chilo; ieri da 120 a 200 lire. Per rispondere alla prevista maggior richiesta dei consumatori, le quantità trattate sul mercato all'ingrosso si sono avvicinate ai 9 mila quintali, contro i 5-6 mila dei giorni scorsi. H ribasso dell'uva e delle pere ha interessato per simpatia altri .generi jjrtofrutticoli, come ad esempio zucchini e spinaci. Durerà questo piccolo e modesto miracolo a Torino? « E' slato possibile — diconq gli operatori — core il sacrifìcio di tutti; i grossisti ci hanno rimesso la provvigione, i dettaglianti hanno limato i loro margini. Ma per continuare su questa strada occorre tutta una serie di innovazioni ». Il rag. Costamagna, presentando al pubblico specializzato del convegno la relazione preparata con il direttore del mercato all'ingrosso dott. Godlni ha detto: «Talvolta ì prezzi alla produzione non sono remunerativi, mentre i prezzi finali, rapportati ai redditi medi, sono troppo alti ». Perché? Eccessivo frazionamento della proprietà agricola, scarsa programma: zione dei raccolti, inadeguati sistemi di approvvigionamento, mancanza di collegamento tra i mercati all'ingrosso, polverizzazione della rete distributiva: « Il 60 per cento del valore dei prodotti ortofrutticoli viene assorbito dalla distribuzione; ogni negozio di frutta e verdura conta in media 160 clienti ». Cosi succede che i prezzi variano da zona a zona e da negozio a negozio; che tardano a conformarsi ai ribassi all'ingrosso; che il consumatore non sa, o non può, operare scelte né il commerciante agire in concorrenza: « Il dettagliante applica al prezzo di acquisto — sia es. so basso o alto — una quota costante di " ricarico ", commisurata ai costi totali e alle quantità vendute». Che fare? Rinnovare tutto, cominciando dall'agricoltura (cicli produttivi programmati) e.dai mercati all'ingrosso per finire ai consorzi per acquisti collettivi tra dettaglianti e all'educazione del consumatore. Ma, istituiti i « Centri di commercializzazione », resa più omogenea la produzione come vogliono le disposizioni comunitarie, sostituite le cassette con i contenitori di plastica, avviate le massaie a scegliere con giudizio e non con capriccio, ecc., potremo mangiare frutta e verdura a più buon prezzo? Soprattutto ne mangeremo di più? « Si, ma a un patto — afferma il prof. Mariani dell'Istituto nazionale della nutrizione — che la frutta sia buona e non solo bella e che il prezzo invogli a comprarne più di quanto sarebbe strettamente necessario ». Il ruolo degli ortaggi e della fruita nell' alimentazione è noto: soltanto i legumi secchi (poco amati in Italia) sono una buona fonte di proteine. Le verdure e la frutta forniscono soprattutto vitamine A, C, modeste quantità di ferro (gli spinaci soprattutto) e di sali. «In realtà frutta e ortaggi si mangiano non per il loro valore nutritivo, ma perché piacciono, perché fanno parte di una abitudine, di una tradizione. Come immaginare un pranzo senza contorni e senza frutta? ». Posto così il problema, secondo il prof. Mariani « bisogna creare le condizioni perché frutta e verdura continuino a piacere». E questo risultato, utile al consumatore come ai produttori e ai commercianti, si otterrà soltanto mettendo sul mercato prodotti gustosi e conve¬ nienti. 0i;illlI]||[IIIIIIIlll|IIIIMI1IIIII11llllll!IIIUIIIIlll

Persone citate: Costamagna, Mariani

Luoghi citati: Italia, Torino