Un bimbo di 5 anni colpito alla gola mentre andava dal medico con la mamma

Un bimbo di 5 anni colpito alla gola mentre andava dal medico con la mamma A. colloquio comi lo wiltlssze della ssjpatJt*aioirlat Un bimbo di 5 anni colpito alla gola mentre andava dal medico con la mamma Quando la donna ha udito gli spari ha cercato di proteggere il figlioletto: ma il piccolo era già rantolante - E' in condizioni gravissime - Gli agenti feriti nell'inseguimento rievocano i drammatici momenti della cattura: «Ci siamo affiancati all'auto dei rapinatori: dai finestrini spuntavano le canne dei mitra che 'sparavano su di noi come dannati» (Dal nostro inviato speciale) Milano, 25 settembre. Siamo nell'ospedale « Fatebenefratelli » dove hanno ricoverato cinque dei sei agenti feriti nella tragica sparatoria. Sono uomini che mai hanno avuto una più drammatica esperienza. « Siamo vivi per miracolo — dicono — ma li abbiamo catturati: finalmente ». Il brigadiere della « Volante » Nicola D'Ambrosio, di 49 anni, è quello che è riuscito a immobilizzare dopo una violenta colluttazione Adriano Rovoletto. « Era un osso duro — dice con la voce vibrante di emozione — gli ho strappato dalle mani il mitra e l'ho colpito con un pugno in faccia. Il bandito mi si è gettato addosso ed ha tentato di buttarmi a terra. Mi tirava calci nel ventre, ma non l'ho più mollato. Improvvisamente ho sentito una fitta al capo: un complice del Rovoletto mi aveva sparato addosso stando nascosto dietro una macchina ». Seduto ai piedi del letto del sottufficiale c'è l'autista della « pantera », Italo De Luca, 34 anni. Anche lui è ferito al capo da un colpo di mitra. E' una ferita di striscio che gli causa dei lancinanti dolori. Gli abbiamo chiesto come è successo, ma il De Luca scuote il capo. « Ho le idee molto confuse e non riesco a connettere. Sarà per il colpo in testa. Forse è un colpo che mi è entrato dal finestrino durante l'inseguimento, oppure quando ero a terra che mi stavo avvicinando a dar man forte al mio brigadiere». Nella camera accanto è ricoverato Angelo Menghini, 40 anni, che si trovava sulla « 850 » che per prima ha intercettato l'auto dei banditi. Anche questo agente è ferito alla testa da un colpo di mitra. E' ancora intontito e sonnecchia. Non vuole parlare: «Preferisco che siano i miei superiori a fare dichiarazioni — dice — e vi prego di lasciarmi stare ». Ci avviciniamo allora al letto su cui giace Domenico Palladino, 46 anni che si trovava anche lui sulla « 850 ». « Ci siamo affiancati per ben tre volte all'auto dei banditi — racconta — avevano le canne dei mitra che spuntavano dai finestrini e sparavano come dannati. Abbiamo anche noi risposto al fuoco, ma con le pistole e il nostro tiro era insufficiente a fermarli. Miravamo alle gomme per bloccarli, ma non ci siamo riusciti. Seduto davanti a me c'era il maresciallo Giacomo Siffredi che incitava il nostro autista a speronarli. Poi, improvvisamente, il sottufficiale si è portato la mano al petto i e ha mormorato: "Sono stato ' colpito al petto. Aiutatemi" ». | Il Siffredi è stato immediatamente trir tortato all'ospedale « Fatebc ne fratelli » con una macchina di passaggio e ricoverato. La prognosi è ri¬ servata. Il proiettile gli ha trapassato ' l'emitorace sinistro e leso la pleura. E' stato operato, ma le sue condizioni permangono gravissime. Nello stesso ospedale sono stati più tardi ricoverati gli altri agenti e la loro prognosi varia dai 10 ai 15 giorni. In totale i feriti nella sparatoria (l'inseguimento è durato un'ora) sono ventidue: sei agenti e sedici civili. Questi ultimi sono passanti che hanno avuto la disgrazia di trovarsi sul percorso dell'auto dei banditi in fuga. Tra questi feriti c'è un bimbo di 5 anni, Maurizio Taddei, abitante nella borgata Quarto Oggiaro 10. Alle 15,30 il piccolo si trovava con la madre, Carmela Di Gioia di 34 anni, alla fermata del tram di piazza Firenze. Doveva andare da un medico di via Pagano per una visita di controllo. Ora ha il collo trapassato da un proiettile. Racconta la madre: « Ho sentito arrivare le auto a forte velocità. Facevano un rumore assordante e mi sono voltata a guardare. Le auto procedevano sbandando a destra e a sinistra e per un momento ho pensato che fossero dei piloti incoscienti. Poi ho sentito sparare uno, due, tre colpi. Ho visto i passanti buttarsi a terra, ripararsi dietro alle vetture in sosta o tuffarsi nei portoni. Solo allora ho capito. Vicino a me c'era un'auto ferma: ho spalancato la porta, ho afferrato mio figlio e l'ho buttato dentro, ma era troppo tardi. Maurizio rantolava e aveva il collo coperto di sangue: era stato colpito da un proiettile un istante prima ». La madre prosegue: « Mi sono messa a urlare. E' arrivato qualcuno che ci ha portati subito all'ospedale Niguarda ». Il bimbo versa in gravissime condizioni. E' stato operato ma i medici non hanno ancora potuto formulare una prognosi. La madre non lo abbandona un istante. E' lì, impietrita, al suo capezzale e chiede disperatamente ai medici di salvarlo. « E' il mio unico figlio. Non deve morire! ». Verso sera è arrivato all'ospedale anche il padre del piccolo Maurizio, Giampiero, 36 anni, un autista che è stato avvertito della disgrazia mentre si trovava sul lavoro a Greco. L'uomo mentre parla stringe i pugni: « Ho un solo figlio ed è stato rovinato da quei delinquenti! ». Aldo Popaiz Giuseppe Cuzzoni, un giovane ferito dai banditi, riceve la visita del Prefetto di Milano (Telef. Ansa) La freccia indica Largo Zandonai, luogo della rapina

Luoghi citati: Milano