Wilson non è riuscito ad abbattere potere e prestigio delle «classi alte» di Vittorio Gorresio

Wilson non è riuscito ad abbattere potere e prestigio delle «classi alte» PERCHE' GLI INGLESI SI DISTACCANO DAI LABURISTI Wilson non è riuscito ad abbattere potere e prestigio delle «classi alte» Le difficoltà economiche non bastano a spiegare l'aspra impopolarità che colpisce il Primo Ministro - Il sentimento di rancore sembra dovuto , soprattutto ad una delusione; in tre anni, il governo socialista non è riuscito ad imporre nella guida del paese le classi medie e popolari - Gli ex alunni di Eton occupano sempre un terzo dei posti dirigenti nell'economia, le scuole private restano il miglior «lancio» per una carriera, la posizione sociale serve più della competenza - Diretta da aristocratici «dilettanti», anche l'industria affronta male la concorrenza straniera (Dal nostro inviato speciale) Londra, settembre. La settimana scorsa è finita male per Wilson, con la sconfitta dei laburisti nelle elezioni suppletive di West Walthamstow e Cambridge. E' opinione corrente che quest'ultimo weekend sia statò quindi triste per il "Premier, non tanto per la perdita di due seggi ai Comuni — un fatto irrilevante nella saldezza della maggioranza —;' quanto perché ci si potrebbe vedere una svolta, l'inversione di una tendenza. Dopo tutto il favore di cui egli ha goduto, anche in misura esagerata qualche volta, forse d'ora in avanti rischia invece di incontrare un'altrettanto irragionevole condanna tra la pubblica opinione. Che a un tratto il vento cambi in politica, anche se tutto rimane uguale, situazione e programma, uomini e impegni, in Inghilterra può accadere. Ad un certo momento, quello che prima andava bene o per lo meno si tollerava, diventa male. Wilson, da simbolo di successo passa ad impersonare il fallimento: il suo coraggio appare insensibilità, e l'abilità mancanza di scrupoli. Al Times arrivano giorno per giorno lettere del pubblico indignate perché il giornale non si è ancora deciso a bollare a fuoco il Primo Ministro, quotidianamente: « Non le possiamo pubblicare tanto sono isteriche », si giustificano i redattori. Una ne è apparsa l'altro giorno sul New Statesman, laburista, che accusa Wilson di essersi dato alla « dolce vita » (in italiano nel testo) per aver preso parte ad un banchetto elettorale, con antipasto di scampi, dessert di pesche al cognac: « Questo dimostra che i sacrifici sono riservati ai comuni mortali ». Da idolo che era, oggi è fatto bersaglio - universale, iniquamente. Ancora ieri, quando aumentavano le tasse cresceva pure la sua popolarità, che niente sembrava capace di scalfire: non la politica di austerity forzata, né la stagnazione o recessione economica. Da che cosa sia stato determinato il cambiamento, ora è difficile spiegare: da nulla di specifico, comunque, perché nemmeno la disoccupazione è, dopo tutto, veramente preoccupante. La prospettiva di 750 mila disoccupati per il prossimo inverno non può allarmare un paese che ne ebbe fino a tre milioni negli anni della « grande depressione » e ne contava ancora 900 mila al tempo dell'ultimo governo conservatore. Pure, anche senza volerne esagerare il valore di sintomo, e tanto meno considerarle come un presagio fatale, queste elezioni suppletive sono il segno di uno sfavore popolare che colpisce Wilson — e insieme il suo governo e il suo partito — come una sconfessione. Con i laburisti al potere ci si 'aspettava che grandi cambiamenti avvenissero in Inghilterra, e forse in un senso più di qualità che di quantità. Paghe più alte, naturalmente, migliori case e pensioni buone; ma le speranze non si limitavano a un progresso materiale che in fin dei conti anche i conservatori avrebbero potuto assicurare, ed anzi avevano già in parte assicurato. C'era piuttosto anche un'aspirazione, o una fiducia, di finalmente poter uscire da quella condizione di minorità sociale e psicologica in cui per tanto tempo hanno vissuto in Inghilterra le classi medie e popolari, i cosiddetti uomini della strada. La loro non è mai stata, o in ogni modo non è più, una sofferenza di natura economica. E' la mortificazione di essere governati da un'altra classe, quasi da un'altra razza, di eletti che |, sono più distanti che privilegiati, più inaccessibili che malvagi. Non si può dire che sia una casta di sfruttatori, ma si identifica con il potere in qualunque campo si possa esercitarlo: in politica, in economia, nei fatti di costume e comportamento. Stratificata come è rimasta dallo scorso secolo, l'Inghilterra è il paese dove si continua a pensare in termini di « Noi e loro » : loro sono quelli che governano noi. L'effetto dell'avvento dei laburisti avrebbe dovuto essere un cambio delle parti: « Adesso chi governa — annunciarono il giorno della vittoria — siamo noi ». Ma così non è stato. Nelle strutture essenziali del paese non è cambiato ancora nulla dopo tre anni che il partito laburista è al governo. Si direbbe che non sia al potere, in modo effettivo, e che gli attuali ministri — come del resto i loro predecessori durante gli esperimenti di Attlee e MacDonald — continuino ad essere in soggezione della invincibile burocrazia inglese — l'onnipotente e irresponsabì- le Civil Service — nonché di tutte le tradizionali corporazioni di interessi e mestieri di ogni ordine e grado, attinenti alla scuola o alla finanza, alla magistratura o all'industria, che sono sempre saldamente in mano a « loro », quelli di un'altra classe, razza e casta, immutabili ed anzi impermeabili. Recentemente, il ministro della Pubblica Istruzione Gordon Walker aveva tentato un gesto di forza provandosi a costringere una scuola media privata, la « Grammar School » di Enfleld, a diventare « comprehensive », come sono chiamate le scuole che adottano i programmi statali e soprattutto seguono criteri di non discriminazione fra gli alunni da ammettere. Per poco, ad Enfleld, che pure è amministrata da una maggioranza laburista, non è scoppiata una rivolta. Ed una locale associazione di importanti genitori ha chiamato in causa il ministero della Pubblica Istruzione davanti all'Alta Corte, e l'Alta Corte, sorprendentemente, violando il culto sacro del weekend, per la prima volta nella storia di Inghilterra si riuniva di sabato, lo scorso 16 settembre. Non c'era tempo da perdere se si voleva evitare che le decisioni ministeriali acquistassero forza esecutiva. In parrucca e robone di ermellino, i magistrati infatti sono stati solleciti e concordi nel respingere, perché illiberale e contrastante con il diritto democratico dei singoli cittadini a fare parte per se stessi o con i pari di loro scelta, la stravagante pretesa del ministro laburista di mescolare in una stessa scuola ragazzi di ogni ceto. Un'altra scuola media, d'altra parte, esiste ad Enfleld, di riconosciuto buon livello didattico. Incurante di particolari esigenze sociali, essa può continuare a soddisfare le comuni famiglie, senza dar luogo agli inconvenienti che derivano da contagiose promiscuità. Già un'altra volta, a Bristol, si era avuto un caso scolastico analogo, ed anche allora era seguito un crollo elettorale laburista. La sfiducia politica può nascere, difatti, anche da delusioni di questo genere, più spesso e largamente di quanto non si immagini. All'atto pratico, del resto, quando cioè si tratta di lavoro e carriera, i giovani si accorgono che le discriminazioni degli anni di scuola continuano aggravate negli uffici, aziende e imprese direttive. E' vero ancora oggi che i detentori delle leve di comando in Inghilterra vengono tutti dalle stesse scuole. Un terzo dello stato maggiore nelle banche, nelle industrie e nelle assicurazioni sì compone di ex alunni di Eton, e le scuole private monopolizzano tuttora più del cinquanta per cento dei posti disponibili nelle università di Oxford e di Cambridge — chiamate « Oxbridge» per brevità — che sono decisive per la vita: non per fatto di merito, né in forza di un diritto che nessuno ammetterebbe esistente, quanto grazie a un sistema di cooptazioni che non c'è governo laburista capace di infrangere. Nell'industria inglese si continua a diffidare dei cosiddetti esperti specialisti delle nuove leve, usciti dalle buone ma non tradizionali business schools di Londra o Manchester. Il vecchio manager non saprebbe nemmeno come impiegarli nella sua azienda, sembrandogli arroganti che pretendono di fargli scuola. Al massimo li tiene « on tap and not on top », cioè a disposizione senza metterli in comando: e per i giovani l'ambiente riesce poco allettante, non soddisfa coscienza ed ambizione. Come un qualunque paese sottosviluppato, anche l'Inghilterra soffre quindi in modo acuto di « brain drain », emorragia dei cervelli: il 12 per cento dei laureati inglesi in f' --a ogni anno emigra negli ( ^ti Uniti. Con umorismo involontario, delizioso, lord Hailsham (barone Quintin Hogg McGarel, se¬ condo visconte di Hailsham ed ultimo ministro conservatore per la Scienza e la Tecnologia) spiega però il fenomeno come dovuto alle deficienze del sistema scolastico americano. Superfluo dire che la verità è diversa e che non sta nemmeno tutta nella eventuale differenza tra le paghe americane e quelle inglesi: ed è un fatto, comunque, che proprio a consulenti americani ricorrono i managers inglesi se hanno da risolvere qualche caso difficile. Degli esperti domestici, tenuti ad occuparsi di operazioni di cucina aziendale anziché di problemi di strategia industriale, essi difatti tendono, per motivi domestici, a fare scarso conto. Così perdura la separazione fra « noi e loro », invecchia l'apparato produttivo, ne è amareggiata tutta la politica. Vittorio Gorresio

Persone citate: Attlee, Gordon Walker, Macdonald, Quintin Hogg Mcgarel