Il «morbo emolitico» dei neonati ed i tumori maligni nell'infanzia di Angelo Viziano

Il «morbo emolitico» dei neonati ed i tumori maligni nell'infanzia Due grossi argomenti al Congresso di pediatria Il «morbo emolitico» dei neonati ed i tumori maligni nell'infanzia I guai provocati dal si cerca di giungere cosiddetto «fattore Rh» sono ormai ben noti, e così la possibilità di superarli - Ora ad una immunizzazione preventiva - Necessità di istituire Centri oncologici per i bambini (Nostro servizio particolare) Menaggio, 22 settembre. Due problemi di vasta portata caratterizzano il XXXII Congresso nazionale di pediatria che si inaugura domattina a Menaggio: la malattia emolitica del neonato e gli attuali orientamenti della terapia dei tumori maligni dell'infanzia (escluse le leucemie). Se diciamo che il maggior esponente dei fattori che possono promuovere il morbo emolitico neonatale è il famoso fattore Rh, molti afferreranno subito, per passate cronache, che il male sgorga da una disafflnità del sangue dei due genitori. Se il sangue del padre possiede quella caratteristica (Rh positivo), il figlio la eredita. Se il sangue della madre non la detiene (Rh negativo) può fucinare anticorpi anti-Rh (ostili cioè ai globuli rossi che contengono quel fattore), qualora in gravidanza intervengano cause per cui nella circolazione materna filtri sangue- del nascituro (stimolante la reazione). Queste cause (piccole emorragie) avvengono generalmente verso la fine della gravidanza o al momento del parto, per cui nella prima gestazione non succede nulla. E' in successive gestazioni che, formatisi nella donna sufficienti anticorpi, questi possono passare nel feto ed allestire la malattia, detta emolitica per il dissolvimento o lisi dei globuli rossi (emolisi) del feto, che consegue appunto alla incompatibilità sanguigna materno-fetale. Non è ancora del tutto risolto l'enigma perché solo poche donne tra quelle esposte a tale rischio producano i deprecati anticorpi. (In donne Rh-negative gli anticorpi anti-Rh possono formarsi altresì a causa di trasfusioni di sangue non felicemente controllate). Il dissolvimento dei globuli rossi non adeguatamente rimpiazzati di volta in volta con nuovi, ovviamente conduce ad una grave anemia speciale che può essere mortale per il feto ancora prima della nascita, ma talvolta può anche esplicarsi solo in un grave ittero che, tra l'altro, dà alla cute una caratteristica tinta, determinata dal odore del pigmento liberato dai globuli rossi distrutti. Orbene sui complessi problemi connessi con tale forma morbosa verte la discussione congressuale di Menaggio (relatore il prof. Gerbasi, clinico pediatra di Palermo, con la sua attivissima Scuola). Si avrà la puntualizzazione, d'altronde, delle già incoraggianti ultime acquisizioni, da cui si profilano migliori possibilità di dominare il male. Notevole è il passo già compiuto per la diagnosi precoce intrauterina e la prognosi prenatale. Agli esami classici si sono aggiunti altri speciali (spettrofotometrici) del liquido amniotico, in cui guazza nel suo sacco la creatura in gestazione. E pure si va perfezionando la possibilità di una terapia prenatale, che va all'occorrenza oltre il vigente forzato parto prematuro (tendente a non lasciar aggravare la malattia nell'ultimo periodo di gravidanza) seguito da immediata exsanguino-trasfusione (il cosiddetto cambio del sangue). Poiché in certi casi la malattia emolitica esordisce quando il feto è ancora in una estrema immaturanza, per cui non sopravviverebbe al parto tanto anticipato, la nuova cura, in via di puntualizzazione in Centri altamente specializzati, consiste nella trasfusione nel feto nel suo alloggio prenatale, iniettando il sangue nel suo addome, ove viene assorbito dalla membrana peritoneale e passa nei vasi sanguigni. Altro buon vento di speranza sembra profilarsi, d'altronde, per una Immunizzazione profilattica passiva. Il tema della seconda giornata può sorprendere i profani abituati a concepire i tumori solidi (escluse, dunque, le leucemie che sono state trattate in precedenti congressi) come un appannaggio quasi esclusivo del¬ l'età almeno matura. Purtroppo anche nelle età infantili, già nei piccini e nei ragazzi comunque al di sotto dei quattordici anni, pur non essendo frequenti i tumori solidi non sono certo rarissimi. Significativo potrebbe essere anzi il fatto di' un asserito discreto aumento attuale dei casi riconosciuti, se in buona parte non lo si attribuisse ad un migliore affinamento diagnostico. Fatto sta che alcune varietà tumorali sembrano del tutto d'ordine pediatrico, e, d'altronde, è chiaro che i tumori infantili non sono biologicamente sovrapponibili a quelli dell'adulto. Di lì problemi diagnostici e clinici, terapeutici e sociali; i quali sono stati alla base di un'ampia e approfondita relazione, che per la discussione congressuale è stata condotta dal prof. Alfredo Lucca, primario pediatra dell'ospedale Maria Vittoria di Torino, con i suoi collaboratori Lanza, Widmer, Nigro, Mussa, Morbidelli, Gandolfo, Boigiani e Sema, ed i correlatori G. S. Marchese (per la parte roentgenterapica) e L. Solerlo (per la parte chirurgica). Da una preventiva lettura rileviamo che nell'indirizzo terapeutico è stata sottoli¬ neata l'importanza che, come arma efficace, la terapia medica (chemioterapia) ha se associata convenientemente a quella chirurgica e radiante. D'altronde in diverse situazioni la stessa associazione, in appropriata alternanza, di diversi prodotti chemioterapici e antibiotici, ha già fornito incoraggianti risultati nella cura dei linfomi maligni, e merita ulteriore attenzione. Anche in campo pediatrico ci sono situazioni in cui è propizio il trattamento con radioisotopi, talora immessi direttamente nel tumore. In quanto alla auspicata terapia immunologica anche per i tumori nell'infanzia qualche spiraglio di luce sembra filtrare, ma slamo ancora in alto mare. Al tirare delle somme è evidente la necessità di costituire Centri altamente specializzati di oncologia pediatrica, con équipes di medici di branche specializzate, cui spetterà di volta in volta di programmare i trattamenti più utili e la loro distribuzione nel tempo. Pure l'istituzione, auspicata dalla relazióne, di registri regionali pediatrici dei tumori concorrerà a razionalizzare il reperimento e l'assistenza regolare dei piccoli infermi. Angelo Viziano

Persone citate: Alfredo Lucca, Gandolfo, Gerbasi, Lanza, Morbidelli, Mussa, Nigro, Sema

Luoghi citati: Menaggio, Torino