Storia di un falso che avvelenò il mondo di Sandro Volta

Storia di un falso che avvelenò il mondo "I PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION,, Storia di un falso che avvelenò il mondo (Dal nostro corrispondente) Parigi, 22 settembre. L'Italia è forse l'unico Paese in cui non ha mai fatto presa un libro che, durante tutta la prima metà del nostro secolo, ha avvelenato l'opinione pubblica d'Europa e d'America. Il libro, pubblicato per la prima volta in Russia nel 1905 e tradotto poi in tutte le lingue, è « 7 protocolli dei Savi di Sion-», preteso verbale d'una riunione che i dirigenti del movimento sionista avrebbero tenuto in Svizzera alla fine del secolo scorso. L'editore affermava che il documento proveniva dalla « Cancelleria centrale di Sion, in Francia ». La sua pubblicazione era rivolta a denunziare la minaccia del sionismo « che ha il compito di unire gli ebrei del mondo intero in una sola organizzazione, più stretta e più pericolosa che i Gesuiti*. Le rivelazioni che vi erano contenute avevano un suono pauroso: vi si affermava, infatti, che gli ebrei si proponevano la conquista del mondo. I loro Savi affermavano che, dopo venti secoli di dominazione cristiana, era ormai tempo che la tribù d'Israele ritrovasse la direzione della storia universale e creasse una società nuova, gerarchica, poliziesca, nella quale gli ebrei avrebbero dovuto occupare tutti i posti di comando. Strumenti per la conquista del potere avrebbero dovuto essere le guerre e le rivoluzioni. Era infatti a questo fine che essi, attraverso il marxismo, la menzogna democratica, la massoneria, la banca, e senza escludere l'assassinio, complottavano per distruggere il vecchio ordine, fondato sulla Chiesa e sulle monarchie assolute. Si trattava^ naturalmente, di un falso e un libro tradotto in questi giorni a Parigi dall'inglese rivela tutti i retroscena della manipolazione: è « Histoire d'un mythe: la conspiration juive et les protocolli* des Sages de Sion* di Norman Cohn, edizione Gallimard. Autore del falso fu Peter Ivanovic Ratchkovsky, capo àeW'O^hrana, la sinistra polizia politica zarista, all'estero. Piccolo funzionario amico di studenti di tendenze più o meno rivoluzionarie, nel 1879 era stato arrestato a causa di quelle compromettenti amicizie: messo davanti alla scelta fra l'esilio in Siberia e la carriera nella polizia segreta, scelse la carriera, che in pochi anni gli assicurò un potere eccezionale. Nel 1884, infatti, venne inviato a Parigi a dirigere lo spionaggio russo in Francia, in Svizzera, in Inghilterra e in Germania. Suo compito era sorvegliare le attività dei terroristi emigrati e scoprire i loro collegamenti in Russia. Poco dopo il suo arrivo in Francia, fece arrestare da\YO\hrana sessantatré giovani di Pietroburgo accusati di fabbricare bombe in preparazione di un attentato e soltanto diciannove anni più tardi si venne a sapere che le bombe erano opera degli uomini di Ratchkovsky. Numerosi altri attentati, nell'ultimo decennio del secolo, furono organizzati da lui, al solo fine di attribuirne la responsabilità agli ebrei. Ratchkovsky, infatti, non si contentava di essere soltanto un poliziotto. Ambiva anche a svolgere un'azione politica di portata internazionale. In questo senso, precorse di mezzo secolo Hitler, perché il suo impegno consisteva nel presentare tutti i partiti di sinistra, dai liberali moderati ai rivoluzionari più estremisti, come semplici strumenti nelle mani degli ebrei. Cercava, cioè, di screditare la sinistra agli occhi della borghesia e del proletariato russo e, nello stesso tempo, di indirizzare contro gli ebrei l'immenso malcontento suscitato dal regime zarista. Il capolavoro di questa sua attività furono i Protocolli, opera raffazzonata ricucendo insieme vecchi pregiudizi medievali, pamphlets razzisti, saggi di letteratura occultista e demoniaca, e cercando di dare al tutto un carattere intonato al mondo moderno e alla storia contemporanea. A leggerlo oggi, appare evidente che il libro non è altro che una rozza mistificazione, ma, se si tiene conto dei tempi in cui venne pubblicato, non si può fare a meno di riconoscergli un'abilità tutt'altro che comune. La sua fortuna fu dovuta soprattutto alla scomparsa degli Imperi Centrali e alla Rivoluzione russa, avvenimenti che, alla borghesia impaurita dal corso che stava prendendo la storia, sembrarono confermare il complotto dei Savi di Sion. Negli anni fra le due guerre, i Protocolli ebbero infatti una straordinaria diffusione negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Francia, in Polonia e, specialmente, in Germania. In quei paesi, fu allora il libro più letto dopo la Bibbia. Una delle prime vittime, nel 1922, fu l'ebreo Rathenau, assassinato sotto il segno del Dio Sole, la svastica. Nello stesso tempo, I Protocolli dei Savi di Sion diventavano la base culturale del nazismo, il fertilizzante del terreno su cui sorsero i campi di sterminio, i forni crematori, e si compì il massacro di sei milioni di innocenti. E' una lettura appassionante il libro di Norman Cohn: rivela tutti i particolari d'una vicenda che, nata dall'immaginazione d'un volgare falsario, si sviluppa a poco a poco fino ad assumere proporzioni immense, che non hanno forse confronti nella storia di tutti i tempi. L'interesse di questa lettura è, d'altronde, tanto maggiore per l'insegnamento contenuto nella conclusione dell'autore: « Fare la storia dei Protocolli è dire come, nell'Europa del XX secolo, una visione aberrante del mondo, fondata su paure e odi infantili, ha provocato persecuzioni e massacri che eccedono ogni immagtnazto-ne. E' la storia d'un caso-tipo della psicopatologia collettiva, e le sue implicazioni più profonde portano molto più lontano che l'antisemitismo e la sorte degli ebrei. E' chimerico sperare che, prendendo coscienza di queste implicazioni, francamente e totalmente, si sarà in grado di ostacolare, di combattere, di prevenire nuove e così funeste aberrazioni? ». Sandro Volta

Persone citate: Hitler, Norman Cohn, Peter Ivanovic Ratchkovsky