Verso una «tregua dell'oro» tra Francia e Stati Uniti di Sandro Volta

Verso una «tregua dell'oro» tra Francia e Stati Uniti La riforma del sistema monetario mondiale Verso una «tregua dell'oro» tra Francia e Stati Uniti Questa è la previsione degli esperti per la prossima conferenza di Rio Parigi adotterà un atteggiamento conciliante e si adeguerà alle proposte dei Dieci - «Non è più necessario, dice Debré, cambiare dollari in oro» (Dal nostro corrispondente) Parigi, 21 settembre. Negli ambienti responsabili si lascia intendere che la Francia adotterà un atteggiamento apparentemente conciliante alla conferenza del Fondo monetario internazionale, che si aprirà lunedì a Rio de Janeiro. Trattandosi di un'assemblea che riunirà i rappresentanti di centosei paesi, sarebbero infatti inopportune, ed anche del tutto inutili, le prese di posizione polemiche: i principali protagonisti della controversia monetaria internazionale si atterranno perciò al compromesso raggiunto a Londra dai Dieci. Michel Debré eviterà così di fare allusione alla necessità di aumentare il prezzo dell'oro, mentre Fowler non parlerà questa volta della creazione dell'oro-carta, di cui, secondo Washington, il mondo ha assoluto bisogno, se vuole premunirsi contro i pericoli di deflazione. Si tratterà, però, di una semplice tregua e il ministero delle Finanze non nasconde che, sotto l'apparenza del compromesso, le esigenze della politica monetaria francese rimangono immutate. Le Monde osserva infatti stasera che « ciò che importa oggi di ripetere, per riportare alle sue giuste dimensioni la decisione che sta per essere presa dall'assemblea di Rio, è che non si tratta ancora che d'un piano. Nessun impegno verrà preso né sulla data della sua messa in applicazione (che, in ogni modo, non potrà avvenire prima del 1969, dato il tempo necessario alla ratifica dei diversi parlamenti nazionali), né sull'ammontare dei "diritti di emissione speciali", che verranno eventualmente aperti ». Le decisioni di Rio avranno dunque soltanto un carattere interlocutorio? E' ciò che si crede generalmente a Parigi, dove la posizione assunta nei giorni scorsi dall'economista gollista, Jacques Rueff, dell'Académie Frangaise, viene considerata di ispirazione ufficiale. Il compromesso di Londra e la tregua di Rio vengono infatti giudicati conseguenza dell'impossibilità in cui si trova attualmente il Tesoro francese di proseguire l'offensiva contro il dollaro. La Francia, che non è più in cresta all'onda di prosperità degli anni scorsi, non può più permettersi, senza praticare una politica di estremo rigore finanziario, di avere una bilancia dei pagamenti in eccedenza. Per la prima volta dal 1958, le sue riserve di divise e di oro non registreranno variazioni nel 1967. E' finita dunque, per il Tesoro francese, la possibilità di procedere a nuove conversioni di dollari. Gli Stati Uniti possono essere ormai tranquilli a questo riguardo. « Elevandosi a 5,2 miliardi di dollari — ha dichiarato il ministero delle Finanze francese — la riserva d'oro della Banca di Francia è la seconda del mondo, non abbiamo più intenzione di aumentarla ». Non si può prevedere fino a quando durerà la tregua di Rio, perché il tempo giuoca ormai, in tutti i campi, contro i piani gollisti e la politica dell'Eliseo tira ad accelerare le conclusioni: si tratta infatti di vedere se il dollaro riuscirà a sopravvivere a De Gaulle alla sua parità attuale. Sandro Volta 4 pèdiPscii

Persone citate: De Gaulle, Fowler, Jacques Rueff, Michel Debré