Lo sciopero della Ford può provocare una svolta nell'economia americana di Ferdinando Di Fenizio

Lo sciopero della Ford può provocare una svolta nell'economia americana Un momento difficile nel Paese del dollaro Lo sciopero della Ford può provocare una svolta nell'economia americana Dopo un'espansione durata ininterrotta dal '61 al '66, c'è stato un rallentamento nella domanda e nella produzione - Si parlò di «minirecessione» - Ora sta delineandosi una ripresa - Ma i prezzi aumentano e occorre bloccare ogni movimento inflazionistico -1 pericoli delle agitazioni sindacali Gli Stati Uniti sono ad una svolta. L'ha affermato ancora, in questi giorni, Gardner Ackley, presidente del Consiglio degli esperti economici, che attornia il presidente Johnson. Il futuro dipende non solo dal governo e dai sindacati; ma anche dal comportamento della collettività, che va guidata attraverso una saggia politica fiscale. Oggi l'economia americana, in fase di svolta ciclica, può piegare a favore d'una natta e stabile ripresa, prevista per il '68; oppure a favore, purtroppo, dell'inflazione e di successive restrizioni. Quale strada verrà preferita? Conviene, par chiarirlo, prendere le mosse da talune premesse. La « lunga espansione » dell'economia americana abbraccia il periodo fra il '61 ed il '66. Durante quest'ultimo anno, tuttavia, si andarono rafforzando taluni pericolosi sintomi inflazionistici. Il Consiglio della riserva federale iniziò, senza esitare, una politica creditizia restrittiva. I saggi finanziari furono fortemente sospinti verso l'alto. Domanda globale e produzione rallentarono. L'economia subì una « minirecessione » (come si dice ora) che abbracciò due trimestri intieri: l'ultimo del '66 ed il primo del '67. In questi ultimi mesi, si ebbe addirittura una diminuzione nel prodotto nazionale netto, calcolato su base annuale. La domanda globale si contrasse però anche in maggior misura, per minori in vestimenti e conseguente accantonamento di mezzi liquidi, presso le banche. Le giacenze di prodotti finiti andarono accumulandosi, presso i venditori. L'intiera industria manifatturiera ridusse l'utilizzazione della sua capacità produttiva all'85% del massimo totale. Con il luglio del '67, ecco però nuovi sintomi. Sono quelli per l'appunto cui si riferisce anche l'Ackley in una recente intervista. Si è accresciuto fortemente il reddito a disposizione delle famiglie, anche come conseguenza delle erogazioni belliche (e del disavanzo nel bilancio dello Stato); aumentano le vendite di prodotti finiti; diminuisce drasticamente il volume delle giacenze; infine, riprendono gli investimenti industriali, per quanto lievemente. Ai primi del '68, se continuerà a mantenersi in espansione la domanda di fabbricati residenziali, l'economia americana — dovendo riprendere gli acquisti per scorte — si troverà di nuovo in fase di netta ripresa economica. Non senza pericoli tuttavia, ammonisce l'Ackley. L'espansione nella domanda globale — sostenuta anche da vicende belliche — è troppo rapida, dal luglio, per non generare timori inflazionistici. La bilancia dei pagamenti americana continua ad essere fortemente passiva. Se si vogliono evitare guai in futuro, conviene, oggi stesso, prendere opportune misure. * * Che consiglia Ackley ed il suo gruppo? Egli, di recente, in un settimanale a grande tiratura (particolarmente indirizzato agli operatori economici) ha illustrato una proposta presentata nel giugno scorso all'autorevole Comitato economico congiunto, un organo prevalentemente tecnico che opera in seno al Congresso americano. Vorrebbe si provvedesse ad un aumento netto di un 10 Va nelle aliquote delle imposte federali sul reddito, sia delle persone fisiche, sia delle persone giuridiche. Pur adottate queste misure — avversate da molti congressisti, nonché, co m'è inevitabile, dai contri buenti — si ritiene che i profitti netti delle società americane continuerebbero a rimanere ad un livello ginddutnetrsmanmtpFvddgtsogvzCngsilimsmcasncrsfdcctlIsufficiente, per consentire la e Fodgià accennata ripresa degli investimenti. Quivi tuttavia deve manifestarsi una moderata forza espansiva; non un impulso dirompente. I timori di aumenti inflazionistici nei prezzi debbono essere previsti ed allontanati. Negli Stati Uniti d'America, pur in periodo di bassa congiuntura, i prezzi al minuto — durante l'ultimo anno a tutto giugno — hanno dovuto registrare un aumento del 2,70Zo: più di quanto non sarebbe desiderabile, per la stabilità del dollaro. Figurarsi dove ci si ritroverebbe, se la ripresa prendesse i nuovi aspetti dianzi descritti. * * Purtroppo però, in questi giorni, si presenta, negli Stati Uniti, un fatto nuovo. Lo sciopero contro la Ford, per ottenere, da parte delle organizzazioni sindacali, nuovi aumenti nelle rimunerazioni. Come considera il Consiglio degli esperti economici, questo evento? Esso, va premesso, non giunge inatteso. E — finché si limita ad una sola grande impresa — non è sopravvalutato, per quanto riguarda il flusso produttivo. Quella minor offerta d'autovetture, sul mercato, sarà prontamente attenuata, nelle sue conseguenze, dall'attività di altri colossi che hanno messo a punto, in questi giorni, i loro modelli autunnali. Ma le conseguenze che la controversia sindacale americana può generare, sul sistema economico globale, fanno perno sul ((fattore d'imitazione »; cioè, sulle richieste di aumenti salariali, che gli altri sindacati potranno avanzare, conclusa la controversia con la Ford. Il Consiglio degli esperti spera che — pur in assenza di un intervento governativo diretto, diffìcile da concepire in un periodo preelettorale — gli aumenti salariali non siano superiori ad un 5 0,b, in ragione d'anno. Così potrebbero essere, in gran parte, assorbiti — senza forti ripercussioni sui prezzi dei prodotti finiti o ulteriori decurtazioni negli utili societari — da aumenti nella produttività: valutati, negli Stati Uniti, ad un 3,50-4 Va, per l'industria dell'automobile, a forte capitalizzazione. Tuttavia, codeste speranze potranno ancora reggere in futuro, quando sarà concluso lo sciopero nei riguardi della Ford e, più in generale, delle grandi imprese automobilistiche? Per l'appunto è ciò che giustifica quanto si è premesso; il futuro dell'economia americana dipende dall'atteggiamento del governo, dei sindacati, della collettività. Infatti, se oggi si permette ad un movimento inflazionistico di prender piede, misure restrittive diverranno inevitabili, prima o poi. E con quelle misure riappariranno i movimenti recessivi. Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Gardner Ackley, Johnson

Luoghi citati: Stati Uniti, Stati Uniti D'america