Perché la dc francese ha deciso di sciogliersi di Sandro Volta

Perché la dc francese ha deciso di sciogliersi L*a fine dei «Movimento repubblicano popolare» Perché la dc francese ha deciso di sciogliersi Il partito (che fu alla testa del Paese fin dalla Liberazione) entrò in crisi perché non riuscì a fronteggiare il gollismo - Per anni condusse una politica di compromesso e commise errori decisivi: fece cadere Mendès-France, l'uomo nuovo della nazione - Un democristiano, Pflimlin, si «arrese» al generale De Gaulle malgrado la fiducia avuta dal Parlamento (Dal nostro corrispondente) Parigi, 15 settembre. Lo scioglimento del Mouvement Républicain Populaire (MRP), deciso merco- ledi scorso dalla commis-|sionè esecutiva del partito, in attesa di venir ratificato da un congresso nazionale, è uno degli aspetti più considerevoli della trasformazione delle strutture politiche in corso in Francia. In pratica, l'avvenimento è destinato ad avere ripercussioni minime, perché 1"MRP rappresentava ormai una forza elettorale pressoché inesistente; acquista però una rilevanza eccezionale in quanto conferma la condanna di quella degenerazione parlamentare che, attraverso il compromesso usato come pratica esclusiva di goyerno, ha portato all'immobilismo e alla successiva disgregazione della IV Repubblica. Il partito che, dalla Liberazione alle drammatiche giornate del 1958, aveva dominato la vita pubblica della nazione, era infatti un coacervo di contraddizioni, diseredato di ogni idea unitaria, a parte la volontà di mantenersi a qualunque costo al potere. Potè essere, questa, una condizione favorevole dal punto di vista elettorale, perché permise all'MRP, in un'epoca di enorme confusione, di raccogliere i voti delle più contrastanti provenienze, però privò i suoi esponenti della volontà di svolgere un'azione dì governo coerente. Eppure, il Mouvement Républicain Populaire era l'erede di una grande tradizione ideologica, quella che aveva avuto origine nella Rerum Novarum di Leone XIII; una tradizione più vitale di quella delle altre democrazie cristiane europee perché, in mezzo secolo di laboriosa incubazione, dal 1890 al 1941, alla quale parteciparono alcuni fra i maggiori scrittori e sociologi francesi, potè svilupparsi sul terreno reso fertile dalla vocazione progressista della Chiesa di Francia. Ma le sue contraddizioni si manifestarono quando, da un ristretto movimento di idee, ÌTVIRP si trasformò in un partito di massa che, per un certo tempo, fu il partito di maggioranza relativa. La trasformazione avvenne alla Liberazione, il 3 settembre 1944, quando l'esiguo partito democristiano dell'anteguerra diventò il Mouvement Répubblicain Populaire. La lotta clandestina, con Georges Bidault presidente del Consiglio nazionale della Resistenza, aveva favorito il raggruppamento, ma soprattutto il nuovo partito confessionale trasse un enorme vantaggio dal contrasto fra il generale De Gaulle e i partiti di sinistra che facevano parte del governo provvisorio. Dire che la IV Repubblica, attraverso l'azione dell'MRP, tradì gli ideali della Resistenza sottraendosi all'impegno di effettuare quelle riforme di struttura che avrebbero dovuto fare della Francia un Paese moderno, è un'accusa troppo generica per poterla prendere seriamente in considerazione. Non si può però dimenticare il lungo contrasto col partito socialista per una questione, quella della scuola libera, del tutto secondaria in un momento in cui la Francia, appena uscita dalla tragedia dell'occupazione tedesca, aveva ben altri problemi da risolvere. E nemmeno si può dimenticare l'accanita opposizione dell'MRP, cosi pronto a tutte le combinazioni parlamentari, contro l'unico governo che aveva risvegliato tante speranze nel Paese, quello di Pierre Mendès-France, caduto dopo pochi mesi sotto i voti dell'MRP e delle due estreme. Infine, bisogna pure ricordare che era repubblicano popolare Pierre Pflimlin, l'ultimo presidente del Consiglio della IV Repubblica, il quale, cedendo di fronte all'insurrezione militare, consegnò il paese all'avventura; nell'imminenza del voto, Pflimlin, sperando di esser messo in minoranza, dichiarò all'Assemblea nazionale che non avrebbe tenuto conto dei voti comunisti favorevoli al suo governo. Anche senza contare quei voti, la Camera gli dette però la maggioranza ed egli andò lo stesso a presentare le dimissioni al presidente della Repubblica, sfuggendo erano . imposte dalla situazione. I repubblicani popolari hanno presieduto cinque governi della IV Repubblica e hanno fatto parte di quasi tutte le coalizioni ministeriali, anche nei primi anni del ritorno di De Gaulle al potere. Nella prima legislatura del dopoguerra aile responsabilità che gli conquistarono 163 seggi all'Assemblea nazionale col 28,1 per cento dei voti. Le loro fortune cominciarono a declinare nel 1951, col successo del Rassemblement Populaire Frangais del generale De Gaulle: i due raggruppamenti avevano infatti la stessa ibrida clientela elettorale, priva di una vera ideologia politica. Il Centro democratico di Jean Lecanuet, dovrebbe ora raccogliere l'eredità, tutt'altro che cospicua, dell'MRP, e nella campagna per le ul-1 time elezioni presidenziali poteva sembrare che ci sarebbe riuscito. Ma ben presto sono apparse chiare le stesse ambiguità, la stessa inclinazione al compromesso. Nella Francia che aspira a rinnovarsi dopo la parentesi gollista, tutto lascia dunque prevedere l'affrontarsi di due sole forze politiche ispirate a concetti di efficienza moderna: la federazione delle sinistre e i conservatori di Valéry Giscard d'Estaing. Sandro Volta

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