La malattia del Papa di Angelo Viziano

La malattia del Papa La malattia del Papa Quella responsabilità primitiva della prostata, che ogni medico, data l'età inoltrata del paziente, aveva intuita alla base della diagnosi ufficialmente emessa giorni fa dall'archiatra pontificio, si è andata confermando chiaramente nelle ultime notizie sull'andamento del morbo del Santo Padre. La cistopielite (fatto infiammatorio-infettivo interessante vescica e bacinetto renale), che ha repentinamente infranto le resistenze del malato, che tale era potenzialmente già da un pezzo, è stata effettivamente la naturale conseguenza di un malanno, ingrossamento os- sia « ipertrofia », della prostata. Un malanno che ad una certa età si annuncia in una buona percentuale di uomini e per molto tempo può covare in uno stato tra l'ancor fisiologico e l'incubare del patologico. * Quanto ancor dire un'insidia che per tempo talora assai lungo fa capolino come un fastidioso disturbo, eppoi dà noie nel ritmo dello spandere acqua, costringe per egual motivo a levate impellenti notturne. Per taluni si è ancor lontani dagli anni settanta; si è magari appena varcata la cinquantina, allorché ci si accorge della variazione della frequenza e delle modalità della minzione. Sembrerà strano, ma sovente nei disturbi larvati c'è anche un digerir male. Sta di fatto che da una iniziale dispepsia, da uno scarso appetito, si passa alle piccole nausee, a digestioni laboriose, di cui il soggetto non sa darsi spiegazioni. E lì non c'è tanto da incolpare in via diretta l'apparato digerente; poiché l'indefinita sintomatologia digestiva è già segno dell'altalena di un'intossicazione; la quale trae origine dal montare, col crescere stesso dell'ipertrofia prostatica, d'una ritenzione urinosa in vescica col conseguènte riassorbimento di scorie tossiche, che vanno a sensibilizzare particolari centrali encefaliche. Tutto questo procedere di guai, che si ingranano alle volte con altri sintomi di complicanze precoci per taluni soggetti ed a lunga scadenza per altri, va sostanzialmente in accordo con quel che abbiamo detto ingrossamento della prostata. Occorre ricordare per comprenderci ove è allogata tale ghiandola, stretto e puro patrimonio del sesso maschile. Sta a guisa di manicotto attorno alla porzione iniziale del canaletto che si diparte dalla vescica per erogare acqua all'esterno. Chiaro è che se la ghiandola aumenta di volume ne deriva una modificazione dei rapporti tra essa e l'apparato urinario inferiore. col realizzarsi di un meccanismo che fomenta la tendenza al ristagno dell'orina in vescica, eppoi vieppiù l'aggrava. Sin qui abbiamo parlato di un ingrossamento totalitario e quasi uniforme del tessuto dei lobi ghiandolari; ma vi son casi in cui, inglobando nella diagnosi generica di ipertrofia prostatica la formazione a suo carico di un « adenoma », cioè di un tumoretto, tuttavia di natura benigna, può darsi che la difficoltà di spandere acqua sia piuttosto dovuta alla posizione dell'adenoma che va a premere sul canaletto interessato, senza che la prostata abbia raggiunto grandi proporzioni. Orbene ritenzione d'acqua in vescica, ossia residui costanti di orina, significa dar adito a facili infezioni del recipiente stesso (cistite) per moltiplicarsi e virylentarsi di germi variamente arrivativi, anche senza incolpare una eventuale trasmisgrazione dalla prostata stessa, per infiammazioni provenienti dal suo stesso stato di disagio. Germi in vescica con acqua di rifiuto ristagnante significa altresì rischio di rigurgito di un po' di quell'acqua su per i canaletti (ureteri) da cui è discesa dai bacinetti renali (che in questo senso retrogrado fanno d'anticamera al laboratorio polposo di ogni rene), tanto da dare avvio all'ascesa dei germi incriminati ai bacinetti e dar luogo alla infezione pielitica. Ciò che evidentemente è avvenuto nel Santo Padre Va da sé che stando così le cose l'intervento chirurgico trova chiara indicazione; ma è pure logico, se altri fatti clinici non accelerino l'urgenza, che l'atto operatorio, necessario ad evitare il rinnovarsi di episodi drammatici come l'attuale, sia aggiornato a quando il fattore infettivo attuale sarà pienamente debellato e nello stesso tempo la funzionalità renale, nonché lo stato generale del Paziente forniranno migliori garanzie .di riuscita. Angelo Viziano