Saragat all' «Expo» di Montreal accolto da migliaia di italiani

Saragat all' «Expo» di Montreal accolto da migliaia di italiani La visita dei Capo dello Stato in Canada Saragat all' «Expo» di Montreal accolto da migliaia di italiani II commissario generale dell'Esposizione, Pierre Dupuy (ex ambasciatore a Roma) saluta il Presidenti: in italiano « Poi dichiara commosso: «L'Italia è il seme della terra. Noi l'accogliamo con rispetto infinito ed infinita riconoscenza, perché ci rende fieri della nostra dignità di uomini» - E aggiunge: «Io non vi ho più lasciato né col pensiero né col cuore» - Un caldo elogio ai modelli d'auto di Torino « che non si contano più in tutti i continenti » - La risposta di Saragat spesso interrotta dagli applausi scroscianti della folla (Dal nostro inviato speciale) Montreal, 13 settembre. Il presidente Saragat ed il suo seguito hanno trascorso praticamente l'intera giornata all'« Expo 67» ed il tempo continua ad essere una meraviglia: un cielo azzurro come a Capri, una brezza fresca come a Cortina d'Ampezzo. Alle 11 in punto Saragat è arrivato alla piazza delle Nazioni che è uno stadio di forma rettangolare. Tutto gremito. Molta altra folla fuori dei recinti. Anche per via degli abiti estivi, ma soprattutto per la varietà delle uniformi militari e dello sventolio delle bandiere, il luogo era un tripudio di colori sotto quel cielo così bello, diciamo anche così italiano. Facevano da sfondo alla piazza delle Nazioni le ardite, avveniristiche strutture dei padiglioni dell'Esposizione e più lontano'i grattacieli modernissimi di Montreal. Sul prato di un verde lucente erano schierate le formazioni militari, ma gli occhi.di tutti andavano alla barjda degli Highlanders, colbacchi neri con piume rosse e gonnellini corti di foggia^scozzese. Prima dell'arrivo di Saragat un coro trentino di ventisei voci ha ds,to un concerto e sono cominciati i primi scrosci di applausi. Altri battimani hanno salutato l'arrivo di 150 marinai del cacciatorpediniere San Giorgio. Considerate che la folla era formata anche da migliaia di emigrati italiani e che tutto ciò che ricordava loro la patria d'origine era motivo di gioia e di commozione intensa. A questo loro stato d'animo davano sfogo spellandosi le mani in ogni occasione. Saragat è salito sulla tribuna accompagnato dal commissario generale dell'«Expo», Pierre Dupuy, che per molti anni fu ambasciatore a Roma e che dell'Italia conserva i fervidi ricordi di un innamorato mai deluso. Dopo le cerimonie — onori militari, salve di 21 colpi di cannone, inno di Mameli — il signor Dupuy, cominciando a parlare al microfono in italiano e poi continuando in inglese ed in francese, è andato via via commovendosi e verso la fine del discorso a stento riusciva a vincere l'intensità delle sue emozioni. Diciamo che mai in nessuna manifestazione ufficiale c'è capitato di udire un elogio così alto del nostro Paese da.parte di uno straniero. Il signor Dupuy ha iniziato così: «Col portamento di una divinità antica l'Italia è venuta verso di noi per essere la misura di tutte le cose nel tempo come nello spazio. E' la figlia di vulcani non spenti e partecipa al la vita della materia che trasforma in capolavori». Dopo un accenno alle opere d'arte antiche e nuove del nostro Paese, Dupuy ha così continuato: « L'Italia non ha età. Resta giovane d'una giovinezza sempre rinnovata dalla bellezza dei corpi e dallo slancio delle anime. La presenza di Pietro la fa partecipare all'eternità e le consente di parlare con saggezza e con ispirazione. L'Italia è il seme nella terra degli uomini. Noi l'accogliamo con un rispetto infinito, con infinita riconoscenza, perché essa ci rende fieri della nostra dignità di uomini, perché testimonia la perennità dei valori umani. Noi qui la riceviamo con amicizia fraterna ». Ricordato il suo soggiorno italiano Dupuy ha detto: «Io.jtqn vi ho più lasciato ^■Ìol':'penslerio né col cuore. A coloro che visitano l'Italia può sembrare che la gloria del passato oscuri quella del presente. Ma si tratta pur sempre della stessa cosa, di una gloria che risulta dagli stessi doni creativi che distinguono il popolo italiano». Gli artisti di Roma antica e del Rinascimento erano in grado di modellare vasi bellissimi e che tuttavia servivano benissimo a scopi pratici. «Nell'Italia Settentrionale gli stilisti della industria automobilistica fanno esattamente lo stesso. Non si contano i modelli di automobili che in tutti i continenti sono nati a Torino ». Un altro esempio di come la genialità italiana riesce a conciliare la bellezza e la funzionalità, ha detto Dupuy, è il cinema. «Alla fine della guerra, nel tempo in cui l'Italia agonizzava, alcuni produttori italiani trovarono attori fra la gente comune e mettendo a profitto la bellezza del paesaggio italiano costruirono una industria cinematografica che oggi è in grado di competere con le migliori cinematografie del mondo ». Con la voce sempre più rotta dall'emozione, Dupuy ha ' continuato a tessere l'elogio del contributo che gli italiani continuano a dare in tutti i campi della civiltà e parlando in italiano ha concluso: « Amici d'Italia, con tutto il nostro cuore siate i benvenuti sulla terra degli uomini». Terra degli uomini è il motto della « Expo 67 », e non starò a dirvi quante volte e con quanto calore l'oratore è stato interrotto dagli applausi. Oggi era la giornata dedicata dall'Esposizione all'Italia e la festa non poteva riuscire in modo più felice. Nel suo discorso di risposta — anche questo interrotto ogni momento dagli applausi — Saragat ha messo in risalto le intenzioni umanistiche con cui è stata ordinata l'Esposizione: anche in un mondo meccanico e materialistico è sempre l'uomo il motore di ogni progresso, con la sua intelligenza e la sua forza morale. «Nel mondo in cui viviamo si afferma ogni giorno di più al di là di frontiere e di oceani il principio della collaborazione e delle ini ziative comuni nel campo della economia e della scien¬ za. Ma all'interno di questi immensi sforzi collettivi l'uomo detiene tuttora un posto preminente che le grandi rivoluzioni tecnologiche della nostra epoca rendono più che mai essenziale. Una società che non ponesse l'uomo come fulcro di se stessa, che non condizionasse ogni suo sviluppo alla necessità di rendere più prospera e sicura la sua esistenza, e questo in un clima di libertà, di giustizia sociale, di pace, finirebbe fatalmente per ritorcersi contro l'uomo». E' seguita la visita al padiglione italiano. Qui al Presidente sono stati presentati due oriundi italiani. Il primo si chiama Silvio Vionati, nacque nella provincia di Frosinone 72 anni fa e si trova nel Canada da 52 anni. Accanto a ^ questo rappresentante della vecchia emigrazione c'era Antonio Bellon: nato in provincia di Trento nel 1949, si trasferì nel Canada quando aveva undici anni ed ora ha terminato la scuola media superiore con la votazione più alta registrata in tutte le scuole di Montreal: novantatré centesimi. Nel pomeriggio Saragat è tornato nella piazza delle Nazioni per assistere a uno spettacolo e la folla era persino più fitta che nella mattinata. Nella prima parte dello spettacolo il coro trentino ha cantato canzoni regionali folcloristiche, nella seconda qft stata la sfilata con squilli di trombe d'argento di coloro che ad Ascoli Piceno partecipano annualmente al torneo della Quintana: gli abiti assai ricchi e vistosi ripetono quelli del Quattordicesimo secolo Il successole stato più che cordiale".. In precedenza Saragat aveva visitato i padiglioni allestiti dal Canada e dalle sue province: l'edifìcio principale è una piramide rovesciata, alta 33 metri ed è costata una dozzina di miliardi di lire. E' stato battezzato Katimavik, una parola esquimese che significa luogo d'incontro. Nicola Adelfo Il presidente Saragat, alla cui destra è il ministro Fanfani, visita il padiglione italiano a Montreal (Tel. A.P.)