Una «croce di cavaliere» al contadino veterano della prima campagna d'Africa

Una «croce di cavaliere» al contadino veterano della prima campagna d'Africa Una «croce di cavaliere» al contadino veterano della prima campagna d'Africa E' stata consegnata a Francesco Musso, 94 anni, abitante in un casolare fra i boschi di Chiusa Pesio - « Specchio dei tempi » è andato a fargli visita per congratularsi con lui - « La Stampa » si era fatta promotrice, durante le celebrazioni per l'Unità d'Italia, di un riconoscimento ai reduci di Adua (Dal nostro inviato speciale)' Cuneo, 11 settembre. I veterani della prima campagna d'Africa si sono ridotti a pochi vegliardi, che vivono di ricordi più o meno sbiaditi. Se ne stanno appartati, in un mondo che dì guerre ne ha visto fin troppe, da quando sono tornati dalle battaglie del deserto, combattute con armi che adesso farebbero sorridere. Non hanno mai chiesto nulla, in cambio della loro odissea. L'unica soddisfazione è la croce da cavaliere, concessa dallo Stato ai reduci di Adua. « La Stampa» si era fatta promotrice di questo piccolo riconoscimento, in occasione delle celebrazioni del centenario dell'Unità d'Italia: logico, quindi, che « Specchio dei tempi » non trascuri le segnalazioni dei lettori, quando riguardano uno di questi veterani che non riescono a nascondere la commozione nel vedersi appuntare sul petto l'insegna « al merito della Repubblica». Oggi siamo saliti alla frazione Vigna di Chiusa Pesio, dove risiede Francesco Musso, meglio conosciuto come « barba Cèch ». Ha novantaquattro anni, abita in un casolare tra i boschi. La moglie, Giulia Ferrerò, è morta nel 1951, a 77 anni. Dei nove figli, glie ne sono rimasti sei: tre maschi e tre femmine. I primi sono tutti emigrati in Francia, le seconde vivono nella frazione. Una soltanto. Margherita, di SI anni, è sposata e sta per conto suo. Le altre — Giacomino di 66 anni e Giulia, di 55 — henno rinunciato a crearsi una fa¬ miglia per assistere il padre'. « I tre figli che ho perduto — racconta Francesco Musso — se ne sono andati in giovane età. Due per malattia, il primogenito, Luca, per colpa della prima guerra mondiale. Avevano mandato a me la "cartolina di precetto", ma siccome avevo tante creature da mantenere mi hanno sostituito con Luca. Francesco Musso, 94 anni Abita in una casetta sui reduce di Amba Alagi. monti di Chiusa Pesio E' partito con gli ultimi contingenti, non aveva àncora diciotto anni. Prima che finisse la guerra è tornato a casa in licenza: giusto in tempo per morire di polmonite, in seguito agli strapazzi e al fango della trincea ». Francesco Musso, a 22 anni, prestava servizio di leva nell'artiglieria da montagna. C'era bisogno di volontari per la campagna d'Africa, non esitò ad offrirsi insieme a tre compaesani: « A casa sono tornato io solo — dice —, i miei compagni sono scomparsi nella battaglia di Amba Alagi. CI avevano mandati su quel monte con la colonna del maggiore Toselli, per rinforzare la difesa della posizione e assicurarne l'occupazione. Povero maggiore Toselli, era un buon comandante e un padre di famiglia per noi soldati. Io lo conoscevo bene, tanto più che era anche lui di queste parti, nativo di Peverasno che dista pochi chilometri da Chiusa Pesio. Gli ho fatto anche da attendente, quando il suo era venuto in licenza. E' stata una battaglia da uscirne con i capelli bianchi, con tanti morti, feriti, prigionieri. Io sono scampato al disastro perché come artigliere stavo più indietro e la ritirata risultò meno tremenda. Purtroppo, ci lasciarono la pelle anche quasi tutti gli ufficiali, compreso il maggiore Toselli. Lo meritava proprio, il bel monumenti che gli hanno dedicato al suo paese ». Il reduce è restio a rievocare gli otto mesi trascorsi in Africa. Centinaia di chilometri a piedi, sotto il sole e il vento, con le scarpe che affondavano nella sabbia e il chepì che si appesantiva per il sudore. Preferisce ricordare la lunga, dura esistenza di contadino. « Avrò avuto sì e no otto anni quando ho cominciato a lavorare la terra. Poi sono emigrato per qualche anno in Francia, il destino di quasi tutti i montanari di questa zona. Qualcosa riesco a farlo ancora adesso, con la zappa. Ma gli anni pesano, le figlie protestano se mi vedono salire sulla scala r pioli per cogliere le mele. Vado anche per funghi, tanto per non annoiarmi. Ma gli occhi non sono più quelli di una volta, bisogna che i funghi siano grossi, altrimenti rischio di calpestarli ». Francesco Musso deve avere la tempra dell'umorista: infatti, mentre si lagna degli acciacchi, prende una lettera arrivata dalla Francia e la legge senza bisogno degli occhiali. Nei giorni scorsi, ha lasciato per qualche ora la casupola ed è sceso nella frazione. C'erano il sindaco prof. Gondolo, il vicesindaco cav. Gazza, l'assessore di Vigna, signor Bruno, insieme agli abitanti: dovevano consegnare a « barba Cèch » l'attestato di nomina a cavaliere, e le relative insegne. Una cerimonia che lo ha confuso, perché non se l'aspettava. Contento della croce dorata appesa al nastrino tricolore? a Se dicessi che non me ne importa sarei bugiardo — risponde, — però sarei stato più contento se me l'avessero data qualche anno fa. Almeno sarei sceso in paese, alla domenica, e magari le ragazze mi avrebbero guardato con ammirazione ». Una gioia più profonda dell'onorificenza Francesco Musso l'ha avuta la settimana scorsa: quando — per interessamento del Comune — alla sua casetta è arrivata la luce elettrica. Prima, il reduce e le due figlie tiravano avanti con il lu¬ tne a gas. g. 1 Una piccola soddisfazione per chi ha dato tanto alla Patria

Persone citate: Gazza, Giulia Ferrerò, Gondolo, Toselli, Vigna

Luoghi citati: Africa, Chiusa Pesio, Francia, Italia