Come è nata in Giappone l'auto trionfatrice a Monza

Come è nata in Giappone l'auto trionfatrice a Monza (Dal nostro inviato speciale) Monza, 11 settembre. L'affermazione del pilota inglese John Surtees, ieri, nel Gran Premio automobilistico d'Italia, ha inaspettatamente riportato all'onor delle cronache il nome della Honda, la marca giapponese che nel volgere di pochi anni è diventata una delle maggiori produttrici di automobili e soprattutto di motociclette. Nel campo delle « due ruote ». la fabbrica ha giù da molti anni una reputazione mondiale: poco meno dì dieci milioni di motocicli Honda sono stati venduti dal 1948, anno in cui Soichiro Honda, figlio di un fabbro ferraio di Hamamatsu, mise su una piccola officina con un paio di ' dozzine di operai. Qualche anno più tardi, convinto che la miglior pubblicità per lavendita .delle ^bìò'éielettè -sarebbe:-venuta dalle vittorie sportive, Honda cominciò a costruire macchine da competizione, e a battere sui circuiti le famose moto italiane e inglesi. L'anno scorso, soltanto negli Stati Uniti sono stati venduti 300 mila motocicli Honda. Più recente è il passaggio all'attività automobilistica. Le prime vetture da turismo Honda apparvero nel 1962: piccole macchine di 360 e 500 eme, velocissime e vendute a prezzi assai bassi, ma dqblHps^cvm Come è nata in Giappone l'auto trionfatrice a Monza Soichiro Honda, figlio di un fabbro ferraio, nel 1948 si mise a fabbricare motociclette Da allora ne ha vendute poco meno di 10 milioni - Nel 1962 si è dedicato alle automobili utilitarie e due anni dopo a quelle da corsa - Domenica il successo nel G. P. d'Italia Surtees e la giapponese Honda, vittoriosi protagonisti a Monza. A destra il costruttore Soichiro Honda di caratteristiche sportive e quindi con una clientela abbastanza limitata. Fermo nelle sue convinzioni, Soichiro Honda si propose di affrontare i grandi specialisti europei anche nelle corse d'auto, e il reparto competizioni della fabbrica, l'« Honda Research and Development », forte di quasi mille tecnici e specialisti, si mise' ad elaborare il progetto di una monoposto Formula 1. La macchina era pronta nel 1964: le sue prime apparizioni — con il pilota collaudatore americano Bucknum — non furono brillanti, ma i giapponesi sono tenaci, e l'anno seguente la Honda vinceva con Ginther il Gran Premio del Messico. Nel '66 cambia la formula di corsa, la Honda deve rivedere tutti i suoi piani e la nuova macchina non va; quest'anno'..là. Casa giapponese ^gaggiit^Johit1 'SurtèéS, **iiW\ continua a deludere: il motore è potentissimo, ma la vettura nel suo insieme è molto pesante, non riesce a tenere il ritmo delle Lotus, delle Ferrari, delle Brabham. E invece, ieri, la sorpresa di Monza. Surtees marcia sempre nel secondo gruppo di macchine, senza mai darsi per vinto; Clark è fermato dall'afflosciamento di un pneumatico ma si riprende e a conclusione di un fantastico inseguimento ritorna tra i primi; però si fermano Graham Hill e Hulme; Amon e McLaren cedono. La Honda non perde un colpo, e negli ultimi giri è in lotta per la grande vittoria con la Lotus di Clark e la Brabham di Jack Brabham. E' anche aiutata da una manciata di fortuna, ma sul traguardo è prima, qualche spanna davanti alla Brabham, mentre il grande Clark ha la disavventura di restare a secco di benzina proprio all'ultimo giro. Favorita o meno dalla buona sorte, il nome della Honda è oggi nei titoli di tutti i giornali. E Soichiro Honda penserà di aver avuto ancora una volta ragione, proprio adesso che sta sviluppando energicamente la produzione automobilistica, deciso, come gli altri costruttori nipponi¬ ci, a dare l'assalto anche ai mercati europei e americani. Sotto un certo aspetto, cioè al di fuori dei motivi tecnici e sportivi, sono queste le considerazioni che il Gran Premio d'Italia suggerisce. Attualmente, tutte le aziende che si dedicano all'attività agonistica sono officine di modeste dimensioni, poco più che artigiane (soltanto la Ferrari ha una produzione vera e propria, anche se limitata al settore specializzato delle auto da gran turismo). La Honda è invece una autentica fabbrica che con i suoi prodotti si rivolge a un pubblico sempre più vasto: arrischiando a ragion veduta grandi mezzi per essere presente sui cam™ di gara, con le motociclette e con le automobili, prepara il terreno agli sviluppi commerciali dell'azienda, senza contare il patrimonio tecnico e di esperienze che in questo modo capitalizza. Ferruccio Bernabò

Luoghi citati: Giappone, Italia, Messico, Monza, Stati Uniti