Appello ai « notabili » palestinesi per la riconciliazione con Israele

Appello ai « notabili » palestinesi per la riconciliazione con Israele Un po' di buon senso nell'estremismo arabo Appello ai « notabili » palestinesi per la riconciliazione con Israele Lo sceicco Jabari dichiara: «Nasser e gli altri capi arabi hanno tradito il nostro popolo. Essi non hanno più il diritto di parlare per noi » - Un'altra eminente personalità propone negoziati con gli israeliani per creare uno Stato palestinese in Cisgiordania (Dal nostro corrispondente) Gerusalemme, 9 settembre. Uno dei primi risultati della Conferenza di Kartum non era di certo previsto dai capi di Stato arabi riuniti nella capitale sudanese: immediatamente dopo il quarto «vertice », alcune personalità palestinesi si sono pronunciate a favore d'una soluzione del conflitto arabo-israeliano sulla base d'un accordo tra Israele e uno Stato della Palestina da creare in Cisgiordania. Qual è l'influenza di queste personalità sull'insieme della popolazione palestinese e quanto esse rappresentino i sentimenti dei loro compatrioti, sono due domande che ci si può porre a proposito di qualsiasi autorità araba ufficiale tanto è ridotto il numero del leaders che devono le loro funzioni ad una scelta democratica delle popolazioni. E' invece importante che degli uomini, considerati come dei « notabili » per il loro rango sociale, non abbiano più paura di esprimere un'opinione che esce dal conformismo arabo di cui Kartum non è riuscita a sbarazzarsi. Questi uomini hanno trovato il coraggio di dire pubblicamente che i palestinesi devono occuparsi direttamente dei loro interessi e cercare con Israele ima soluzione del conflitto di cui sono le principali vittime. Davanti a trecento membri del corpo insegnante, riuniti ad Hebron, lo sceicco Mohamed Ali Jabari ha lanciato un appello a favore della creazione di uno Stato palestinese ed ha parlato della necessità d'una riconciliazione tra arabi ed israeliani. Lo sceicco Jabari è stato ministro dell'Educazione nel governo giordano e fu anche sindaco della città di Hebron che è stata sempre un importante centro del nazionalismo arabo più feroce. L'agenzia France Presse precisa che durante questa stessa assemblea, lo sceicco Jabari ha dichiarato che « Hussein, Nasser e gli altri capi arabi hanno tradito il popolo palestinese e che essi non avevano più il diritto di parlare a suo nome ». Nell'esprimere la sua amarezza per il fatto che la Conferenza di Kartum non aveva « detto una parola a favore del popolo di Palestina », lo sceicco Jabari ha affermato che sonò sempre più numerosi i palestinesi convinti che sia venuto il momento di prendere in considerazione la riconciliazione arabo-israeliana. Da parte sua. nel rivolgersi a dei giornalisti, Aziz Shehade, avvocato e presidente delle Camera di commercio di Eamallah, città cisgiordana vicina a Gerusalemme, ha affermato che parecchie personalità arabe si preparano ad aprire negoziati con le autorità israeliane in vista della creazione d'uno Stato palestinese in Cisgiordania. Già nel 1949, Aziz Shehade era tra le personalità palestinesi che avrebbero voluto negoziare con Israele. «Per sfortuna ha egli precisato — quando noi avremmo voluto prendere contatto con la delegazione israeliana venuta a Losanna per incontrare le delegazioni arabe, gli israeliani respinsero la nostra offerta preferendo negoziare con il re Abdallah di Giordania». Quindi, Shehade ha fatto il seguente quadro della situazione: « La popolazione della riva occidentale del Giordano faceva corpo con il mondo arabo e si considerava come parte integrante del regno liascemita. Dopo l'ultima guerra, si sor*? manifestate delle divergènze. Si può calcolare che il sessanta per cento della popolazione ap partiene al campo dei "mo derati " e non rifiuta l'idea d'una cooperazione con Israe le. Gli altri sono degli estre mis.i di sinistra che rifiutano' ogni forma di cooperazione ». In questo momento i « mo derati » tentano di organizzarsi per creare i quadri del movimento nascente. Questo movimento dovrà non solo rivolgersi agli israeliani ma anche ai vicini paesi arabi «lì successo della nostra iniziativa dipende per una gran ' parte dalla buona volontà degli israeliani », ha detto ancora Shehade, il quale ha aggiunto che al pre sente, questi ultimi non hanno ancora suggerito nulla di preciso. « Gli israeliani di cono di volere la pace con i loro vicini arabi ma non hanno mai dichiarato di volere la pace con i palestinesi », ha affermato. Shehade ed 1 suoi amici basano la l loro azione sulla decisione delle Nazioni Unite di creare in Palestina uno Stato ebreo ed uno Stato arabo. Questa decisione (novembre 1947) era stata respinta dagli arabi ed accettata dagli ebrei. Tutti gli Stati arabi dichiararono allora guerra allo Stato ebreo il giorno stesso della sua nascita, 11 15 maggio del 1948. A Betlemme, il sindaco della città, Elias Bandak e Ayoub Moussalem, vecchio ministro per lo Sviluppo nel governo giordano, hanno confermato l'esistenza d'un movimento a favore d'uno Stato arabo in Palestina. Queste due personalità si sono rivolte ai giornalisti a nome d'un gruppo di notabili che li attorniavano. L'incontro, come quello di Ramallah con l'avvocato Shehade, si è svolto nell'ufficio del governatore militare israeliano. Portavoce del gruppo, il sindaco di Betlemme ha soprattutto insistito sulla preoccupa¬ zione degli abitanti della sua città che desiderano riunirsi a Gerusalemme. Due petizioni, firmate da circa settecento persone, sono già state rivolte alle autorità israeliane. In quanto all'avvenire dell'insieme della popolazione palestinese, Bandak è convinto che un referendum dimostrerebbe che il vero desiderio della popolazione è prima di tutto la pace. Le sole reazioni registrate finora da parte israeliana sono quelle del partito Mapam (di estrema sinistra) e dei due partiti comunisti. Questi tre gruppi accolgono sfavorevolmente l'iniziativa dei «moderati» arabi per motivi diversi. Per il Mapam la vera pace non può essere conclusa che con la Giordania. Per il nuovo partito comunista (di tendenza «araba ») nessuna pace è possibile prima del ritiro delle forze israeliane dai territori occupati, ed infine il partito comunista di tendenza «ebrea» è meno categorico: esso si contenta infatti di rimproverare ai «moderati» arabi di non prendere in considerazione altre formule all'infuori della creazione d'uno Stato palestinese. Negli ambienti ufficiali c'è una certa tendenza ad un'attesa prudente. Essi aspettano senza dubbio di conoscere l'ampiezza esatta del movimento e non vogliono soprattutto essere sospettati di essere all'origine d'una iniziativa che non mancherà di suscitare l'indignazione del mondo arabo. André Scemama 4