Una soprano canta Proust e Joyce al Festival musicale di Venezia

Una soprano canta Proust e Joyce al Festival musicale di Venezia Aperta alia Fenice la trentesima rassegna internazionale Una soprano canta Proust e Joyce al Festival musicale di Venezia Il primo concerto è stato dedicato alla memoria di Scherchen - In programma la «Decima Sinfonia» di Malipiero e le «Epifanie» di Berio in «prima» italiana (Nostro servizio particolare) Venezia, 9 settembre. Il trentesimo Festival della musica contemporanea, promosso dalla Biennale, si è aperto questa sera alla Fenice con un programma che abbracciava l'arco di mezzo secolo, dalla belle epoque ai nostri giorni. Non casuale, la progressione cronologica rispecchiava la parallela attività direttoriale di Hermann Scherchen, lo strenuo combattente d'ogni buona causa della musica moderna, cui il concerto era espressamente dedicato, in atto di omaggio riconoscente. All'inizio, i « Sei pezzi » dell'op. 6 di Anton Von Webern, audace precorrimento, attuato ancor nel 1909, delle odierne strutture parcellari, di penetrante frantumazione timbrica; poi, a testimoniare il neo-classicismo degli anni trenta, i «Due studi» di Wladimir Vogel, dì sapiente co! struttivìtà; quindi, la recentis sima « Decima sinfonia » che Malipiero scrisse in ricordo di Scherchen, improvvisamente scomparso, lo scorso anno, dopo che gli aveva diretto, al Maggio Fiorentino, r«Orfeide». All'insegna del sottotitolo di « Atropo » — la parca che recide il filo dell'esistenza — la «Decima sinfoniaee riepoca appunto alcuni temi delT« Orfeide », e in particolare un inciso gregoriano delle «Sette canzoni ee; un diffuso tono di commossa elegìa è solcato, secondo il costume di Malipiero, da improvvise impennate ritmiche, in un alterno gioco di chiaroscuro. Infine, a suggello del programma, una novità per l'Italia: le « Epifanie ee per soprano e orchestra di Luciano Berio. L'autore stesso ne ha scritto le note illustrative, dichiarando le intenzioni e la struttura del lavoro: una sequenza di brani vocali, ì cui testi sono tratti — rispettando la lezione in lingua origi- naie — da Proust, Joyce, Machado, Sanguineti, Simon, Brecht. Secondo l'autore, una diversa successione dei brani può sottolinearne l'eterogeneità o le analogie. Per la esecuzione di stasera, è stata scelta la prima soluzione, quella che dovrebbe esaltare le divergenze. Pia che le parole, in verità assai oscure o involute, della presentazione, o le permutazioni, che possono offrire argomento agli studiosi di calcolo combinatorio, interessa la musica di Berio, che elegge a funzione primaria la voce della soprano: ora conformata all'articolazione della « Sprechstimme ee, ora urlante, o gridata, ó gorgogliante, o protesa in una sorta di acidule colorature- virtuosistiche. Intorno alle parole, l'indistinto magma sonoro dell'orchestra si articola in una ininterrotta fluttuazione, crea un cangiante alone timbrico, una atmosfera di mutevole magìa sonora. Ammirevole il concorso della soprano Cathy Berberian, specializzata nei più logoranti cimenti delle sperimentazioni d'avanguardia; altrettanto ammirevole la concertazione di Bruno Maderna, non solo nelle espressioni, a lui congeniali, di Berio e di Von Webern, ma ancora delle musiche, della sostanziale «normalità» tonale e sintattica, di Vogel e di Malipiero. Il pubblico non troppo numeroso — su molti ospiti di Venezia maggiormente operavano, le suggestioni della festa notturna sul Canal Grande e del ballo mascherato a Ca' Rezzonico — ha tributato applausi calorosi ai due interpreti e alla valorosa orchestra della Fenice; ed ha vivamente festeggiato il musicista Berio. g. pi. *

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