Il fulmine è giunto da un traliccio distante un chilometro dalla cabina

Il fulmine è giunto da un traliccio distante un chilometro dalla cabina (Sopralluogo dei tecnici per la sciagura all'l&iiel Il fulmine è giunto da un traliccio distante un chilometro dalla cabina «E' stata una fatalità; non vi sono regole per la prevenzione contro il fulmine» La Magistratura ha ordinato un'inchiesta; forse sarà confermata la tesi di un evento « che supera le possibilità umane » - Le condizioni dei feriti : uno è gravissimo Sono in corso le indagini per accertare le cause della sciagura avvenuta l'altra sera al Martinetto in una delle stazioni elettriche più moderne d'Italia.. Ieri mattina si è recato sul posto per un minuzioso sopralluogo, il prof. Genesio, direttore del Compartimento Enel di Torino, accompagnato dall'ing. Schlnco. Secondo la ricostruzione dei tecnici, un fulmine di eccezionale potenza si è abbattuto su un traliccio alla Pelleiina, un chilometro di distanza dalla Stazione del Martinetto e si è trasmesso lungo il cavo. Superato con un arco Il sistema di sicurezza costituito dagli isolatori e dagli interruttori a scatto che ha trovato lungo 11 percorso, ha Anito per scaricarsi nel punto più debole: la cassa metallica del trasformatore. Gli esperti sostengono la tesi della fatalità. « Non vi sono regole assolute per la prevenzione del fulmine, come non è possibile costruire dighe o case che resìstano a tutti i terremoti. Il fulmine è capriccioso, ha manifestazioni imprevedibili ». I cavi (il termine esatto è conduttori) delle linee aeree sono nudi « perché sono appesi ai tralicci attraverso isolatori di porcellana, in base a quanto prescrivono le norme dettate dal Comitato elettrotecnico italiano ». Secondo i tecnici « la sciagura del Martinetto è un caso estremamente raro, forse unico, per il modo in cui si è verificata. E' tra l'altro un fatto insolito che sei uomini si trovino riuniti nella stessa cabina ». Anche la Magistratura ha ordiiiiiiiiimiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiuimuiiiiiiiiiiiii nato un'inchiesta «per accertare eventuali responsabilità ». Il dr. Lambiase, commissario capo di San Donato, ha già interrogato gli operai ricoverati al Centro traumatologico. Inoltre ha convocato nel suo ufficio altri due dipendenti dell'Enel che l'altra sera, al momento della tragedia, si trovavano nella Stazione del Martinetto. Le deposizioni sono state raccolte in un verbale che verrà trasmesso al giudice. I.a istruttoria è segreta, ma da indiscrezioni trapelate negli ambienti dell'Enel, pare che la versione dei fatti e le testimonianze confermino quello che i dirigenti dell'Ente hanno detto l'altra sera dopo il disastro: « guanto si è verificato supera le umane possibilità ». Il prof. Genesio si è recato al Centro traumatologico dell'Inali per visitare gli ustionati e parlare con 1 medici. Alle famiglie, cosi duramente colpite, ha assicurato che « sarà data tutta l'assistenza necessaria ». * * Le condizioni del cinque opera) coinvolti nello scoppio, ustionati, sono stazionarle. Medici e infermieri si avvicendano nel reparto « grandi ustionati a dell'Inali, dove sono ricoverati, u Li teniamo sotto continuo controllo — ci ha detto il primario, prof. Telch — nulla è lasciato al caso, tutto quello che la medicina può offrire è a loro disposizione. Ai famtliari che ci chiedono notizie dei loro cari, possiamo rispondere che per alcuni di loro c'è speranza ». I più gravi sono Giuseppe Lo Monte ed Egidio Visentin! (que¬ st'ultimo dipendente delle Officine Breda, costruttrici del trasformatore colpito dal fulmine). Le ustioni coprono più dell'80 per cento del corpo: «Messi sotto la tenda ad ossigeno — ha dichiarato il prof. Teich — pratichiamo una speciale terapia per equilibrare le loro perdite idriche. Anche le stanze hanno un'ossigenazione particolare che permette una rapida cicatrizzazione delle piaghe ». Donatori di sangue dell'Enel si sono presentati ieri al Centro Inali. Offrivano lembi di pelle per i trapianti, ma finora 1 medici hanno escluso la possibilità di ricorrere a questa terapia. I parenti dei feriti trascorrono ore di ansia nel corridoi del reparto. Le camere dove giacciono gli ustionati sono isolate con lastre di vetro: proibito entrare. La co¬ municazione con 1 familiari è tuttavia possibile attraverso citofo ni sistemati accanto al Ietto. Particolarmente doloroso il dramma di Glacomina Blccarl, moglie di Giuseppe Lo Monte. Affidati 1 due bimbi ai vicini, non ha più lasciato l'ospedale: attraverso il cristallo spia ogni movimento del marito con gli occhi rossi per 11 pianto. I genitori di Remo Graglia, Carlo di 54 anni e Lidia di 48 anni, si contendono l'uso del citofono per parlare col figlio. » Le prime parole che ha detto — dice la mamma — sono state di conforto. ^ Non vi preoccupate, ho la pelle dura io, non mi sono fatto nulla ". Poi si è addormentato per alcune ore ». La donna parla singhiozzando, il marito si sforza per non lasciarsi vincere dalla commozione. Nel Centro « grandi ustionati » il professor Teich al letto di Remo Graglia

Persone citate: Egidio Visentin, Giuseppe Lo Monte, Ietto, Lambiase, Remo Graglia, Teich

Luoghi citati: Italia, Torino