Due banditi rapiscono un ragazzo di Catania per chiedere 30 milioni di riscatto: arrestati

Due banditi rapiscono un ragazzo di Catania per chiedere 30 milioni di riscatto: arrestati Ore d'angoscia. In una ricca laminila, siciliana. Due banditi rapiscono un ragazzo di Catania per chiedere 30 milioni di riscatto: arrestati La piccola vittima (dodicenne, figlio di un industriale) liberato dai carabinieri: è illeso - I malviventi (due fratelli, di 45 e 32 anni) lo avevano preso di notte, per strada, obbligandolo a salire su un'automobile con la minaccia delle armi - Il covo dei criminali era un casolare disabitato a circa quindici chilometri dalla città (Dal nostro corrispondente) Catania, 8 settembre. Un ragazzo dodicenne, Giuseppe Patané, figlio di un ricco industriale di Catania, è stato rapito da due banditi che lo hanno tenuto prigioniero in un casolare delle campagne con l'intenzione di chiedere un riscatto di trenta milioni. Carabinieri e agenti sono riusciti a identificare i crimiiwli e ad arrestarli: si tratta dei fratelli Vincenzo e Giovanni Randazzo, di 32 e 45 anni. Il bimbo, liberato, è illeso. Il drammatico episodio — che ha fatto vivere ore di angoscia e di tormento ad una delle più note famiglie siciliane — si può adesso così ricostruire. Ieri sera, giovedì, verso le 18, Giuseppe Patène è uscito di casa per recarsi da un compagno di scuola. Egli percorreva via Aloj — ch'è nel centro dì Catania e dove si trova la sua abita¬ zione — quando una « 600 » si è fermata accanto a lui. Ne sono scesi due uomini: uno impugnava il fucile; l'altro ha afferrato il ragazzo per il collo e lo ha spinto dentro la vettura. Un passante (del quale gli investigatori rifiutano di rivelare il nome) ha notato la scena e, insospettito, ha preso nota della targa dell'auto: «Catania 121912 ». Tre ore più tardi, quando i genitori di Giuseppe Patané, allarmati perché non rientrava, sono corsi in questura a denunciare la sua sparizione, il passante si è fatto vivo con gli inquirenti ed ha comunicato il numero di targa dell'auto. La caccia ai rapitori è subito cominciata: dai registri dell'Automobile Club è risultato che la « 600 » era intestata a Vincenzo Randazzo, di 32 anni, residente a Lentini (Siracusa), dove il padre del Patané possiede una fabbrica di marmi. Una squadra di carabinieri e agenti è accorsa sul posto ma l'indagine ha rivelato che da tempo il Randazzo aveva lasciato Lentini assieme alla moglie. Gli inquirenti, ben lontani dal darsi per vinti, sono ri¬ corsi al Comune e, dall'esame dei registri dello Stato Civile, hanno appreso che i Randazzo sono nativi di Misterbianco, un paesino a 30 chilometri da Catania. Sul fare dell'alba un'altra pattuglia è accorsa là e, questa volta, ha avuto fortuna: ad un posto di blocco istituito sulla strada provinciale i militi hanno potuto fermare uno dei Randazzo, Vincenzo, ex dipendente del padre del piccolo Patané ed attualmente capocantiere in uno stabilimento edile: l'uomo, in motocicletta, stava recandosi a Catania. Vincenzo Randazzo ha ammesso di essere proprietario dell'auto, ma ha respinto le accuse di rapimento: « La " 600 " mi è stata rubata ieri sera. Vedete? Sono in moto. Proprio adesso andavo a denunciare il furto ». Non è stato. creduto e, condotto in caserma, carabinieri ed agenti lo hanno interrogato per due ore consecutive. Alla fine Vincenzo Randazzo ha confessato: « Sì. L'ho rapito io, assieme a mio fratello. Giovanni. Era lui che impugnava il fucile. Io ho soltanto eseguito i suoi ordini. Stamane alle 9 mi debbo incontrare con Giovanni. L'appuntamento è a Pedara, in contrada Cisternazza ». Immediatamente si è sviluppata una operazione in grande stile con la partecipazione di un centinaio fra agenti e carabinieri. Pedara è un comune di 4000 abitanti, a 15 chilometri da Catania. Tutta la zona è stata circondata da militi e poliziotti in borghese; poi Vincenzo Randazzo è stato mandato in moto, da solo, verso il paese. Un'auto civile, con carabinieri travestiti, lo seguiva a distanza. Per fortuna tutte queste precauzioni sono state inutili. Giovanni Randazzo, forse intuito il pericolo, aveva abbandonato il covò (un cascinale di abitato) e là gli investigatori hanno ritrovato — illeso anche se spaventato — Giuseppe Patané. Malgrado la tremenda avventura, il ragazzo in quel momento dormiva tranquillamente su un povero pagliericcio. Nel cascinale sono state rinvenute centinaia di buste con fogli di carta da lettere e una camicia di Giovanni Randazzo. «Non mi hanno fatto del male — sono state le prime parole di Giuseppe Patané — Ho avuto soltanto tanta paura ii. Poi il ragazzo ha riferi- to che, ieri sera, i suoi rapitori lo avevano indotto a scrivere una lettera al padre (che venne subito imbucata a Pedara ma che fino ad oggi pomeriggio non era stata ancora recapitata), nella quale comunicava di star bene, di non avere preoccupazioni, e chiedeva che si preparasse la somma di 30 milioni. Condotto in caserma e rifocillato il ragazzo ha riabbracciato, in lacrime, la madre, uri sacerdote suo insegnante ed il padrino (il papà, colto da "choc" alla notizia, ha atteso a Catania il ritorno di Giuseppe). jfij Nel frattempo una nuova battuta in grande stile si svolgeva in città. Nel pomeriggio alle 18 gli agenti e i carabinieri individuavano il rifugio di Giovanni Randazzo e lo arrestavano. Era nella casa dell'amante, Giuseppa Tarantino, di 51 anni, di Palermo, ma da anni residente a Catania. Un maresciallo ha fatto irruzione nell'alloggio. Giovanni Randazzo ha tentato un'ultima disperata carta lanciandosi sotto il letto per afferrare il fucile (un " Serette" a canna doppia) che aveva portato con sé. Prima che egli potesse metter mano all'arma il maresciallo Cutrupia con un balzo lo ha immobilizzato. Lui e il fratello, portati in carcere, dovranno rispondere di sequestro di persona a scopo di estorsione, aggravata dalla minore età della vittima: rischiano una condanna da otto a venti anni. s. 1. p. Giuseppe Patané, il ragazzo rapito, a Catania con un parente dopo essere stato liberato. A destra: Vincenzo Randazzo, uno dei due fratelli arrestati (Telef. A.P.) Giovanni Randazzo, l'altro rapitore arrestato