Perché l'Albania è diventatauna «colonia» europea della Cina di Massimo Conti

Perché l'Albania è diventatauna «colonia» europea della Cina Perché l'Albania è diventatauna «colonia» europea della Cina Isolamento diplomatico (la Jugoslavia e la Grecia sono viste con sospetto, dopo tanti secoli di lotte nei Balcani) e fame: queste, le due ragioni che spiegano il comportamento di Tirana - Ancora oggi, quel poco grano che c'è arriva dal Mar Gialle (•Bai nostro inviato speciale) Tirana, settembre. Perché l'Albania ha scelto Mao, e quanto durerà l'« eterna amicizia » con la Cina, come l'ha definita nel suo ultimo discorso Mehmet Shchu, capo del governo di Tirana? La rottura fra Mosca e Tira- na fu" conseguenza necessaria della riconciliazione fra Kru- scev e Tito. Fra jugoslavi e albanesi perdura un feroce odio balcanico; e sulla Jugo- slavia pesava il sospetto, tut- tora vivo, di voler spartire con la Grecia il piccolo Paese de- gli skipetari. Poi Kruscev ave- va negato all'Albania basi di missili per la sua difesa. In- fine aveva preso a lesinare gli aiuti, ed anche il grano. Tutti ricordano le parole di Enver Hoxha, il dittatore albanese che è al potere da 22 anni: «Mentre i topi sovietici si rimpinzano di grano, il popò- 10 albanese è condannato a mo- rirc di fame ». Sotto la ver- nicc delle dispute ideologiche che trovano Tirana e Pechino solidali contro Mosca, si sco- pre la fame di un milione e settecentomila albanesi. Fu so- prattutto la fame a spingere gli albanesi nell'orbita della Cina. Ed è la miseria ancora oggi l'elemento di coesione fra 11 piccolo Stato dell'Adriatico e il remoto impero di Mao. Il volto dell'Albania non è molto cambiato dopo un ven- tennio di dittatura comunisti- ca. E basta un giro nelle stra- de di Tirana — città di 170 mila abitanti — per ritrovare, senza sforzo, l'arcaico n^ndo dei Balcani. La folla, di Tirana è levantina, neghittosa, é un po' incoerente. Cinquecen to anni di dominazione otto- mana hanno lasciato qui trac- ce durevoli. Ancora gli uomi- ni portano il fez di feltro bian- co c le ciocie, e ancora se ne stanno a oziare con le gambe incrociate, per terra e sui mu- retti, sgranando filze di pai- lottole, all'uso musulmano. A passeggio per la città, questi fieri personaggi precedono di qualche passo le loro donne non ancora emancipate, come segno di dignità virile. Donne in calzoni alla saracina, stret- ti alle caviglie e rigonfi, s'af- facciano da case alla turca se- polte fra alberi e piante. In questo intatto universo otto- mano si scopre l'elemento più tenacc d'un composito mondo balcanico che già accenna a scolorire. L'ambiente dei nuo- vi inurbati, degli ex pastori e contadini divenuti ora operai, sta cercando di sovrapporvisi, ma stenta ancora. La migra- zione dalle campagne che serve anche a compensare la de portazione dei « burocrati » fuori delle città, (secondo il modello cinese), è troppo fresca per imporre un carattere. Non sono più villici i nuovi inurbati, ma neanche cittadi ni. Lavorano ir. stabilimenti tessili, vetrerie e panifici, che rappresentano forme più organizzate di attività artigiane sche, prolungamento di economie rurali. Dispongono, sia pure in regime di coabitazione, di case in muratura, tutte eguali, a quattro piani. Ma c'è ancora molta gente che vive in capanne baracche e tende, Nelle strade di Tirana dove cresce l'erba, nei cortili e sugli stessi marciapiedi, pascolano le mucche e le capre. Servono ad assicurare ai loro proprietari il iatte e il formaggio che scarseggiano nei negozi dello Stato; ma, forse, anche a scaldare qualche nostalgia di campi. Si finisce, qui, con lo scoprire un elemento naturale della singolare alleanza fra l'Albania e la Cina: sono due civiltà rurali jn crisi di crescenza. Anche in questo mondo di sottoproletari alle soglie del l'èra industriale, la miseria ap pare davvero grande, la riser va di bisogni tanto profonda da sottrarsi quasi alla consapevolezza delle masse. L'arretratezza del Paese, per consentimento degli esperti, si misura col metro dei decenni. La automobile è ancora una curiosità, la televisione è privilegio di alcune migliaia di persone, i rari aerei che scendono all'aeroporto di Tirana appartengono a Compagnie straniere. Le due linee ferroviarie, quelle che collegano Durazzo a Tirana e ad Elbasani, sono opere piuttosto recenti., Mi sono accorto che perfino le cartoline illustrate, quelle poche che si vendono negli alberghi per gli stranièri, rappresentano una conquista dell'avvenire. Le stampa, infatti, l'istituto « Italgraph » di Genova. Non c'c indigenza di popolo europe0j certo, paragonabile ana povertà degli skipetari. La jnopja di questo Paese a 70 chilometri dall'Italia presenta dimensioni asiatiche. Dei ne gozi di Tirana spogli di mer canzja ho già detto. Aggiungo 0ra, trascrivendoli dal tacci n0) alcuni prezzi dei rari pro dotti in' vendita: 400 lek un vestito per uomo in tela greg g;a che non riuscireste a tro vare nel più misero negozio del nostro Paese, 200 lek un gomitolo di lana cinese, 30 lek un berretto... Il lek, al cam bio ufficiale, vale'50 lire. L'o peraio guadagna dai 380 ai 600 lek al mese, cioè dalle di ciannove alle trentamila lire, Pochi SOno i beni offerti al consumatore albanese, oltre al c;bo e a qualche rozzo panno, U piano quinquennale che si è concluso nel 1966 è stato un fallimcnto, ad onta degli aiuti cinesi. Lo stesso Hoxha, jl segretario del partito, ha confermato che i programmi economici sono stati portati a termine « soltanto in parte ». E si capjsce dai programmi per il quinquennio 1967-1970 che la situazione non è suscet tibile di miglioramenti sostan anche se l'Albania ha rjserve da sfruttare (cromo, in primo luogo, petrolio e mi amtstEcrppagnbrdnorrnceetdvinnerali di ferro). Se tutto, andrà bene, infatti, nel 1970 la produzione globale dell'indù- str;a dovrebbe aumentare del 53^ per cento, cioè mantene re [\ tasso di incremento del 1965. Come giustificare il fai limento, e come motivare i nuovi sacrifici imposti dal pre sente stato di cose?' A questo pUnto si è resa necessaria, per il regime, un'altra colossale mistificazione. Alla denunzia dei presunti responsabili dei ia crisi) preti, intellettuali e burocrati, è seguita ora la campagna per l'austerità su blimata sul piano dell'ideolo gja. Non c'e restrizione mate riaie, ormai, che non trovi la sua motivazione dottrinaria ar ricchita di spunti polemici. Lo Stato, che è costretto a rispar miare, ha soppresso i premi di rendimento, i pagamenti delle ore straordinarie e i com p,,ns[ « superminimi » per tutte \e categorie di lavoratori, Ed anche gli stipendi dei fun z;0narì sono stati livellati fino 1111 ' 1111 f ' 11111111111111111111111,111111111 1W M1111 ad un massimo di 1200 lek al mese, cioè 60.000 lire. Lo Stato, infine, ha dichiarato rullìi, senza concedere rimborsi, tutti i titoli del debito pubblico. Ebbene, si è spiegato, gli incentivi economici ai lavoratori risultano incompatibili con i principi marxistici. E lo comprova il fatto che. essi trovano applicazione in Russia, in Jugoslavia e in altri Paesi governati dai « revisionisti ». Per la gioventù è stato stabilito, ora, l'obbligo del lavoro. I ragazzi delle scuole medie e delle università sono tenuti a lavorare in fabbrica per otto ore alla settimana. I meriti di lavoro degli studenti saranno determinanti, per l'avvenire. Chi non rende in fabbrica difficilmente passerà agli esami..E chi non supera gli esami finirà in fabbrica. Il motivo della riforma scaturisce dall'esigenza di assicurare nuove forze alla produzione. Ma i chiarimenti forniti dagli at- tivisti del partito risultano più edificanti: si vuole evitare, è stato ripetuto, la formazione di una casta di intellettuali che diverrebbe poi sentina di idee borghesi e ricettacolo di aspiranti burocrati. In Russia l'abolizione degli incentivi, il livellamento dei salari e il lavoro obbligatorio per gli studenti hanno dato risultati disastrosi. Ma il regime albanese, come quello di Mao, non tiene conto di queste esperienze. L'impegno, anzi, sembra quello di ripetere, con puntuale, caparbia precisione, gli sbagli già riconosciuti e superati dai Paesi socialisti più evo luti. Errori, contraddizioni ( utopie si rincorrono in un circolo vizioso," in Albania come in Cina. E intanto nuove generazioni di uomini continuano a pagare il prezzo degli esperimenti. Ne le conforta il pensiero d'un avvenire meno buio. Massimo Conti

Persone citate: Enver Hoxha, Hoxha, Kruscev, Mao