I dirigenti dell'Enel chiariscono le cause tecniche della sciagura

I dirigenti dell'Enel chiariscono le cause tecniche della sciagura I dirigenti dell'Enel chiariscono le cause tecniche della sciagura L'ing. Giordana: «II fulmine, entrato per un cavo esterno, ha raggiunto il trasformatore provocando una violenta gassificazione dell'olio ivi contenuto. Il gas, sprigionatosi dalla cassa metallica, ha investito gli operai » - Commenti di altri esperti : « Quanto si è verificato supera le umane previsioni » Poche ore dopo la disgrazia del Martinetto, l'ing. Giordana, del servizio elettrico del Compartimento Enel di Torino ita consegnato ai giornali il seguente comunicato dell'azienda. « Alle 20,30, durante l'imperversare di un violento temporale, un fulmine andava a colpire la parte esterna di un cavo che fuorusciva dalla cabina di trasformazione della stazione elettrica dell'Enel del Martinetto, sita in via Levanna 18. « Il fulmine, propagatosi lungo il cavo esterno, raggiungeva l'interno della cassa metallica del trasformatore, abbattendosi sugli avvolgi¬ menti elettrici e provocando una violenta gassificazione dell'olio ivi contenuto. Il gas sprigionatosi violentemente dalla cassa metallica investiva un gruppo di operai che, cessato il lavoro, si accingevano ad indossare gli abiti per uscire, negli spogliatoi siti nei pressi della cabina. « La violenza d'uscita dei gas e l'alto grado di calore degli spruzzi causavano la istantanea carbonizzazione di uno degli operai, mentre altri cinque riportavano ustioni di terzo grado ». Come ha potuto verificarsi la sciagura del Martinetto? Come ha potuto un fulmine raggiungere l'interno della centrale, una delle più moderne e perfette di cui sia dotata l'Italia? I tecnici, interpellati sul luogo stesso della tragedia ci hanno detto: « Quanto si è verificato qui supera le umane possibilità)). Una frase scarna, che sbigottisce. Il fulmine che ha incenerito un giovane, che ha ustionato orribilmente altri suoi cinque compagni di lavoro è entrato nella centrale con la stessa facilità con la quale insidia una baita di montagna. Ma non c'erano dunque difese? Il patrimonio di enorme valore rappresentato dagli organi di una centrale elettrica non è tutelato dai fenomeni meteorologici di questo tipo? Ecco la spiegazione degli ingegneri: « Il fulmine ad altissimo potenziale ha colpito la linea aerea esterna ad alta tensione, i cui cavi non sono rivestiti di materiale isolante. Ha superato con un arco il sistema di sicurezza costituito dagli interruttori a scatto che ha trovato nella sua strada e si è scaricato nell'interno della cassa metallica del trasformatore. Un fenomeno di questo genere non può essere previsto, né validamente contrastato con opere di difesa». Il che, per il profano equivale a dire che malgrado tutti i progressi della tecnica siamo ancora alla mercé delle forze scatenate della natura. Gli interruttori predisposti per difendere gli organi più delicati ed importanti della centrale non hanno salvaguardato gli operai intenti alla riparazione del trasformatore che i dispositivi di sicurezza avrebbero dovuto rendere inattaccabile. La scarica era estremamente potente; ha avuto ragione anche degli interruttori. E' a questo che i tecnici si riferiscono ripetendo: « E' un fatto che supera le umane possibilità ». Tutto quanto è successo dopo, nell'interno della cassa metallica — la gassificazione dell'olio, l'esplosione, l'alto calore degli spruzzi — è conseguenza inevitabile di un fenomeno che la scienza, a quanto sembra, è incapace di affrontare.

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