Duro scontro coi cannoni sulle due sponde di Suez

Duro scontro coi cannoni sulle due sponde di Suez Gravissimi incidenti sul Canale Duro scontro coi cannoni sulle due sponde di Suez Nella notte gli egiziani aprono il fuoco da Ismailia - Gli israeliani rispondono bombardando la città: ingenti danni - Il "premier" Eshkol dichiara che Israele ha bisogno di confini «sicuri» - E aggiunge: « Quale migliore frontiera del Canale di Suez? » - Sparatorie senza vittime anche sul Giordano (Dal nostro corrispondente) Gerusalemme, 7 settembre. Gravissimi incidenti sono di nuovo scoppiati nella notte di mercoledì sul Canale di Suez, ed oggi sul Giordano. Secondo il comunicato israeliano, verso le 22, gli egiziani hanno indirizzato un violento tiro d'artiglieria sulla riva orientale del Canale. Gli israeliani hanno immediatamente risposto. Solo due ore più tardi, verso mezzanotte, per intervento degli osservatori dell'Onu, le due parti hanno accettato un « cessate il fuoco ». Gli israeliani che segnalano solo leggeri danni materiali, dichiarano d'essere stati costretti a bombardare la città di Ismailia perché era da questo centro abitato che partivano i tiri dei cannoni e dei carri armati egiziani. Gravi danni sono stati provocati nella città. Stamattina una serie di incidenti sono scoppiati sul Giordano. Uno scontro a fuoco con armi automatiche, leggere e pesanti, si è susseguito per tutta la giornata con brevi interruzioni, a partire dalle 9,30. Gli incidenti sono avvenuti a sud del ponte Allenby. Non si segnalano vittime da parte israeliana. Questo per la parte militare degli avvenimenti registratisi sulle « nuove frontiere » d'Israele. In un altro campo è importante la dichiarazione fatta ieri dal premier Eshkol, durante una visita delle posizioni israeliane sulla riva est del Canale. Parlando qualche ora prima che risuonassero i primi colpi di cannone, Eshkol ha dichiarato che dopoché la conferenza di Karthum aveva respinto tutte le idee di pace, toccava a Israele garantirsi delle sicure frontiere naturali con i suoi bellicosi vicini. « E vi sono migliori frontiere naturali — ha aggiunto — del Canale di Suez? ». In precedenza, Eshkol aveva ricordato di essere sempre disposto, come all'indomani stesso della guerra, ad incontrare il colonnello Nasser per risolvere direttamente « da uomo a uomo », tutte le controversie che separano i due Paesi. Il Capo del governo israeliano ha anche deplorato che il rifiuto degli arabi alla cooperazione fa perdere ogni anno nel mare un mezzo miliardo di metri cubi d'acqua del fiume libanese Litai, quantità d'acqua che avrebbe permesso di nutrire in modo conveniente una buona parte della popolazione della zona. I circoli politici di Geni salemme, che preferiscono sottolineare la seconda parte della dichiarazione del presidente del Consiglio, rifiutano di interpretare la prima parte ( « la miglior frontiera naturale ») come una presa di posizione sull'avvenire della penisola del Sinai. Si tratterebbe d'un semplice « giudizio » del Capo del governo, si dice a Gerusalemme, provocato dal rifiuto arabo di porre fine allo stato di guerra. In effetti, tutta la stampa d'oggi è d'accordo nel ricordare alla luce degli incidenti sul Canale e sul Giordano, che Israele non potrebbe sognare « migliori frontiere ». In Israele non ci sono più città e villaggi-frontiera che durante vent'anni hanno conosciuto l'insicurezza. La linea d'insicurezza si è spostata, ricordano i giornali, e ora è in Giordania e soprattutto in Egitto che nelle città e nei villaggi si conoscono gli inconvenienti degli incidenti di frontiera. Sul Giordano non ci si è solamente battuti. Ieri pomeriggio, 42 giovani algerini, sorpresi dalla guerra nella città di Naplusa in Cisgiordania, hanno potuto passare il fiume per essere rimpatriati. Si tratta d'un gruppo di giovani fra i 19 ed i 22 anni, venuti a studiare l'ara¬ bo nella grande città giordana. Si segnala a Gerusalemme che le autorità algerine non hanno mai compiuto alcun passo per il rimpatrio di questi giovani che, benché in età di portare le armi, e, provenienti da un Paese che è sempre in guerra con Israele sono stati autorizzati a ritornare in patria. E' stata la Croce Rossa Internazionale che si è occupata del loro passaggio in Giordania. André Scemama

Persone citate: Allenby, André Scemama, Eshkol, Nasser