Sartre e la Beauvoir vengono a Venezia senza accettare l'ospitalità della Mostra di Gigi Ghirotti

Sartre e la Beauvoir vengono a Venezia senza accettare l'ospitalità della Mostra Sartre e la Beauvoir vengono a Venezia senza accettare l'ospitalità della Mostra II filosofo, giunto per la proiezione del «Muro», polemizza con. i giovani che si atteggiano a filocinesi: «In Cina nessuno li accetterebbe» - Le singolari abitudini di Bunuel, il regista che si nutre di formiche (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 5 settembre. E' il momento più intenso del Festival. Le conferenzestampa infuriano. I cocktails non si contano più. Il Patriarca concelebra in una chiesa del Lido con i reverendi presenti al Festival. Venezia è colma di registi, attori, produttori, scrittori. Se non si sta attenti s'inciampa in Alberto Sordi Che esce dal parrucchiere. Si scansa un'attrice come Anna Maria Ferrerò e si cade in braccio a un poeta come Giuseppe Ungaretti. Oggi, poi, il Festival ha conosciuto il suo massimo splendore intellettuale con l'arrivo di Jean-Paul Sartre, accompagnato da Simone de Beauvoir. Prima di partire per Venezia il filosofo ha voluto sincerarsi sulle intenzioni degli organizzatori. « Sia bene inteso che io, la mia stanza, me la voglio pagare. 1 Se no non vengo! », aveva te¬ lefonato al direttore della Mostra, Luigi Chiarini. Nel presentare il film Le mur, che il regista Serge Roullet ha tratto da una sua opera scritta prima della seconda guerra mondiale, Sartre ha detto che è la prima volta che si sente soddisfatto d'una realizzazione cinematografica ispirata ai suoi libri. « Tutti gli altri film sono stati dei lamentevoli insuccessi, spero che questo non lo sia ». « Ama il cinema? ». « Certo ». « Quante volte è stato al cinema quest'anno?», gli hanno domandato. Lunga pausa. Sartre alla fine confessa: al cinema c'è stato solo due volte, quest'anno, una di queste per vedere Blow up di Antonioni. Il film Le mur si richiama al dramma della gioventù europea davanti alla guerra civile spagnola. I giovani francesi, cresciuti nel clima politico del « fronte popolare » ■chiedevano di ' passare la frontiera per combattere, in Spagna, a difesa della demo crazia. Ma erano imprepara ti, male organizzati. « Il film Le mur permette di meditare sulla morte possibile di tanti amici ». Si chiede a Sartre se egli veda qualche analogia tra i giovani che allora si mossero per la Spagna, e quelli di oggi che, colmi d'ammirazione per le « guardie rosse » o abbigliati alla beatnicks, si agitano in forme protestatarie. Sartre ha risposto desolatamente: per quanto egli nutra simpatie per i giovani che. in un modo o nell'altro, mostrano d'avere un ideale, l'azione dei giovani di ieri aveva un senso concreto, mentre quella dei giovani di oggi risulta vana a tutti gli effetti, in Europa e anche in Cina, « dove i filocinesi non sarebbero nemmeno accettati ». In pratica, cioè, il più ascoltato filosofo dei nostri giorni ha potuto additare soltanto una via d'uscita: la meditazio¬ ne sugli errori e . gli orrori del passato. «A tanti anni d\ distanza dal tempo in cui a libro fu^scritto, fl'Jnttnr'fe' diventato aria denuncia sulle esecuzioni sommarie cui gli imperialisti e i fascisti ci obbligano ad assistere al giorno d'oggi in tutto il mondo ». Dietro le quinte del Festival si muove anche un altro uomo « di denuncia »: il regista greco Nido Papatakis, autore di I pastori del disordine, che sarà presentato domani. Il film era a tre quarti della lavorazione, in Grecia, quando il suo regista dovette scappare all'estero, in Francia, inseguito da un decreto dei colonnelli che lo privava della cittadinanza. In Grecia rimase l'operatore che riuscì a filmare alcune scene del colpo di Stato e di ciò che ne è seguito. Con queste bobine, avventurosamente recapitate al regista, il film è stato portato a termine. Perciò Papatakis presenta la sua opera come documento vivo della realtà del suo Paese. Ci sono altri episodi in cui immaginazione e realtà si confondono. Nel film presentato da Luis Bunuel stasera, Bella di giorno, si odono frequenti scampanellate: ora è un personaggio che agita campanelli, ora sono tori che scuotono il loro campanaccio, ora è un cavallo che fa squillare la sonagliera. Bella di giorno era il film più morbosamente atteso del Festival: sia per le complessa personalità del regista (Luis Bunuel, anni sessantasette, è alla macchina da presa dagli anni « trenta »; pare che si nutra di formiche e che pratichi il sadomasochismo di stretta osservanza), sia per il film in se stesso, che tratta il delicato caso d'una sposina dalla doppia vita. Il « messaggio » è chiarissimo, lo capirebbe un infante. Però, alla fine della proiezione, i critici s'interrogavano l'un l'altro ansiosamente intorno al significato di quelle scampanellate. Altro arrivo importante, al Lido: Luchino Visconti con la « troupe » de Lo straniero dal romanzo di .Albert Camus, interpretato da Marcello Mastroianni. Carezzandosi i folti sopraccigli Luchino Visconti non ha nascosto le sue preoccupazioni: siamo sulle ultime rampe in vista del Leone d'Oro, e già gli han fatto sapere che ben difficilmente il massimo premio del Festival toccherà a luì, perché lo vinse di già due anni or sono, il Leone, con Vaghe stelle dell'Orsa. « Se è per questo, devo dire che almeno altre tre volte avrei potuto vincere il Leone: con "Senso", con "La terra trema", con "Hocco e t suoi fratelli". Ma che c'entra? Io corro per vincere, se poi per¬ do non mi strappo certo i capelli. Sono un buon gioca: "fore, Una* non è-fché' io" abbia* ffOmtòtl&l'Wfà' sSerariza' ''42; vincere, La, giuria,.iquesi-'ant, no, ini dà buoni affidamenti: è una giuria che ragiona con la propria testa, e non si farà influenzare dal fatto che, io, il Leone, l'ho già avuto una volta ». De « Lo straniero » Visconti ha detto che il film è stato visto e approvato dalla vedova e dai figli dello scrittore. «Lì per lì, la signora Camus ha dovuto fare uno sforzo d'immaginazione per identificare il protagonista, del romanzo nelle sembianze di Mastroianni. Ma poi s'è convinta, ora è contenta e soltanto mi ha pregato di cambiare il nome del protagonista. Invece di Albert, che è il nome di Camus, ne ho scelto un altro, Arthur, che è il nome d'un altro grande poeta, Rimbaud ». Gigi Ghirotti J La giovane e graziosa attrice francese Mercedes Moliner, a Venezia per il Festival cinematografico, trascorre il tempo libero sulla spiaggia del Lido (Tel. Cameraphoto)