A Vercelli sono soddisfatti del Mercato comune del riso

A Vercelli sono soddisfatti del Mercato comune del riso E' entrato in vigore aiia mezzanotte di ieri A Vercelli sono soddisfatti del Mercato comune del riso lì prezzo garantito di 7500 lire al quintale per il risone « consente una certa tranquillità » agli agricoltori - Come funzionano i meccanismi d'intervento ed i dazi di protezione sul riso importato dai Paesi terzi - Qualche interrogativo per l'Ente Risi, lamentele per il ritardato pagamento (da parte dello Stato) dei premi agli esportatori (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 1 settembre. Per il riso da oggi, nell'ambito dei sei paesi del Mercato Comune europeo, non esistono più frontiere. Può essere venduto liberamente a Messina come ad Amburgo. L'unificazione totale del mercato è entrata in vigore alla mezzanotte. Nel Meo i paesi produttori di riso sono due: l'Italia con 7,5-8 milioni di quintali all'anno (di cui il 40-45 per cento nell'area vercellese) e la Francia con circa un milione di quintali all'anno. Germania Occidentale, Belgio, Olanda, Lussemburgo, sono importatori. Il fabbisogno annuo dei sei paesi del Mec si aggira sui 10 milioni di quintali. Dunque il Mercato Comune ne acquista all'esterno, anche perché non tutto il riso « comunitario » viene consumato all'interno dell'area del Mec. I produttori vercellesi, ad esempio, esportano grossi quantitativi in Austria, Inghilterra, Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, Libia, Israele, Costa d'Avorio ecc. A sua volta il Mec acquista riso dai paesi asiatici e dagli Stati Uniti. Ora il mercato interno, la esportazione e l'importazione, sono regolati dai dirigenti della Comunità Europea. La prima conseguenza di rilievo è l'entrata in vigore di un prezzo unico nei sei paesi. Ogni anno, entro il 1" agosto, il Consiglio dei ministri del Mec, che si riunisce a Bruxelles, fisserà il prezzo indicativo di base per il riso comune semigreggio posto in vendita a Duisburg nella Germania Occidentale. . E' stato scelto questo centro di commercializzazione del riso, perché è situato nella zona più deficitaria della Comunità Europea. Per la campagna dell'anno in corso è stato stabilito il prezzo di 18,12 dollari (11.325 lire al quintale) per riso comune semigreggio. I prezzi delle altre numerose qualità sono ragguagliati a questa cifra base. In pratica significa che un quintale di risone che parta ad esempio da Vercelli deve essere venduto sul mercato all'ingrosso di Duisburg non più di 11.325 lire (prezzo di partenza, più costo di trasformazione da risone in riso semigreggio, più spese di trasporto). Se la quotazione fosse superiore i tedeschi di Duisburg avrebbero convenienza ad acquistarlo all'estero. Infatti il « prezzo d'entrata » del riso straniero nella Comunità Europea è stato fissato in 17,78 dollari (11.112 lire) al quintale per il semigreggio comune. Quando il prezzo alla frontiera è inferiore (i risi asiatici costano il 15-17 per cento in meno e quelli americani usufruiscono di forti premi di esportazione) si deve applicare un « dazio mobile » pari alla differenza e che ha lo scopo di proteggere la produzione comunitaria. Il « prezzo indicativo » di base per il risone comune è stato fissato in 7500 lire al quintale alla produzione. L'anno scorso il « prezzo indicativo » era di 7200 lire al quintale. « Il ritocco di 300 lire al quintale — ci hanno dichiarato i dirigenti dell'Associazione agricoltori — soddisfa i coltivatori e non incide sui prezzi al consumo, che erano già elevati ». Quando il prezzo del risone, sul mercato di Vercelli e sugli altri mercati italiani, scende a 7500 lire il quintale entrano in funzione i « meccanismi d'intervento », cioè veri e propri ammassi, con l'obbligo di acquistare a 7500 lire il risone raccolto sul territorio del Mec « che sia offerto in quantità non inferiore a dieci tonnellate e che risulti conforme a determinati requisiti di qualità ». Il presidente dell'Associazione agricoltori geom. Borasio, il direttore dott. Pusterla e il dirigente dott. Greppi hanno espresso pareri favorevoli al «mercato comune del riso» e ai sistemi d'intervento studiati dalla Comunità. « Il prezzo di 7500 lire assicura ai risicoltori una certa tranquillità. Consente di far fronte alle imponenti spese di trasformazione e di meccanizzazione delle colture Con Vimpirna dei diserbanti chimici, delle mietitrebbiatri¬ ci e delle altre macchine, le mondine, in 7-8 anni, si sono assai ridotte. Almeno la metà delle aziende non manda più donne in risaia. Vent'anni addietro si impiegava un uomo ogni 15-20 giornate piemontesi di terreno. Oggi un uomo può coltivare, con le macchine, anche 50 giornate piemontesi ». Il « mercato comune del riso » apre un interrogativo che riguarda l'Ente risi. Oggi, per ogni quintale di risone, l'acquirente paga 170 lire di « diritto di contratto ». Questa tassa resterà in vigore anche se parecchi dei compiti dell'Ente risi sono oggi svolti dagli organi comunitari? Comunque per modificare o abolire il diritto di contratto occorrerà una legge che sostituisca quella in vigore. Tra l'altro l'Ente risi, fino all'anno scorso, pagava i « premi » agli esportatori. Da circa un anno la gestione dei « premi » è passata allo Stato. Il Fondo Europeo Orientamento Garanzia Agricoltura versa regolarmente i «premi» allo Stato italiano, per le partite di riso che i nostri produttori collocano all'estero. Questi quattrini restano però a lungo nelle casse erariali. «L'Ente risi — si afferma — pagava i premi agli esportatori con una certa sollecitudine. Da quando è subentrato lo Stato non abbiamo più avuto una lira. Ci sono agricoltori che devono incassare milioni. E' un vero peccato che la burocrazia crei difficoltà alle nostre esportazioni ». Sergio Devecchi

Persone citate: Borasio, Greppi, Pusterla, Sergio Devecchi