E' morto a Torino Alberto Mantelli acuto studioso della musica moderna

E' morto a Torino Alberto Mantelli acuto studioso della musica moderna E' morto a Torino Alberto Mantelli acuto studioso della musica moderna Aveva 58 anni, faceva parte del gruppo degli allievi di Augusto Monti - Fu tra i primi a far conoscere in Italia i più coraggiosi compositori contemporanei - Fondò il Terzo Programma radiofonico, diresse l'importante «Approdo musicale» E' morto ieri a Torino il musicologo Alberto Mantelli, dopo uiui lunga malattia, sostenuta, come era stata tutta la sua vita, con dignità e coraggio. Aveva 58 anni. Era nato il 14 maggio 1909 nella nostra città. Alberto Mantelli, critico musicale il cui nome non era forse tanto noto ai lettori di settimanali e rotocalchi, era tenuto nella più alta considerazione da coloro che nella musica hanno un interesse specifico e professionale. Torinese, era uscito anche lui da quella fucina del D'Azeglio, di cui Augusto Monti ha raccontato i fasti ne I miei conti con la scuola. Vi era stato allievo di Cosmo, poi di Italo Maione, che aveva stimolato i suoi interessi musicali, di Zino Zini. Si era laureato in legge con una tesi su L'oggetto del diritto d'autore nella creazione musicale (Milano, 1933), poi aveva dedicato interamente le proprie energie ad un'attività che non si potrebbe imprigionare soltanto sotto l'etichetta della critica musicale. Mantelli era uno studioso di prim'ordine, con reali qualità di scrittore, con un equilibrato senso della prospettiva storica, e con un gusto infallibile: non credo che gli sia mai accaduto di puntare su una musica brutta, ed è molto difficile che reali valori di cui fosse venuto a contatto lo abbiano respinto o lasciato indifferente. Ma Mantelli non sì accontentava d'un'attività critica che si conchiudesse nella pagina scritta. C'era in lui, nonostante il suo aspetto e i suoi modi d'intellettuale di razza, una vocazione d'operatore della cultura. Perciò non si troverebbe certo la misura completa di quanto egli ha fatto per la cultura musicale nelle poche, pregevolissime sue pubblicazioni: oltre alla tèsi di laurea, un volumetto sulla musica strumentale dal Cinque al Settecento (Tre secoli di musica europea. Ed. Il Balcone, Milano s. a., ma. 1947), e numerosi saggi e articoli, tra cui particolarmente importanti quelli su Ravel e su Debussy (quest'ultimo, un vero e proprio libro), pubblicati nei numeri 2 e 7/8 della bella rivista « L'Approdo Musicale », da lui fondata e diretta per le Edizioni Rai. Tra le sue carte si dovrebbe trovare, per quanto mi risulta dai ricordi d'una lunga amicizia, un vero e proprio libro, completo, su Mendelssohn, e un libro su Strawinsky che naturalmente non sarà aggiornato agli ultimi sviluppi del compositore, ma che per la parte considerata (tutto il periodo europeo di Strawinsky) conserva una sicura validità. Nutrito di musica romantica — il padre, un medico chirurgo con la bella barba bianca, passava le sere a suonare tempestosamente sul pianoforte gli spartiti dell'A7teZto del Nibelungo — Mantelli era stato uno dei più avveduti esploratori della musica moderna. Affascinato in giovinezza dai sortilegi dell'impressionismo, in seguito era stato uno dei pochi fra noi, come Ferdinando Ballo, col quale aveva molte affinità ed a cui era legato di profonda amicizia, capace di intendere ugual- mente, con tempestiva apertura e senza esclusivismi settari, il valore dell'esperienza strawinskyana e dei suoi derivati, come di quella schonberghiana. (Aggiungiamo, tra le sue pubblicazioni, una piccola ma preziosissima guida al Wozzeck di Alban Berg, pubblicata a Milano, La Lampada Editrice, nel 1942: una data che, in Italia almeno, la testo). Ma, come si diceva, l'importanza di Mantelli non si lascia limitare alla pagina scritta. Qualcuno, più dello scrivente familiare con le programmazioni radiofoniche, potrebbe dire dell'azione da lui tenacemente svolta, prima all'Eiar poi alla Rai, per difendere in seno a quegli organismi le ragioni dell'arte e della cultura. La tipica funzione del critico, riconoscere la bellezza, non gli bastava: c'era in lui irresistibile il bisogno di diffonderla, di proteggerla, di imporla, ove fosse necessario. Fu Mantelli, tra l'altro, a porre le basi del Terzo Programma, che rimase per lunghi anni affidato alla sua direzione. E restano nelle nostre bi-1 blioteche, come documento durevole delle sue capacità di organizzatore della cultura, i 20 grossi fascicoli de « L'Approdo Musicale », la rivista dell'Eri cui egli aveva impresso una fisionomia unica nel suo genere, con una formula monografica, che fa d'ogni fascicolo praticamente un libro, ora di più autori, ora d'autore unico. Ognuno di questi libri, sia i due da lui scritti, sia quelli da lui provocati e combinati con una conoscenza rara delle affinità elettive tra gli scrittori e gli argomenti, costituisce ormai un imprescindibile riferimento bibliografico. Con Alberto Mantelli la vita musicale italiana ha perso non soltanto uno scrittore di vaglia, ma un artefice benefico e per molti aspetti insostituibile. Alberto Mantelli

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