Basta con gli scherzi di caserma

Basta con gli scherzi di casermaLA TRAGEDIA DI UDINE SERVA DI MONITO Basta con gli scherzi di caserma Una recluta vercellese ha reagito ai pesanti scherzi di caserma spaccando il cuore con la baionetta a un commilitone. Due vite stroncate a vent'anni: una dalla morte, l'altra dalle conseguenze penali di un gesto di cieca esasperazione. Gli avevano appeso sulla branda, mentre dormiva, un recipiente pieno d'acqua, collegato con una funicella: uno strattone, e la doccia gelida lo aveva svegliato di soprassalto. E' il « gavettino »: una, forse la più innocua, delle beffe con cui, in tutte le caserme del mondo, gli anziani accolgono i giovani di leva. Costituivano un tempo, con il taglio « a zero » dei capelli, l'iniziazione al servizio militare. Nel vecchio esercito gli ufficiali, se non le consentivano, le tolleravano: sì pensava che questo pesante trattamento dei più anziani aiutasse a scozzonare le reclute e a inculcare lo spìrito di corpo: per esser degni delle glorie dell'arma era necessario un pedaggio di sacrifici e umiliazioni tanto più duro quanto più glorioso era il passato. I tormenti inflitti contribuivano anche ad accelerare quel processo di annullamento della personalità individuale che si riteneva indispensabile al buon funzionamento della macchina militare. Ogni soldato doveva essere ridotto all'obbedienza « pronta, cieca ed assoluta »: un automa, un numero, per formare la massa omogenea da scagliare negli attacchi frontali a stritolare con il suo peso il nemico. Oggi, con i principi dell'arte militare, si è capovolta anche la concezione della disciplina. Il soldato non è più una cellula anonima della massa di manovra, i suoi compiti si sono differenziati e specializzati ad un alto livello tecnico. Con la selezione attitudinale, si cerca fin dall'Inizio di vagliare le sue doti, che saranno non depresse, ma esaltate in un impiego razionale dell'uomo. Gli si chiede di imparare a conoscere e padroneggiare strumenti sempre più delicati, armi perfezionate e complesse. In combattimento, si esigerà da lui spirito di iniziativa, coraggio individuale, civile coscienza dei motivi per cui è chiamato al rischio della vita. Anche tra le mura della caserma, si riafferma in questa nuova prospettiva il rispetto verso la dignità del cittadino che indossa l'uniforme per assolvere, con grave sacrificio personale, uno dei doveri più alti. Il regolamento non chiede più l'obbedienza « cieca », l'avvilente rapatura del capo è scomparsa, il rancio non si consuma più in un angolo del cortile, con la gamella tra le ginocchia, ma a un tavolo con posate, piatti e bicchieri. Purtroppo, è proprio la truppa a conser¬ vare le tradizioni più viete e può accadere ancor oggi che lo scherno dell'anziano verso lt; reclute più goffe e disorientate giunga fino al ludibrio e alla persecuzione. Forse non tutti gli ufficiali si oppongono con la necessaria energia a queste sopravvivenze di una mentalità superata. Ma certamente sia il Ministro della Difesa, sia le alte gerarchie dell'esercito hanno fatto il possibile per stroncarle. L'attuale capo di Stato Maggiore della Difesa, gen. Giuseppe Aloja, e il capo di Stato Maggiore dell'Esercito, gen. Guido Vedovato, avevano impartito disposizioni precise. « I giovani che vengono attualmente alle armi — ha ribadito in una circolare del maggio scorso il gen. Vedovato — hanno, nei confronti dei loro cellcghi del passato, una personalità e un carattere più formati. Per conseguenza ogni scherzo che, anche senza raggiungere deplorevoli eccessi di brutalità, suoni derisione o vessazione appare ad essi un offensivo sopruso e, a parte ogni altra incidenza negativa, ritarda il processo di acquisizione di quello spirito di corpo che è premessa indispensabile all'efficienza dei reparti ». Sono considerazioni esemplari. « E' un costume — ci ha dichiarato l'alto ufficiale — che deve cessare. L'episodio della recluta vercellese, che mi ha vivamente rattristato, costituisce un caso limite: penso sìa da attribuirsi a fatalità, determinata da esuberanza giovanile. Ma dimostra che è necessario insistere perché queste anacronistiche tradizioni, lontane dallo spirito di un esercito moderno, scompaiano deflnitivamen- te "' Giorgio Martinat (Vedere in VII pag. i servizi di cronaca sulla tragedia).

Persone citate: Giorgio Martinat, Giuseppe Aloja, Guido Vedovato, Vedovato

Luoghi citati: Udine