Una intera famiglia denunciata per il «ratto» d'una quattordicenne

Una intera famiglia denunciata per il «ratto» d'una quattordicenne Inchiesta della magistratura su una sconcertante vicenda d'amore Una intera famiglia denunciata per il «ratto» d'una quattordicenne Il figlio minore, 16 anni, si incapriccia della ragazza e la porta a casa, poi dalla zia e infine presso altri parenti a Napoli - Il padre di lei, disperato, ne chiede invano la restituzione - Gli rispondono che la rivedrà solo se si impegna per contratto alle nozze - L'uomo firma il documento, ma quando gli riconsegnano la figlia querela tutti Un'intera famiglia è sotto accusa per « sottrazione consensuale di minore »: il figlio più giovane ha rapito una quattordicenne, tutti gli hanno prestato man forte e sono stati querelati dal padre della ragazza. Si chiama Salvatore Ocello, 35 anni, venditore ambulante; è immigrato da Monreale in provincia di Palermo con la moglie, Maria Giangrande, e quattro figli. Il più piccolo ha due anni, la maggiore, Giuseppina, quattordici. Abitano in un'unica stanza, umida e malsana, in via Cottolengo 19: l'affitto è 12 mila lire. Da quattro mesi soltanto, dopo un lungo periodo di disoccupazione, l'Ocello ha ottenuto la licenza per un banco di merceria, a Porta Palazzo, che tiene impegnati tutto il giorno lui e la moglie. A casa, per badare ai bimbi, resta Giuseppina. Ma è un'adolescente inquieta, ribelle. Ha conosciuto un giovane e lo frequenta ogni sera, malgrado l'opposizione dei genitori. Si chiama Salvatore Riccobono, 16 anni, abita in via Maria Vittoria 6. E' il figlio più giovane di una famiglia numerosa, sempre vezzeggiato e viziato. Non studia, non lavora, ma ha sempre in tasca qualche spicciolo Quando il padre di Giuseppina gli dice di lasciar perdere la figlia e pensare piuttosto a farsi una posizione, dà in smanie. I genitori lo compiangono e gli suggeriscono di ricorrere al classico espediente del « rapimento ». Il 22 luglio va a prendere Giuseppina, che 10 segue abbandonando solo e piangente, nel cortile. 11 fratellino di due anni elle era stato affidato. Non è difficile per Salvatore Ocello immaginare dov'è la figlia scomparsa. Quella sera stessa corre a casa dei Riccobono. Il padre, Vincenzo e la madre Maria Puleo lo accolgono impassibili: « Giuseppina? Non l'abbiamo vista. Nemmeno nostro figlio sappiamo dov'è ». I due ragazzi sono poco lontani: in soffitta, seguono il colloquio tra gli interstizi • dell'assito. Salvatore Ocello si rivolge alla polizia. Le assistenti femminili tornano dai Riccobono e urtano anche loro contro un muro di omertà: « I ragazzi? Chissà dove sono finiti ». In quel momento, sono a casa di una zia di lui, a Sassi. Ma se restano a Torino, presto o tardi la polizia li troverà. Vengono mandati a Napoli, presso parenti. Il padre di Giuseppina, disperato, continua le ricerche. Quasi ogni giorno bussa alla porta dei Riccobono: « Mia moglie è disperata, ha avuto un collasso. Ditemi dov'è la bambina ». Gli chiudono l'uscio in faccia. Solo dopo parecchi giorni viene invitato a entrare: « Se firmi una dichiarazione per impegnarti alle nozze, la facciamo tornare ». L'uomo piega il capo, rasegnato, e poco dopo, nello studio di un avvocato, sottoscrive lo strano contratto. Con la croce, perché è analfabeta. Ma quando gli impongono di andare anche da un prete a giurare, si ribella: « No, questo no ». Il 6 agosto, quindici giorni dopo la fuga, finalmente lo vengono a chiamare: « Giuseppina è tornata. E' a casa nostra, felice ». Salvatore Ocella riabbraccia la figlia. Sorride, sembra tranquillo. Vuole riportarla a casa, ma gli altri si oppongono. Deve implorare: « Sua madre lia il cuore spezzato: vuole rivederla, assiewarsi che sta bene ». Acconsentono solo dopo lunghe insistenze, minacciando: « Ma devi subito riportarla qui ». Appena è fuori, l'Ocella corre al commissariato di Borgo Dora e consegna la figlia. Dice, duro: « Portatela al Buon Pastore ». Poi, querela tutti: Salvatore Riccobono, i genitori, chiunque si è prestato al «rapimento». Ora la ragazza, dopo un lungo e affettuoso colloquio con la madre, è pentita. Dice la donna: « Abbiamo potuto ricorrere alla giustizia perché siamo a Torino. Al nostro paese, sarebbero già sposati». Salvatore Riccobono, ch# si è presentato al Buon Pastore e ha fatto il diavolo a quattro per vedere Giuseppina, è finito al Ferrante Aporti. Il caso ora è all'esame della Magistratura.

Luoghi citati: Borgo Dora, Napoli, Palermo, Torino