Gianni ha staccato tutti gli avversari

Gianni ha staccato tutti gli avversari Il ciclista brianzolo è riuscito a confermare la sua classe . ; — Gianni ha staccato tutti gli avversari Zancanaro al secondo posto con 19" di ritardo; terzo De Prà, quarto Brunetti - Il campione d'Italia Balmamion ha « protetto » il compagno di squadra nella fase decisiva della sfibrante gara - Oltre quaranta di media DAI. NOSTRO INVIA TO Varese, lunedì mattina. Per la terza volta consecutiva Gianni Motta si è affermato nella « Tre Valli Varesine ». Aveva vinto nel '65, aveva rivinto nel '66, ha vinto ancora Ieri. Ma, se 1 due primi successi sono stati senza alcun dubbio importanti, quello di ieri ha assunto un tono ed un sapore particolari, poiché è venuto al tempo giusto, proprio per troncare polemiche maligne, che, a gioco lungo, avrebbero potuto procurare dei notevoli danni. Motta, in queste ultime settimane, sembrava un atleta un po' spento. Dopo il finale burrascoso del Giro d'Italia, aveva preso parte al Giro della Svizzera. Era parso in forma, però, l'ultimo giorno, le aveva buscate nella tappa a cronometro. Era entrato nell'ordine di idee di tentare l'avventura al « Tour ». Gli avevano risposto di no e la sua richiesta, ad esser sinceri piuttosto intempestiva, gli era costata l'amarezza di una porta sbattuta In faccia. Il morale del ragazzo brianzolo, evidentemente, ne aveva risentito. Come Uni la gara a tappe francese, Motta ritornò all'attività. Tante corse e altrettante sconfitte. Tutti'gli montavano guardia stretta e Gianni si vendicava spianando la strada verso il trionfo ai suoi compagni di squadra. Di volta in volta si trasformava da capitano In gregario e la sua « Casa » — la « Molteni » — alla resa del conti, si dichiarava soddisfatta. Motta, dal canto suo, sorrideva a denti stretti. Si avvicinavano ì campionati del mondo e qualcuno, sotto sotto, prendeva a mormorare che l'atteggiamento dell'atleta lombardo era un atteggiamento di comodo, un atteggiamento che mascherava sotto il velo della generosità una condizione meno che mediocre. Motta contro Gimondi, Gimondi contro Motta. Se l'uno e l'altro persero il titolo italiano, a Motta, comunque, rimase la consolazione di vedere il suo « coéquipler » Balmamion vestito di bianco, rosso e verde. Venne la gara di Pescara, nessuno dei «grandi» volle o seppe battersi con lodevole slancio, finirono insieme In trentuno sul traguardo. Si impose Zandegù. E Motta scese di sella pallido come un cencio lavato. E 1 pessimisti di natura scrollarono il capo, quel pallore altro non era che la conferma di un atleta giù di corda, un atleta che sarebbe stato incluso nella compagine azzur¬ ra, ma che, alla fin fine, mai aveva fornito una dimostrazione pratica di essere in stato di grazia. Parole, parole, parole. Motta stava zitto e storceva 11 naso. Gimondi, secondo il nuovo sistema di assoluta liberalità instaurato dai dirigenti italiani, era in grado di andare per l'Europa a raccogliere quattrini in « tournée », lui, invece, era- aspettato alla prova con una certa aria di diffidenza. La stessa atmosfera della vigilia della « Tre Valli » non si presentava troppo favorevole per il capofila, della « Molteni ». Gli facevano dire ohe si sarebbe impegnato allo spasimo per emergere alla distanza. Ma, in cuor suo, il brianzolo si concedeva qualche sospiro, il «dover» vincere rappresenta pur sempre un impegno gravoso. Il ruolo di favorito generale è poco piacevole: perché, se si centra il bersaglio, la cosa è normale, mentre, se non si raggiunge l'obiettivo, sono guai, qua e là si comincia ad insinuare di cattiva forma, di momento delicato, di grossa delusione. Non basta. C'è, infatti, modo e modo di vincere. C'è, anche in ciclismo, la vittoria ai punti e la vittoria per k. o. Ebbene, ieri, Gianni Motta ha vinto per k. o. Ieri Gianni Motta ha messo in fuga ogni, dubbiò, ieri Gianni Motta ha offerto l'ennesima dimostrazione di una notevole classe, alimentata e vivificata dal coraggio che anima i campioni veri. La corsa era sfibrante, tredici giri di un circuito per un totale di 280 km., un circuito rotto da una salitella «romplgambe». Motta, gareggiando sempre nelle posizioni d'avanguardia del gruppo, già si è messo in evidenza al secondo giro, ma il plotone ha reagito ed è tornato compatto. Qualche minuto di cai: ma, quindi hanno preso il largo Zancanaro e Anni. Motta non ha frapposto indugi. Si era appena al settantesimo chilometro e Gianni ha spinto alla controffensiva una pattuglia composta da Brunetti, Vendemmiati, Carletto, Neri, De Prà, Laghi, Carminati e Colómbo. Il drappello di Motta si sbrigava, al 72° km. piombava su Zancanaro e Anni. Undici al comando, gli altri dietro. Motta, con l'apporto in particolare di Anni, di De Prà e di Colombo, aumentava il ritmo, il plotone sbagliava a non rispondere immediatamente, sbagliava pensando che mancavano ancora all'arrivo più di 200 km. e che quindi l'azione si sarebbe ben presto risolta in un breve episodio. Si inanellavano i giri, il vantaggio del gruppetto di Motta a poco a poco cresceva fino a stabilirsi sui tre minuti. Gli uomini all'avanguardia filavano ad una media superiore ai quaranta, rendendo sempre più problematico l'Inseguimento, specie con l'aumentare della fatica, resa aspra da un fastidioso vento contrario. La « Tre Valli », Insomma, si risolveva nella maniera più logica, all'insegna d'una freddezza quasi matematica. Cedeva Vendemmiati, cedeva Colombo, cedeva Carminati. Poi si arrendeva Anni. E, cosi, restavano al comando in sette. Alle loro spalle, si accendevano violente ma brevi fiammate, Dancelli e Dalla Bona si mettevano in evidenza, il loro slancio però veniva contrastato con efficacia dalla « Molteni », da Bodrero, da Passuello e soprattutto da Balmamion, il quale contraccambiava il « piacere » che Motta gli aveva fatto, quando lo aveva « protetto » in occasione del campionato italiano. Penultimo giro. In testa Laghi, piegato dallo sforzo, abbandonava la lotta. Ultimo giro. Motta si rimboccava le maniche per portare a compimento il suo « recital ». Operava un allungo e De Prà e Carletto perdevano contatto. Mollava anche Zancanaro; nella scia di Gianni rimaneva il solo, sorprendente Brunet¬ ti. La strada, In lieve ma costante salita, serviva da inesorabile selezione. Brunetti alzava bandiera bianca, al suo posto, a ruota di Motta, si portava di nuovo Zancanaro. Cento, duecento metri di duello e Motta, scatenato, se ne andava di forza. Un tratto di discesa, un tratto di rettilineo, una curva, un viale, al fondo del viale lo striscione. Primo Motta. Secondo Zan¬ canaro a 19", terzo De Prà a 27", quarto Brunetti a 29", quinto Carletto a 30". Quindi, a un minuto, giungeva Zandegù. Il veneto, sempre nel corso del giro conclusivo, aveva lasciato 11 grosso in compagnia di Taccone é di altri atleti, tra cui Balmamion, Bitossi, Altig, Dancelli e Passuello, e, nel finale, era riuscito a dare una stoccata, sicuro indizio di una felice « verve ». Gli altri seguivano con ritardi maggiori. Motta rilasciava interviste su interviste, il suo eterno sorrisetto stampato sulle labbra. Pareva chiedersi se tutti fossero finalmente convinti. Poi, tanto per onor di firma, si ricordava del campionati del mondo e, in buone maniere, rivolgeva un appello al selezionatori. Motta diceva: « Che ve ne pare? Oggi mi sembra d'essermi meritata la maglia azzurra. E, con me, a mio avviso, oltre naturalmente a Balmamion, se la sono meritata pure Passuello e De Prà». Albani, direttore sportivo della « Molteni », stava a sentire in un angolo. Motta, splendido corridore ciclista, si rivelava anche suadente propagandista. Gigi Boccacini Gianni Mona sorride soddisfano sul traguardo di Varese: ha vinto la Tre Valli staccando tutti gli avversari (Telefoto)

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