I banchieri di Francoforte hanno fiducia nella ripresa di Massimo Conti

I banchieri di Francoforte hanno fiducia nella ripresa La Germania Occidentale esce dalla crisi I banchieri di Francoforte hanno fiducia nella ripresa Conversazione con Kari Blessing, presidente della Banca federale tedesca • € Siamo riusciti a spezzare la spirale dei prezzi e dei salari, abbiamo ridotto H numero dei disoccupati » - Sempre gravo appare la situazione dell'industria automobilistica ■ Speranze nei nuovi rapporti economici con l'Est DAL NOSTHO INVIATO Francoforte, lunedi mattina. Il tracollo che stroncò il boom, in Germania, non è degenerato nel disastro. Ma l'economia non ha risalito la china, la ripresa tarda. Sul terreno di questi dati obiettivi allignano vedute discordi. A Bonn, la capitale parlamentare, non si scorgono indizi di imminente rilancio. A Francoforte, la capitale economica della Germania, le previsioni si confondono già con le speranze. «Va un po' meglio che nei mesi scorsi. C'è un lento miglioramento. Non sono pessimista. Fra l'autunno e l'inverno, forse, avremo 11 rilancio. Il 1968 dovrebbe riportarci la normalità ». Bisogna registrare con cura questi giudizi: me li ha enunciati, in una conversazione di cinquanta minuti, il prof. Karl Blessing, presidente della Bundesbank, la banca federale tedesca. Karl Blessing (67 anni, epurato da Hitler nel '39, dopo un tentativo di limitare, attraverso la Reichsbank, i finanziamenti per il riarmo) è un personaggio chiave nella Repubblica federale, più influente dello stesso Abs, perché i suoi poteri sono sanzionati dalla Costituzione. Per legge la Bundesbank è una istituzione indipendente dal governo. E, in materia di finanza e di economia, sono poche le decisioni del governo che possono sottrarsi al beneplacito del professor Blessing. Ma anche senza guarentigie costituzionali, la bilancia dei poteri fra la banca federale e la Cancelleria appare già sufficientemente equilibrata. All'ombra della Bundesbank operano a Francoforte novanta grandi banche, la più imponente concentrazione di istituti finanziari dell'intiera Germania. Alle casse dei banchieri di Francoforte bussarono, per cinque secoli, imperatori, principi e governanti tedeschi. Erano di Francoforte anche i fratelli Rothschild, fondatori della dinastia. «Ebbene — mi spiega Karl Blessing — in questi ultimi mesi abbiamo cercato di riprendere il controllo della situazione che per noi era motivo di ansietà. Abbiamo avuto successo. Il taglio alle spese pubbliche ed altri provvedimenti sono serviti a contenere la tendenza all'inflazione. Siamo riusciti a spezzare la spirale dei prezzi e dei salari, tornati oggi alla stabilità. Anche U mercato del lavoro sta tornando normale. I disoccupati, che erano 674.000 nel febbraio scorso si sono ora ridotti a 377 mila. La Borsa è in ascesa ». I provvedimenti anticiclici però hanno mortificato la congiuntura, e per questo sono state necessarie azioni di stimolo. Il governo ha varato un programma dì investimenti produttivi, la Bundesbank ha cercato invece di aumentare la liquidità riducendo a più riprese il saggio di sconto e le riserve obbligatorie delle banche tedesche. «Abbiamo immesso nell'economia consistenti riserve: cinque miliardi e mezzo di marchi fino a questo momento. E si continua, tuttora, ad alimentare il mercato del denaro ». La bonaccia, però, perdura. Investimenti industriali, produzione e consumi ristagnano sui livelli del principio dell'anno, fra lievi oscillazioni. Carbone e acciaio, al centro della crisi, restano a indicare l'urgenza di rinnovamenti strutturali. Miliardi di marchi sono stati già spesi dallo Stato per prolungare l'agonia dell'industria carbonifera soppiantata dai gas e dagli olii minerali. Sempre grave appare la crisi dell'industria automobilistica. « L'industria tedesca dell'automobile ha subito contraccolpi. La produzione si è ridotta del 20-25 per cento, la Volkswagen (che è la prima Casa tedesca) non va ancora bene. Per il settore dell'automobile confidiamo in qualche miglioramento. Ma il boom, certo, non si ripeterà ». In questo momento di difficoltà, qualche speranza è rivolta ai Paesi comunisti oggetto della nuova Ostpolitik del governo tedesco. Anche il giudizio di Blessing, su questo punto, è positivo: « Gli scambi con i Paesi dell'Est verranno incrementati. E siamo soddisfatti che anche con la Germania comunista si potranno intensificare i commerci. Molto dipenderà dall'azione degli uomini politici. Però non bisogna sopravvalutare queste possibilità ». Contenuto il tracollo della congiuntura, si presenta ora, al governo di Bonn, il compito del rilancio. Ed è a questo punto che può prendere l'avvio un esperimento di politica economica fortemente condizionato dai socialdemocratici. A Francoforte non si drammatizzano siffatte eventualità. Anzi si ostenta molta fiducia nella prudenza dei socialdemocratici. In fondo è la fiducia nello spirito conservatore della Germania che riesce sempre a temperare le novità, ad assorbire e a neutralizzare le «mode» dei tempi. Lo stesso Blessing non mi pare in ansia per gli esperimenti preannunciati dalla socialdemocrazia. A che cosa si riducono, allora, gli orientamenti del nuovo governo di coalizione, e a che cosa è servita la caduta di Erhard? Blessing contesta che l'ex Cancelliere abbia commesso seri errori di calcolo. Al contrario, le sue analisi della congiuntura gli sono parse sempre limpide, aderenti alla realtà delle cose. «Erhard, che io stimo molto, è un buon economista ». Arrischiamoci a completare il giudizio del presidente: Erhard non fu però in grado di affermare la propria volontà. Massimo Conti Il Cancelliere della Germania federale, Kiesinger, è partito ieri da Bonn per gli Stati Uniti. Domani e mercoledì avrà colloqui a Washington con il presidente Johnson. Nella telefoto è ritratto con la moglie (che lo accompagna nel viaggio) all'aeroporto di Bonn