Una Fiat «Coppa d'Oro» del 1934 vince il Raduno delle vecchie auto

Una Fiat «Coppa d'Oro» del 1934 vince il Raduno delle vecchie auto Una Fiat «Coppa d'Oro» del 1934 vince il Raduno delle vecchie auto Appartiene a Giulio Doni, un giovane industriale di La Spezia - E' stata acquistata per 300 mila lire - Ai suoi tempi era uno dei modelli sportivi più prestigiosi - Tutte le vetture (meno una) hanno scalato il Colle Braida - Assalti di cacciatori di ricordi a Giaveno Le « vecchie signore » dell'autùmobilìsmo hanno concluso ieri il loro 7" Raduno internazionale d'Italia arrampicandosi con grazia e dignità da Avigliana al Colle Braida e destreggiandosi abilmente per le vie di Giaveno in una marcia cronometrata. Sabato, da Viù al Colle del Lys, si era svolta la prima prova. Vincitrice assoluta della manifestazione è risultata la Fiat « 508 » di un giovane appassionato ligure, Giulio Doni, davanti ad altre due vetture della Casa torinese, la « 508 » di Pier Luigi Cavargna Bontosi e la « 514 » di Giovanni Marchetti. Dietro la sigla della macchina di Dani non si cela, però, una veneranda nonnina della strada, ma una auto agile e vivace: la famosa Balilla di tipo sportivo conosciuta in tutto il jnondo con l'appellativo di « Coppa d'Oro », derivatole da una competizione dell'epoca; le « Coppa d'Oro » propriamente dette risalgono al 1935, ma anche i modelli precedenti hanno ormai assunto il soprannome. E' appunto il caso dell'esemplare di Giulio Doni, fabbricato nel '34. La « Coppa d'Oro » è indicata dagli specialisti come una « postvintage ». Infatti, le auto antiche, a seconda dell'anno di costruzione, si dividono in due grandi categorie, « Veterane» e « d'Epoca », e quattro classi: « Ancetre » (vetture prodotte entro il 31 dicembre 1904), « Veteran » (dal 1° gennaio 1905 al 3112-1918), « Vintage » (dal 1-1-1919 al 31-12-1930) e « Postvintage » (1931-1935). Sì tratta quindi di una macchina relativamente recente. Ai suoi tempi fece furore. Motore 4 cilindri a valvole in testa, 995 cmc di cilindrata, 35 Cv dì potenza, 120-130 km. orari, quattro marce. Carrozzeria spi¬ der a due posti, di linea « aggressiva ». I giovani sportivi degli anni trenta facevano pazzie per averne una. Il prezzo sì aggirava sulle 15 mila lire. Giulio Doni, 25 anni, industriale di La Spezia, ha trovato la sua Fiat sportiva in un garage della Riviera. L'ha pagata 300 mila lire, ma ha dovuto spenderne molte altre per rimetterla in ordine e sostituire alcuni pezzi in cattivo stato con ricambi originali. Preferisce non usarla abitualmente. Ai raduni arriva in « 124 », con la « Coppa d'Oro » caricata su un carrello. « Va benissimo — dice —, ma non mi fido a portarla nel traffico di oggi. Un tamponamento, un colpettino, se me la danneggiassero starei veramente male ». Questo amore per le loro vecchie auto accomuna in Europa e negli Stati Uniti migliaia di persone. I club italiani raccolgono mille appassionati, parecchi non si accontentano di una sola macchina ma ne collezionano due-ire. Qualcuno ne possiede dieci-dodici. E' un hobby simpatico e, a sapersi limitare, neanche troppo costoso. Certo, non bisogna puntare, per esempio, su una De Dion Bouton del primi del '900, che sul mercato raggiunge prezzi favolosi. Ieri, questa celebre marca francese era rappresentata da un esemplare del 1903, appartenente all'ingegnere tessile belga Fernand Tiquet che ha impiegato due anni a rimetterla in sesto. Non si è arrampicata al Colle Braida, il suo motore monocilindrico di soli 8 Cv non sarebbe stato in grado di farle superare la salita, che presenta pendenze del 10 per cento. Tutte le altre « vecchie signore», invece, si sono cimentate nella difficile impresa. Sono partite in 44 dalla riva del lago e in 44 sono giunte in vetta al Braida. Alcune hanno ceduto momentaneamente lungo il percorso di 11 chilometri, accostandosi sbuffanti ai lati della strada, a chieder conforto ai camioncini del servizio di assistenza predisposto dalla Fiat. Poi, dopo una « rinfrescatine », sono ripartite con passo lento ma sicuro, come si conviene a chi ha molti anni sulle spalle e tanfi chilometri nelle ruote. La prova di Giaveno si è risolta in una passeggiata turistica, tra la divertita curiosità di molti turisti. Curiosità che qualche volta è trascesa, i soliti cacciatori di ricordi hanno cercato di impossessarsi di qualche « pezzo » tipico, come una tromba o un fanale. Molte vetture hanno rischiato di essere sottoposte ad una specie di spogliarello. Scampato il pericolo, si son ritrovate in serata al Museo dell'Auto di Torino, dove era organizzata la premiazione a cura del « Veteran Car Club » torinese. Coppe, targhe e trofei per tutti, per Giulio Doni, naturalmente, e per i vincitori delle tre prove del Raduno: il belga Tiquet per le « Ancetre », la torinese Maria Pettenella (Fiat « tipo zero ») per le « Veteran », Giovanni Marchetti (Fiat « 514 ») per le « Vintage » e ancora Doni nelle « Postvintage ». Premi particolari sono andati a diversi concorrenti, come l'americano Zacheus Cande, giunto dagli Stati Uniti con una Fiat « tipo 1 ». Michele Fenu Folla di curiosi a Giaveno attorno ad una « vecchia » auto partecipante al raduno