Dure accuse delle Adi ai dirigenti sindacali di Fausto De Luca

Dure accuse delle Adi ai dirigenti sindacali Dure accuse delle Adi ai dirigenti sindacali «Sono ambigui, dicono una cosa e ne fanno un'altra» ha affermato un oratore al convegno di Vallombrosa - Discussi i modi per migliorare la condizione operaia nella « società dei consumi » (Dal nostro inviato speciale) Vallombrosa, 30 agosto. Al Convegno delle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani) in corso a Vallombrosa, l'economista Siro Lombardini, dell'Università di Torino, ha oggi prospettato la possibilità di migliorare la condizione operaia nella società dei consumi, che è il tema centrale del dibattito. Siamo ormai in una fase dello sviluppo economico — ha detto Lombardini — in cui si producono beni di- consumo non perché imposti dal progresso tecnico, ma perché voluti dalle grandi imprese per ragioni di profìtto privato. E' possibile, quindi, introdurre dei cambiamenti e riportare la produzione al soddisfacimento di bisogni obiettivi. Questa correzione di indirizzo può essere attuata dai lavoratori attraverso la partecipazione alle decisioni economiche dell'impresa, delle regioni, dello Stato. Modificato in tal modo il meccanismo di sviluppo e ridata iniziativa ai lavoratori, potrà essere fugato lo spettro di una società in cui tutte le classi siano schiave, anche spiritualmente, dei sistemi dei consumi. Di queste indicazioni il dibattito ha colto soprattutto quelle più legate alle possibilità di pratica ed immediata attuazione. Qualcuno ha riproposto la tesi del potere politico assunto direttamente dai lavoratori, ma la maggioranza l'ha respinta. « Che significa l'espressione "entrare dentro il potere"? ». si è chiesto Del Piano di Torino. « Nel Parlamento, nel Governo, nel Comune o si è padroni di casa o si è persone dì servizio. Lo strumento di par- tecipazione dei lavoratori deve restare il sindacato ». Ma come organizzare la partecipazione dei lavoratori alle decisioni dell'impresa? Già Lombardini aveva avvertito che ciò deve avvenire senza compromettere l'unità i di direzione aziendale. Numerosi oratori si sono poi chiesti in che modo far assumere questi nuovi compiti a sindacati che ormai hanno gruppi dirigenti burocratizzati. C'è stata la proposta di un sindacalista, De Cesaris, di organizzare una opposizione delle categorie dei lavoratori nei confronti delle centrali sindacali nazionali per smuoverle dalle loro attuali posizioni, giudicate conservatrici. Ma non ha avuto seguito. « Siamo contro l'anarchia », gli è stato replicato. « Bisogna invece spezzare l'ambiguità dei sindacati i cui dirigenti dicono una cosa e poi ne fanno un'altra, bisogna eliminare il distacco con la base rinnovando i dirigenti delle confederazioni ». A questi entusiasmi si è contrapposto il pacato ragionamento del gesuita padre De Rosa della « Civiltà cattolica », il quale ha invitato a tener presente che per un cristiano la realtà terrena è sempre una realtà ambigua, che contiene valori e controvalori, e così la società dei consumi libera l'uomo dalla miseria, ma nello stesso tempo lo disumanizza e lo allontana da Dio. « Che fare? Opporsi è un'impresa disperata poiché anche la società dei consumi », ha detto De Rosa contraddicendo Lombardini, « è una tappa inevitabile dello sviluppo storico in quanto prodotto del progresso scientifico e tecnologico. Non è vero che o si cambia tutto o non c'è niente da sperare. Bisogna umanizzare questa società dall'interno. Anch'essa è infatti una tappa per giungere, sia pure con fatica e difficoltà, al regno di Dio ». Su un altro piano un invito al realismo, a non lasciarsi trascinare dall'ottimismo di Lombardini, è venuto anche dall'on. Donat Cattin il quale ha sostenuto che nel sistema di mercato è diffìcile se non impossibile per il sindacato contrattare con l'impresa le decisioni economiche. Tutti i tentativi di inserimento dei sindacati nelle decisioni aziendali come in quelle della programmazione nazionale sono del resto esposti al rischio di una mistificazione per cui il sindacato entra a far parte del sistema e ne diventa schiavo. Volgendo alla chiusura la discussione ha registrato una vivace impennata dell'aclista Marco Boato, di Venezia, che ha attaccato padre De Rosa accusandolo di determinismo per aver definito la società dei consumi una tappa inevitabile dello sviluppo storico. « Dire poi che questa società è comunque un ponte verso il regno di Dio è addirittura una mistificazione, perché allora qualunque società realizza tale ponte ». Domani la conclusione con la replica del presidente delle Acli. Livio Labor. Fausto De Luca

Luoghi citati: Torino, Venezia