I lavoratori cristiani rilevano la profonda crisi dei sindacati di Fausto De Luca

I lavoratori cristiani rilevano la profonda crisi dei sindacati Il convegno delle Adi a Vallombrosa I lavoratori cristiani rilevano la profonda crisi dei sindacati Gli oratori hanno sottolineato la necessità che si giunga il più presto possibile all'unione di tutte le forze sindacali - Soltanto così esse potranno avere un ruolo primario nell'attuale sistema economico - Intervento del sottosegretario Donal-Cattin (Dal nostro inviato speciale) Vallombrosa, 29 agosto. Il tema della libertà dell'uomo nella società del benessere, sul quale le Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) stanno discutendo da tre giorni a Vallombrosa, è stato trattato oggi, in termini più concreti, in rapporto al destino del sindacato nei sistemi economici altamente industrializzati. Concorde è stata la denuncia della profonda crisi in cui si trovano le organizzazioni sindacali. Geromin, di Torino, è stato chiaro e sintetico: « Oggi non esiste il padrone, ma la società per azioni », egli ha detto. « L'azienda moderna subisce le pressioni del mercato e tende ad adeguare gli organici alle mutevoli esigenze, con la conseguente fluttuazione nel numero degli occupati. L'ammodernamento tecnologico costringe gli operai ad una continua trasformazione dei metodi di lavoro. Il sindacato deve rendersi conto che il suo potere diminuisce, mentre aumenta guelfo dell'azienda. Per contare di più, le forze sindacali devono unirsi ». Il tema dell'unità sindacale ha dominato tutti gli interventi, apparendo come una meta alla quale è necessario arrivare prima di poter rispondere ai più angosciosi interrogativi sul ruolo del sindacato nel sistema economico neocapitalistico. Aprendo la discussione, il vicepresidente delle Acli, Vittorio Pozzar, si era chiesto se il sindacato debba avere un ruolo di opposizione globale al sistema economico, oppure integrarsi in esso. Tra i due estremi egli aveva indicato la formula della « partecipazione attiva del sindacato alla vita e allo sviluppo della società». Tale partecipazione ha la sua premessa nell'autonomia del sindacato dai partiti, dal Parlamento, dai pubblici poteri e dall'impresa. L'autonomia, a sua volta, è possibile soltanto con l'unità sindacale. D'accordo con l'autonomia e con l'unità sindacale, i congressisti non hanno fornito alcun contributo ad una migliore definizione della troppo generica formula indicata da Pozzar. In tutti i discorsi l'accento è stato messo, con pessimismo, sul declino del sindacato e sul pericolo che esso diventi parte del sistema economico. Uno dei segretari della Cisl, l'on. Baldassarre Armato, ha cercato di introdurre una nota positiva. Egli ha detto che i lavoratori devono avere «più potere» (non « tutto il potere », secondo la formula leninista, egli ha precisato) e il sindacato deve avere un ruolo di effettiva rappresentanza degli interessi del mondo del lavoro. In concreto: gestione del collocamento, del reddito previdenziale, della politica di riadattamento della mano d'opera, sviluppo del sindacato al livello dell'impresa; negoziazione aziendale dell'intero salario. Ma queste indicazioni sono state ritenute insufficienti dal sottosegretario alle Partecipazioni statali Donat-Cattin, il quale ha detto che « mentre si allarga l'arco di interesse dei sindacati, diminuisce l'impegno sindacale dei lavoratori ». E nemmeno la maggiore forza contrattuale che i sindacati intendono raggiungere o l'influenza sulle decisioni economiche o la gestione del collocamento offrono una via d'uscita al dilemma sul ruolo del sindacato. Unità sindacale ed autonomia sono condizioni necessarie di maggior potere, ma l'obiettivo generale che il sindacato deve porsi è quello della libertà del lavoratore. Il convegno proseguirà domani i suoi lavori con una relazione del prof. Siro Lombardini, di Torino. Fausto De Luca f

Persone citate: Baldassarre Armato, Cattin, Donat-cattin, Geromin, Siro Lombardini

Luoghi citati: Torino