Il funzionario cinese a Roma dice «La nostra tolleranza ha dei limiti» di Lamberto Furno

Il funzionario cinese a Roma dice «La nostra tolleranza ha dei limiti» Stravaganti dichiarazioni fra striscioni rossi e versi di Mao Il funzionario cinese a Roma dice «La nostra tolleranza ha dei limiti» Liu Jo-ming, capo della missione economica di Pechino in Italia, non ha fatto « annunci sensazionali » - Violente accuse alle autorità italiane «responsabili di aver bloccato la "Liming" con atti fascisti» - Un solo accenno a possibili negoziati: «Chi ha fame e sete deve accettare condizioni» - Forse la "Liming" partirà da Genova quando arriverà l'altra nave cinese {Nostro servizio particolare) Roma, 26 agosto. Accollato nell'uniforme nera di foggia militare, Liu Joming, vice capo della missione economica cinese in Italia ha tenuto stasera a Roma l'annunciata conferenza stampa. Non ha fatto annunci sensazionali: s'è limitato a confermare che la soluzione del « caso Liming » spetta alle autorità italiane, responsabili di averlo creato con « atti fascisti », « con il blocco illegale dalla terra e dal mare ». La disputa può essere superata — ha precisato — se il governo italiano correggerà « gli errori commessi », ma non ha detto come. La sensazione prevalente, autorizzata dalle violente accuse e dal tono talora adirato con cui le ha pronunciate» è che la soluzione della vertenza non sia proprio imminente. Liu Jo-ming ha accennato all'arrivo di un'altra nave, la « Yuchang » per i primi di settembre « in un porto italiano »: non ha detto in quale porto, « potrà essere Genova, Venezia, Savona ». E' probabile che la « Liming » salpi le ancore da Genova, malgrado la. disponibilità distensiva mostrata dall'Italia, quando attraccherà la « Yuchang ». Rientrato ieri da Genova, dopo il colloquio di due ore con il dottor Giuseppe Scala, direttore generale dell'Istituto per il commercio estero, il signor-Liu ha ricevuto i giornalisti italiani, escludendo quelli stranieri, nella nuova sede della missione in una villa sulla Cassia Antica. Sull'uniforme portava, ben visibile, un distintivo di smalto rosso con il profilo dorato di Mao. Anche i suoi collaboratori avevano lo stesso distintivo, ma più modesto secondo un'udente gerarchia. Tutti tenevano in mano il « libro rosso » con i pensieri del « grande timoniere ». La sala era pavesata di striscioni rossi, con ideogrammi maoisti, tradotti in italiano e inglese. Due segretarie, sedute dinanzi ai giornalisti, leggevano con puntiglio e in silenzio le massime di Mao. Liu Jo-ming ha introdotto il discorso con una citazione. Poi ha rifatto la nota storia degli avvenimenti di Genova. Ha detto che il 13 agosto egli era all'arrivo della nave. Aveva accanto un delegato dell'Istituto Commercio Estero. V'era atmosfera cordiale. La «Liming» è giunta inalberando le tre scritte, due di saluto al popolo italiano, l'altra che paragona i « reazionari agli stupidi » i quali, secondo un proverbio cinese, « sollevano la pietra per lasciarsela ricadere sui piedi ». Liu Joming ha affermato, per la prima volta in due settimane, che il delegato dell'Ice non eccepì nulla alle scritte. Disse: « Va bene per tutte le citazioni di Mao; non c'è problema ». « Ma poi — ha proseguito Liu — il voltafaccia: le autorità italiane ordinarono illegalmente di rimuovere le citazioni del presidente Mao ». Eppure — ha chiarito — i marmai cinesi hanno « il sacro diritto di esporre sulla loro nave gli striscioni con i pensieri di Mao »: vogliono studiarli. La richiesta italiana, conforme al diritto internazionale che vieta la propaganda politica nei porti stranieri, è stata definita da Liu « un atto fascista », « ima provocazione politica contro il popolo cinese creata dalle autorità centrali di Roma ». Il cinese ha sferrato un attacco durissimo, sostenendo che se le autorità italiane si identificano negli « stupidi reazionari », significa che sono al servizio dell'imperialismo. « Considerandoci nemici, le autorità itali"1-3 hanno inviato poliziotti armati che hanno circondato la nave, da terra e dal mare, attuando i provvedimenti fascisti di non fornirci l'acqua e i viveri » ma noi cinesi — ha scandito con vigore — « non temiamo la morte ». Ha precisato che chi « si trova nella necessità di bere e di mangiare deve accettare condizioni »: è stato il solo accenno a un negoziato forse tuttora in corso. Poi le minacce: « Devo seriamente tenere presente che la tolleranza del popolo cinese ha un limite; se le autorità italiane continueranno a minacciare il commercio italo-cinese e i traffici marittimi e non terranno conto degli ammoni¬ menti, risponderemo con fermezza ». Liu Jo-ming ha tentato di giustificare il processo pubblico e la limitazione della libertà del dottor Francesco Manzella, capo della missione economica italiana a Pechino, con la « reazione rivoluzionaria » e legittima. Le misure contro Manzella — ha confermato — sono state abrogate ieri, contemporaneamente all'annuncio ufficiale dell'Italia che egli, Liu Jo-ming, ha totale libertà di movimento. E ha concluso citando questo pensiero di Mao: « Se dipendesse da noi non combatteremmo neppure un giorno; ma se le circostanze ce lo impongono, possiamo combattere fino in fondo ». Lamberto Furno Il funzionario cinese Liu Jo-ming durante la conferenza stampa (Telefoto Ansa)

Persone citate: Francesco Manzella, Giuseppe Scala, Manzella, Mao