L' Irraggiungibile collina

L' Irraggiungibile collina Torino era una bella città circondata di verde L' Irraggiungibile collina In basso le costruzioni hanno divorato boschi e prati - Ovunque muri di cinta e divieti di accesso - Rimangono spazi liberi lungo la " panoramica " - Ma bisogna avere l'automobile o sostenere una spesa non indifferente per i trasporti pubblici Dove si può fare una merenda all'aperto? - I divieti al Colle della Maddalena Dalla città, la collina torinese appare ancora come uno sfondo suggestivo e in alcuni, .punti conserva una bellezza così selvaggia da far quasi dimenticare le costruzioni che malgrado tutto non sono riuscite a deturparla. Sembra un rifugio fresco e accogliente. Ma avviciniamoci e l'illusione scompare. Anche questa grande riserva naturale, che qualche decennio fa sembrava inesauribile, si chiude sempre di più alle passeggiate dei cittadini. Innanzitutto, c'è la grande fascia di cemento che taglia la collina al piede. La città è avanzata oltre il Po, si è spinta fino a 400 metri di altitudine: case, ville, condomini, si sono addensati sempre più fitti, inghiottendo boschi e prati. Permessi ottenuti prima che il piano regolatore divenisse operante hanno consentito alla speculazione edilizia di dilagare. Già insufficienti di per sé a garantire uno sviluppo discreto e ordinato, che rispettasse la fisionomia collinare, le norme del vecchio piano sono state spesso violate nello spirito, se non nella lettera: quattro piani dove soltanto tre erano tollerati, trasferimenti di cubatura, attici arretrati. Tutti gli espedienti sono serviti per infittire il tessuto urbanistico e la popolazione. Oltre questa fascia, i nuovi vincoli più restrittivi hanno permesso di salvare, almeno in parte, gli alberi e il verde. Ma per l'occhio soltanto: guardare e non toccare. Anche qui si è costruito dovunque era possibile e i terreni vincolati a parco o giardino, attorno agli edifici, sono stati recintati. Da Superga a Cavoretto, qualunque strada si imbocchi procede per chilometri stretta fra muri e cancellate. Chi scelga la collina come meta di una gita domenicale, deve salire fin quasi al crinale per trovare ancora spazi liberi e boschi a disposizione di tutti. La nuova « strada panoramica » è incantevole: corre tra pini, abeti, castagni, querce, qualche cipresso. Nei tratti brulli sono state fatte nuove piantagioni, che fra qualche anno saranno rigogliose. Su: due lati della strada, vige il divieto di costruzione: è stato eluso purtroppo da chi era titolare di diritti preesistenti, ma c'è da augurarsi che d'ora in avanti sia fatto rispettare con giusta severità. Qui c'è pace e verde per tutti. Ma sono posti lontani, per raggiungerli ci vuole l'auto. Chi la possiede, non ha certo bisogno di venire I quassù: può scegliere per il suo week-end la montagna, i laghi, il mare. Per i meno abbienti, ci sarebbero i mezzi pubblici. Nel periodo di Ferragosto, sono stati intensifi- j cati e chi ne ha approfittato ha avuto grosse delusioni: lo i testimoniano parecchie lettere giunte a « Specchio dei \ tempi ». Prima di tutto, il tempo e la spesa. Si deve prendere il tram per arrivare ai piedi della collina, poi l'autobus, il filobus o la cremagliera per i raggiungere, oltre la fascia di costruzioni e i terreni cintati, il verde libero a tutti. Fra andata e ritorno, per una famiglia con due bimbi, si spendono un paio di biglietti da mille e si impiegano ore. Poi, gli assurdi divieti. Nel parco della Rimembranza, ad esempio, è vietato entrare con pacchi. Si vuole evitare che i visitatori insudicino con i resti del loro «pic-nic » questi luoghi, dedicati a sacre memorie. E' giusto. E' diffusa, senza dubbio, una grave mancanza di rispetto per i luoghi pubblici e di senso del decoro. Ma, per ovviare all'inciviltà e ali'ineducazione, come al solito si è scelta la via più facile; che è anche la più avvilente per il cittadino: due vigili all'in¬ gresso. Non si poteva delimitare alcune zone, fornirle di panche e tavoli rustici e destinarle alla merenda sull'erba? I cestini per i rifiuti e qualche spazzino avrebbero provveduto alla pulizia. La collina è irraggiungibile e proibita, i giardini trascurati, i parchi frequentati dalla malavita, i viali trasformati in parcheggi. Conclusione: chi ha poco tempo o scarsi mezzi, non può evadere con una breve e distensiva passeggiata dalla città che è diventata una prigione di cemento, malsana e rumorosa. Migliaia di bimbi crescono qui, esposti ai pericoli della strada, in angusti cortili senza un filo d'erba, che sono come pozzi tra le quattro pareti degli alveari uma¬ ni. In più i cortili sono gremiti di auto, gli inquilini protestano per le grida dei bimbi. Che cosa devono fare i nostri ragazzi? La città si preoccupa ben poco di dare loro sfogo, corse sui prati, aria libera, cioè salute. In Canada — scriveva l'altro giorno Luciano Curino — fra i grattacieli si stendono parchi immensi e perfettamente tenuti. Ci sono frequenti cartelli che dicono: « Please, walk on the grass »: prego, se ne avete voglia, camminate sull'erba. I torinesi non chiedono tanto. Sognano un Valentino pulito, piccole oasi di verde in città, giochi ariosi per i ragazzi e qualche prato accessibile in periferia. E' un sogno irrealizzabile?

Persone citate: Luciano Curino

Luoghi citati: Canada, Torino