Quando l'oro non basta di Ferdinando Di Fenizio

Quando l'oro non basta Quando l'oro non basta II « Gruppo dei Dieci » ebbe a riunirsi a Londra, a livello dei Ministri, il 17 ed il 18 luglio scorso. Sembrava fosse possibile raggiungere un accordo, in tema di riforma del sistema monetario internazionale. Non fu purtroppo così. Fra i paesi anglosassoni, da un lato, ed il Gruppo dei Sei della Comunità europea dall'altro, si manifestarono profonde disparità, sui criteri da seguire circa i nuovi creandi strumenti di riserva, Le questioni tecniche furono demandate ad esperti. Le trattative ritornano, pertanto, ai Ministri che si riuniscono oggi a Londra. * * Conviene riassumere i problemi attorno ai quali si va discutendo, in seno ai Dieci, dal settembre '65. Le autorità monetarie di tutto il mondo (ma specialmente quelle appartenenti ai paesi economicamente più progrediti, rappresentati nel «Gruppo dei Dieci ») vanno ricercando un meccanismo per meglio adeguare la liquidità internazionale alle occorrenze degli scambi mondiali, che aumentano di un 40A l'anno. Che s'intende, però, per «liquidità internazionale »? Quell'insieme di messi di pagamento che sono accettati da tutti. Appartengono alla liquidità internazionale: l'oro, le cosiddette monete riserva (cioè specialmente dollari e sterline); infine, le altre « posizioni di riserva », in particolare i diritti di prelievo sul Fondo monetario. Tutte queste disponibilità costituiscono le cosiddette « riserve globali » e l'auspicata riforma del sistema monetario si esprime nella speranza d'ottenere, mediante una politica concordata, l'aumento necessario della liquidità, senza determinare, nel mondo intero, né fenomeni di inflazione, né di deflazione. * * Come è avvenuta la creazione delle riserve globali, negli ultimi anni? Risponde un'indagine pubblicata dalla Banca dei Regolamenti Internazionali. L'oro, purtroppo, giova poco ad incrementare questa liquidità. Quello di nuova estrazione è ormai destinato ad usi industriali ed alla tesaurizzazione. Stati Uniti d'America e Regno Unito hanno in passato contribuito, in modo assai robusto, alle riserve globali (di liquidità). Tuttavia, il mondo intero è oggi meno disposto ad accrescere ancora le sue riserve di dollari e di sterline (ed i paesi anglosassoni condividono quelle esitazioni). Negli ultimi dieci anni, le riserve globali sono allora aumentate, soprattutto per merito dei paesi appartenenti al « Club dei Dieci », esclusi però dal computo Stati Uniti e Regno Unito. Orbene, le discussioni che si manifestano in seno al Gruppo prendono le mosse, per l'appunto, da questa realtà. I Sei della Comunità europea sono già oggi i principali offerenti di «nuova» liquidità internazionale, attraverso crediti concessi anche al Fondo. E ciò che si ricerca sono quelle modificazioni al sistema monetario, a che l'aumento della liquidità non dipenda più da provvedimenti presi volta per volta, ma da misure concordate. Da mesi, facendo qualche progresso, si va discutendo su codeste modificazioni e sulle loro conseguenze. Riassumere codesti dibattiti, sarebbe inopportuno. Diremo soltanto che, nel luglio scorso, sembrava si fosse raggiunto un accordo, in seno ftn.Club.clei Dieci, tra i paesi anglosassoni da un lato, i Sei europei dall'altro, sulla creazione di «posizioni di riserva» da parte di questi ultimi presso il Fondo. Ma rimanevano ancora incerte: l'esatta natura di quelle posizioni di riserva; la misura della loro globale creazione, la distribuzione degli obblighi tra i paesi europei; la contropartita*(in termini di diritti di veto) sul Fondo; le modalità per i recessi, ecc. La discussione londinese riprende su questi punti. Sarà di grande interèsse seguirne le vicende. * * Tuttavia è indispensabile completare oggi il quadro, avanzando anche l'ipotesi opposta: che a Londra non si raggiunga un unico documento conclusivo. Che succederà allora? Nulla di veramente drammatico. Il mondo, anche in mancanza di un accordo tra i Dieci, non è minacciato né dalla deflazione, né dall'inflazione. La creazione di liquidità; pertanto di diritti di prelevamento — anche presso il Fondo —- continuerà per decisioni di singole banche centrali o, più in generale, di Autorità monetarie, agendo altri valorosi organi di collegamento come la B.R.I. Secondo una rilevazione pubblicata dalla Banca d'I¬ talia, gli accordi reciproci di credito fra banche centrali — stipulati fra il 1962 ed il 1966 — hanno riguardato, nel primo anno, un ammontare globale di soli 900 milioni di dollari; nell'anno più recente, l'ammontare globale di 4500 milioni di dollari. Piuttosto — nell'eventualità di un mancato accordo —-le conseguenze più evidenti saranno queste. La posizione dei paesi più industrializzati si manifesterà come alquanto indebolita, rispetto a quelli in via di sviluppo, che stanno convergendo su poderosi aggruppamenti. L'influenza di questi ultimi, anche sul Fondo, si accrescerà. Nell'ambito più strettamente monetario, la posizione del dollaro e della sterlina, sul mercato dei cambi, tenderà ad indebolirsi, ed i compiti dèi cosiddetto « pool dell'oro » diverranno più pesanti. In definitiva, da un mancato accordo, risentiranno in pàrticolar modo le bilance dei pagamenti inglese ed americana. Il resto dipenderà da conseguenze destate da quelle prime conseguenze. Maùic* prattutto dai provvedimenti d'intervento, da parte di singoli governi. Su ciò è inopportuno avanzare previsioni. Ferdinando di Fenizio

Luoghi citati: Londra, Regno Unito, Stati Uniti, Stati Uniti D'america