Atmosfera di terrore in provincia di Nuoro di Gigi Ghirotti

Atmosfera di terrore in provincia di Nuoro Atmosfera di terrore in provincia di Nuoro (Dal nostro inviato speciale) Nuoro, 23 agosto. L'insicurezza aumenta in provincia di Nuoro dopo il nuovo grave episodio di banditismo di cui è rimasto vittima il giovane laureato Gianni Caocci, figlio di un oculista di Cagliari. Ora che le luci si spengono, della grande estate turistica sarda, si ha l'impressione che sulla provincia di Nuoro stia per calare la notte fonda, che spaventa gli onesti e favorisce i violenti. « Io ho paura a mettere un abito nuovo, una cravatta nuova », mi diceva stasera un impresario edile del Nuorese. Giorni fa un pastore si presentò al presidente del Tribunale al fine —- dice il verbale — « di rivolgere rispettosa istanza di essere assegnato al soggiorno obbligato per un periodo non inferiore agli anni due ». Dopo un fulmineo sguardo al fascicolo penale del giovanotto, il giudice lo ha all'istante accontentato. E così uno dei prossimi giorni scenderà dal treno in una stazionaria della provincia di Cuneo, questo pastore nuorese. Salvatore Nocco, età sui trent'anni, forse il primo confinato volontario che si ricordi nella storia del domicilio coatto. Prima di uscire dallo studio del giudice sembra che il Nocco abbia confabulato con il suo legale, l'avv. Bruno Bagedda, che lo accompagnava. « Be', che c'è ancora? », domanda il presidente. « Nulla, il mio cliente vuol sapere se si potrebbero i assegnare al confino anche i suoi fratelli ». Essendo incensurati, i fratelli del Nocco non potranno, per ora, essere ammessi a godere della libertà. Della libertà vigilata, che implica, sì il fastidio di farsi vedere ogni sera alla caserma dei carabinieri, ma anche il vantaggio di riscuotere il sussidio giornaliero, di avere un vitto, di sperare in un lavoruccio nel Continente. In ogni caso, il confinato ha il piacere di vivere indisturbato, lontano dalle tentazioni e dai pericoli che la vita pastorale del Nuorese ogni giorno comporta. Mai il pastore sardo si è sentito tanti occhi addosso e tanti cannocchiali. Lo investe il sospetto di essere complice dei malfattori, che infestano le campagne nuoresi; lo accompagna la truce fama di essere lesto di mani. A Orgosolo, il paese capoluogo di quest'ispido mondo pastorale, e in molti altri paesi del Nuorese, di un pastore che ingrossa il gregge con le pecore altrui si dice che è « baiente » (valente, bravo), e d'un'anima persa, di uno zuccone qualsiasi si dice: « Ma quello? Quello non saprebbe rubare neanche un agneltaccio! ». E' una società che si è costruita così, nei millenni, la sua « scala dei valori »: valori morali, intellettuali, economici. Chi avesse in mente l'arcadica immagine del pastorello con lo zufolo o la zampogna, si disinganni. Magari la radiolina a transistor, quella sì. Ma per il resto, gambali ai piedi, bisaccia a tracolla, e via con le greggi, per monti e solitudini. Racconta l'industriale Catte, liberato ieri dai briganti, di aver camminato a piedi, durante i venti giorni della sua prigionia erratica, senza mai dormire né in case coloniche né in ovili, senza mai udire né il rombo di un'automobile né il latrato di un cane, né altra voce tranne quella dei briganti che lo trascinavano seco, mascherati loro, incappucciato lui. Peppino Catte ha 43 anni. Le sue fotografie, scattate ieri sera a Mamoiada, lo mostrano barbuto e incanutito, invecchiato di trent'anni. In quale altro territorio, in Italia e in Europa, una persona sequestrata avrebbe potuto essere condotta a spasso per venti giorni in queste condizioni? Ma se i briganti con il loro prigioniero al guinzaglio avessero incontrato anima viva, credete proprio che costui si sarebbe precipitato giù dalla montagna per dare l'allarme alla prima caserma, lasciando tra l'altro incustodito il gregge? Per tradizione, il pastore fingerà di noni vedere nulla, perché la legge è lontana e vicino è invece il mitra del brigante. Non è da meravigliarsi se queste ondate di delitti si susseguono con tanta frequenza nel Nuorese, perché l'interno della Sardegna, come Dio l'ha fatto gli uomini hanno conservato: la Regione, lo Stato, i Comuni, gli onorevoli e gli industriali, i turisti e i poliziotti, gli uomini di scienza, di tecnica, di teologia morale, di lettere e di arti, tutti sono passati senza lasciare un segno. La fotografia pittoresca, il saggio, il romanzo, il porcellino arrosto, il ballo in costume. E poi? E poi nulla. « La provincia di Nuoro giace nel fondo del pozzo della depressione europea », mi dice il segretario regionale del partito repubblicano, Raffaello Puddu. « La vita pastorale è la matrice biologica del banditismo », mi dice il segretario provinciale della democrazia cristiana nuorese, Angelo Roych, animatore della battaglia per rompere, in qualsiasi modo, con tutti i mezzi, l'ispida clausura in cui il brigante ed il pastore, insieme, allignano. L'appeJlo del presidente Saragat all'esame di coscienza dei sardi è legittimo, con una sola avvertenza che soltanto da pochi anni, e, purtroppo, solo perché il mitra del brigante ha richiamato l'attenzione pubblica su questa « isola nell'isola », si è cominciato a prendere coscienza del problema. Nuoro e la sua provincia sono sempre state in coda a tutte le programmazioni, a -tutte le preoccupazioni: questa ' era il « banco degli asini » dei funzionari faìlìtt aduniti o sgraditi, e solo da pochi mesi questo concetto è Staio, rovesciato, e infatti l'amministrazione dell'Interno ha scelto Nuoro, e la Sardegna in generale, come banco di prova per la sistemazione dei suoi « giovani leoni »: Nuoro ha un prefetto coni fiocchi, questori e vice-questori tra i più brillanti sono mandati nell'isola a farsi onore, dopo le esperienze della lotta contro la mafia in Sicilia. Ma la Magistratura presenta un quadro pauroso di posti vacanti, il Genio civile si arrabatta con un ingegnere e pochi geometri, le scuole vanno male, industria non se ne vede, l'emigrazione spopola i paesi dei giovani migliori. Né la vista dei baschi blu, un reparto di giovani agenti di pubblica sicurezza, addestrati all'antiguerriglia, può bastare a rassicurare gli onesti. Gigi Ghirotti

Persone citate: Bruno Bagedda, Catte, Gianni Caocci, Nocco, Peppino Catte, Raffaello Puddu, Salvatore Nocco, Saragat