Quando i genitori non sanno educare

Quando i genitori non sanno educare Quando i genitori non sanno educare Spesso l'origine d'una anomalia di carattere del bimbo si ritrova nel particolare ambiente creatosi in famiglia - Il rimedio consisterà allora nell'aiutare più il padre e la madre che il figlio Si è più volte insistito anche da queste colonne, come per lo sviluppo psichico del bambino abbia bensì importanza fondamentale 11 complesso dei fattori ereditari, ma che tra questi s'intreccino profondamente i fattori ambientali. L'ambiente del bambino comincia a costruirsi molto prima che egli nasca: i genitori hanno da tempo cominciato a sognare ciò che dovranno essere o divenire i loro Agli. Paradossalmente si potrebbe dire che due fratelli non hanno mai gli stessi genitori; infatti ogni bambino trova un quadro familiare variato. E nella vita del bambino le persone che vengono a contatto con lui rappresentano le influenze ambientali più importanti. Le attuali trasformazioni che ha subito il nucleo familiare per fattori economicosociali, con i problemi e le nuove condizioni d'esistenza della famiglia contemporanea, motivano nuovi criteri di psicologia e pedagogia familiare, tanto più che va aumentando il numero di bambini con anormalità affettive o del carattere. Questi bambini, dal punto di vista diagnostico, possono essere raggruppati nel grande capitolo degli instabili e dei caratteriali e se ne distinguono alcuni tipi clinici: eccitabili, volubili, iperattivi, impulsivi, insensibili, ipersuggestivi, apatici, ecc. L'opera di profilassi mentale non può ovviamente essere confrontata con quella dell'igiene somatica, poiché nel campo della psicopedagogia non esistono norme tanto concrete sia nell'ambito psicologico sia in quello educativo. Pertanto l'opera di prevenzione primaria delle psiconeurosi infantili più che basarsi su teorie deve svolgersi essenzialmente nella famiglia (e più tardi nella scuola) quasi individualmente. Il bambino viene al mondo con alcuni «impulsi» primitivi, come l'impellente desiderio di alimenti. Prima di nascere egli ha ricevuto nutrimento in continuazione senza il minimo limite al suo desiderio; ben presto la società comincia a porgli dei limiti e a non soddisfarlo in maniera completa. Nel bambino rimane sempre una egoistica volontà di supremazia e le continue limitazioni imposte dalla vita reale, contrastando con quésta volontà istintiva, creano in lui un sentimento cosciente o inconscio della propria inferiorità. Si può dire che soltanto nel sogno e nel gioco egli può soddisfare il suo istinto di dominazione, quasi in una intima protesta contro la realtà. L'educazione del bambino, sia per quanto riguarda l'attività della mente che l'affettività, richiede pertanto un ambiente familiare calmo e sereno, dove venga seguita una direttiva unica, la quale senza comprimere le attività istintive elementari, proceda però senza tentennamenti o pentimenti, in modo da evitare che si stabiliscano quei riflessi condizionati che sono a base delle cattive abitudini in genere dei lattanti e dei bambini più grandicelli. E' importante favorire l'allenamento mentale del bambino grazie al quale egli possa acquisire il corredo necessario di esperienza sul mondo esteriore. Oggi un pubblico sempre più vasto trova accesso alle varie vie d'informazione e così percepisce l'eco dei movimenti di idee scientifiche: ma sovente tale divulgazione è mal compresa. Ad esempio, la dottrina freudiana della psicanalisi ha dimostrato l'effetto dei desideri repressi sul pensiero e sul comportamento e l'importanza dei traumi affettivi sulla genesi di disturbi psichici dell'infanzia; molti genitori ne hanno dedotto che qualsiasi coercizione o proibizione sono nocive e che la disciplina è pericolosa. Così la concezione montessoriana della scuola liberale, che esclude ogni necessità di guida o interferenza da parte dell'educatore, e favorisce in tutti i modi l'incoraggiamento alla iniziativa ed alla acquisizione di esperienze, va anch'essa sfrondata da ogni esagerazione, pur rimanendo nettamente indicata per molti tipi di personalità infantile. E' evidente che la prevenzione primaria del comportamento infantile che devia dalla normalità, non può essere esclusivamente affidata all'empirismo dei genitori, ma bensì alla competenza del pediatra o del neuropsichiatra infantile, i quali dovranno comprendere le ne¬ cessità di quel bambino, conoscere le caratteristiche del suo sviluppo fisico, psichico, sociale ed intellettuale, rendendosi conto dell'influenza esercitata dalle persone dell'ambiente, particolarmente i genitori. Il sorgere del problema del disadattamento del bambino può essere espressione di una turbe psicologica nel genitore; il rimedio consisterà allora più nell'aiutare il padre o la madre che il figlio. prof. Amos Foa Direttore Istituto Provinciale per I1 Infanzia - Torino

Persone citate: Amos Foa

Luoghi citati: Torino