I contadini tedeschi minacciano di aderire in massa al partito nazista di Massimo Conti

I contadini tedeschi minacciano di aderire in massa al partito nazista Sommo 3 milioni, mmsmmmmmo 51 deputati alla Camera I contadini tedeschi minacciano di aderire in massa al partito nazista Negli anni del « miracolo economico » hanno goduto di grandi privilegi protezionistici; ora la congiuntura ha ridotto le sovvenzioni - Il capo della Lega degli agricoltori proclama: «Siamo stati traditi dai governanti» - Contatti segreti con i "leaders" nazisti - Un giornale di Monaco ricorda il sostegno dei contadini a Hitler ed ammonisce: «La storia potrebbe ripetersi» (Dal nostro inviato speciale) Bonn, 21 agosto. Hitler, nelle elezioni del 1930, raccolse consensi quasi unanimi fra la massa degli agricoltori tedeschi. La mitologia del nazismo operava già nelle coscienze. Agli agricoltori secondo il barbarico blut und bodenrecht (« il diritto del sangue e della terra») Hitler assegnava le posizioni più elevate della futura gerarchia sociale, subito dopo i soldati. Avvenne così che per il futuro Cancelliere del Reich votarono in blocco i distretti agricoli della Prussia Orientale, della Pomerania, del Meclemburgo e dello Schleswig-Holstein. Ora le condizioni della Germania appaiono mutate. Una parte delle terre verdi è rimasta dall'altra parte, sotto regimi comunisti: gli junkers, ai giovani d'oggi, sembrano figure di vecchie leggende, e un nuovo Hitler, infine, non si è ancora manifestato. Eppure la storia politica della Germania ha le sue costanti. A rinverdire quelle memorie è stato un personaggio sempre discusso in Germania, Edmund Rehwinkel, presidente della «Lega degli agricoltori tedeschi ». Di Rehwinkel e dei suoi legami con i partiti al governo tutti sapevano, fin dai tempi di Adenauer. E si era anche parlato, in più occasioni, dell'azione condotta dai suoi fiduciari nel Parlamento di Bonn: 51 deputati che rappresentano la volontà di cinque milioni di agricoltori e proprietari terrieri manovrati dallo stesso presidente della Lega. Pochi però, erano preparati a Ma sorpresa, quella che ha seminato sgomento fra i capi politici. Alimentando cupe riflessioni: con un voltafaccia repentino, il leader de.gli agricoltori, -che finoraprofessava convinzioni democratiche, si è rivolto al piccolo movimento neonazista, la National Demokratische Partei, invocando il suo appoggio. Fritz Thielen e Adolf Thadden, i due leaders neonazisti hanno avuto segreti contatti con Rehwinkel, nella sua residenza di Westercelle, in Bassa Sassonia. E come si è sparsa la notizia dell'incontro, il leader degli agricoltori ha dichiarato: « Sarebbe una sciocchezza non dare udienza ai capi di un partito che sta venendo su ». « Allora — gli è stato domandato, — lei appoggia il partito neonazista? ». Rehwinkel ha obiettato che la National Demokratische Partei ha le carte in regola con la Costituzione: e che se voti di agricoltori andassero a quel partito, nelle prossime elezioni, non ci sarebbe nulla di male, anzi... Non è ancora ben chiaro se Rehwinkel intenda convogliare masse di voti verso le liste dei neonazisti, in un prossimo avvenire. O se invece voglia | fondare un nuovo movimento di destra, come egli stesso ha prima annunciato e poi smentito. E' però indubbio che la sua condotta, negli ultimi tempi, suscita allarme. Sono pochi, certo, i paesi dove l'agricoltura gode Ci protezioni simili a quelle concesse alle aziende della Repubblica federale. A sostegno e difesa dell'agricoltura tedesca sono stati spesi, dal 1949 ad oggi, 50 miliardi di marchi. Ed altri fondi ingenti verranno stanziati nei prossimi anni affinché l'agricoltura tedesca possa superare, senza contraccolpi, le fasi più critiche del Mercato Comune. I tipi di sovvenzioni dirette o indirette con cesse agli agricoltori, in Germania, sono scttantuno, e non c'è attività o prodotto, si può dire, che non sia sostenuto dallo Stato: soltanto per il latte, si spesero l'anno passato, 700 milioni di marchi. Eppure le con dizioni dell'agricoltura non sono migliorate, tv'"altro. Su tre aziende della Repubblica federale, due — secon do studi aggiornati — sono passive: i debiti che esse hanno accumulato in questi anni superano già i venti miliardi di marchi. E' poi opinione degli esperti che le strutture di molto imprese sono arretrate. Grave appare anche il disagio dei contadini che dal « miracolo economico » si sono sempre sentiti esclusi. La paga media di un contadino, in Germania, è di 6200 marchi all'anno, cioè il 35 per cento in meno rispetto ai salari dell'industria. La fuga dalle campagne è fenomeno impressionante, in Germania più che altrove. Ridotte ormai al 10,9 per cento della popolazione attiva, le file dei lavoratori della terra si assottiglieranno ancora. Entro il 1975, secondo gli esperti, almeno mezzo milione di tedeschi rinunceranno all'ingrato mestiere per rifugiarsi nelle città. Dall'accostamento di questi dati obiettivi — la liberalità dello Stato e le condizioni dell'agricoltura — scaturiscono ora amare constatazioni: i 50 miliardi di marchi che il governo ha profuso nell'agricoltura, con tutta evidenza, sono stati spesi male. E il denaro pubblico, più che a stimolare un'azione di progresso e di miglioramento, è servito a conservare situazioni molto precarie. « Nessun governante tedesco, — si è detto — ha mai osato porre dei limiti, in tutti questi anni, alle pretese di Rehwinkel ». Per anni gli agricoltori, soprattutto i proprietari di grandi aziende, sono rimasti adagiati sui loro facili privilegi che, per consuetudine poi, sono divenuti diritti inalienabili, o — peggio ancora — sono degenerati in abusi. E' vero, fra le altre cose, che all'ombra delle protezioni statali prosperano imprese che da almeno tre lustri risultano in passivo. E che lavorare in perdita, per parecchia gente, è stato finora un grosso affare. Ha fatto scalpore, fra i tanti, il caso del burro. Montagne di burro vanno accumulandosi nei depositi della Germania. Sono già 50 mila le tonnellate di burro non assorbite dal mercato. Grazie alle sovvenzioni a tutti, infatti, conviene produrre latte e burro: anche se il prodotto poi non viene smerciato. A fare scoppiare la rivolta degli agricoltori è bastato un modesto ritocco alle sovvenzioni per il formaggio (7 milioni di marchi in meno all'anno) deciso dal nuovo governo di Bonn nel quadro dei programmi di risparmio. C'è stata subito una marcia di protesta di 35.000 agricoltori seguita da comizi: « Siamo stati traditi dai capi di - Bonn — ha proclamato Rehwinkel — il nostro compito, ora, è di lottare, uniti, contro il governo ». La sfida è seria perché è volta a difendere un regime di privilegi che la economia del paese, in fase di recessione, non consente più come nel passato. E perché mira, in una, a perpetuare situazioni che non appaiono più tollerabili, né per la Germania, né per l'Europa. Se la cooperazione fra le agricolture europee stenta ancora, lo si deve anche a Rehwinkel, protezionista per principio, più che per necessità. In questo stato di cose i successori di Erhard appaiono sgomenti. Il nazionalismo agrario di Rehwinkel rappresenta una forza politica colossale. Ci si augura di poterla imbrigliare. Ma già si colgono i primi mòniti. Ricordando gli eventi*del- J9J&9Y un giornale di Monaco, iri questi giorni, ha avvertito: «La storia potrebbe ripetersi ». Massimo Conti

Persone citate: Adenauer, Adolf Thadden, Edmund Rehwinkel, Fritz Thielen, Hitler, Holstein