Arese dopo il record dei 1500 metri a Tokio contro i forti atleti americani
Arese dopo il record dei 1500 metri a Tokio contro i forti atleti americani Arese dopo il record dei 1500 metri a Tokio contro i forti atleti americani (Dal nostro inviato speciale) Viareggio, 21 agosto. Gli atleti statunitensi, protagonisti dell'incontro di Viareggio nel quale hanno dato spettacolo dominando italiani e spagnoli, sono partiti nella notte per Roma in pullman e quindi hanno proseguito in aereo per New York. Appena terminate le gare della giornata conclusiva, la pittoresca comitiva ha scaricato i bagagli dalle stanze nel cortile dell'albergo e li ha issati sull'autobus, accompagnando la confusa operazione con grida e risate che hanno svegliato bruscamente molti villeggianti. La squadra ha i suoi assi ed anche i suoi «clowns», fra questi ultimi si è distinto per vivacità il velocista John Wesley Carlos, (10"2 sid 100, 20"3 sui 200 metri), ventiduenne gigante della East Texas State University. Carlos è praticamente « tollerato » dai dirigenti proprio in virtù delle sue grandi doti di sprinter: per il resto lo lascerebbero volentieri a casa. Il vecchio Bob Giegengack, capo della rappresentativa nella « tournée » in Europa, ne parla come di un diavolo scatenato: u Grida, è sempre pronta a far scherzi ai compagni, tiene il giradischi a tutto volume. Insomma è un elemento che disturba la tranquillità della squadra. Però,' è bravo ». L'ultima lite fra l'anziano dirigente ed il giovanissimo atleta negro è avvenuta poco prima della partenza da Viareggio. Giegengack ha rimproverato al suo velocista di avere indugiato troppo alla partenza dei 200 metri per evitare Berruti che era finito a terra al primo passo dopo la partenza: Carlos, pronto ha risposto: « Non sono venuto in Italia per vincere i 200 metri, ma per correre a fianco di un campione olimpionico. Quando Berruti è caduto, mi sono preoccupato più di lui che della gara ». Livio è ancora al centro delle attenzioni, dopo dieci anni di carriera, ed anche a Viareggio è stato fra i più applauditi, malgrado l'incidente. Mentre il torinese ha continuato a gareggiare in Nazionale, della quale è ca¬ pitano, altri sono arrivati alla maglia azzurra e sono già scomparsi dalla scena. Per fortuna, mentre i « vecchi » campioni stanno iniziando la parabola discendente (Frinolli, appunto, e Pamich) altri sorgono pronti a sostituirli. La stagione 1967 sarà ricordata nell'atletica italiana come quella della clamorosa affermazione in campo europeo di un allampanato atleta cuneese, il ventitreenne Franco Arese, allievo di Marcello Pagani al Centro sportivo Fiat. A Viareggio, ieri, Arese ha corso un 1500 metri da grande campione, ha vinto in 3'40"5 (due decimi in meno del suo precedente primato italiano) battendo lo statunitense Day. La nota lieta è stata data dal fatto che il rivale più temibile pe-"- Arese non è stato l'americano, ma il modenese Finelli, secondo in 3'40"7. Ora i tifosi dell'atletica sono già divisi: qualcuno sostiene che presto l'emiliano batterà il piemontese, che il primatista italiano non ha il fisico per reggere a troppe stagioni intense come quella che sta portando a termine di vittoria in vittoria. Cinque anni fa, nei 1500 metri, gli azzurri perdevano anche con i mezzofondisti del Lussemburgo, ora si discute chi sia più forte — a livello europeo — fra Arese e Finelli. Il cuneese, intanto, avrà prestissimo l'occasione per Chiudere l'annata con una nuova dimostrazione di valore. Alle Universiadi (gli italiani di atletica partono per Tokio domani pomeriggio da Roma) si troverà di fronte Von Ruden, lo statunitense che ha vinto i 1500 metri in America-Europa a Montreal. Se dovesse batterlo, Arese compirebbe una impresa eccezionale, confermando che l'atletica italiana non è più legata ai soliti campioni. Arese, Finelli, Del Buono, Pizzi (protagonista a Viareggio di una commovente gara di tremila siepi), Dionisi e Simeon sono atleti che tutta l'Europa già ci invidia. Bruno Perucca Dall'incontro di Viareggio alle eontpetiaioni giapponesi
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