Drammatica avventura di quattro naufraghi d'un motoscafo affondato per una tromba d'aria

Drammatica avventura di quattro naufraghi d'un motoscafo affondato per una tromba d'aria Salvati dopo 22 ore al largo della costa verslllese Drammatica avventura di quattro naufraghi d'un motoscafo affondato per una tromba d'aria Sono stati raccolti dal panfilo comandato da un genovese residente a Torino - Il natante, partito domenica mattina da Marina di Carrara, era stato ghermito verso mezzogiorno dal vortice che lo aveva sollevato - Nella ricaduta si era aperta una falla dalla quale entrava acqua - I passeggeri avevano allora deciso di gettarsi in mare con salvagenti e materassini i Gaetano Zaccanti, uno dei naufraghi del motoscafo « Filippo I », mentre sbarca a La Spezia (Telef. Ansa) (Dal nostro corrispondente) La Spezia, 21 agosto. Una tromba d'aria ha causato il naufragio- del motoscafo d'alto mare Filippo I, che, partito ieri mattina alle 7 da Marina di Carrara con quattro persone a bordo — l'architetto Franco Menconi, presidente dell'Azienda di turismo di Carrara, suo cognato Augusto Bellonì e il prof. Vladimiro Vatteroni, tutti residenti a Carrara, e un anziano professionista originario di Pisa, Gaetano Zaccanti, residente a Milano in vìa Clemente 7' —."non aveva più fatto ritorno nel porto toscano. Nove miglia al largo di Marina di Carrara, ieri verso mezzogiorno e mezzo, mentre sull'intero litorale infuriava una violenta bufera di vento, la tromba d'aria aveva ghermito il Filippo I, sollevandolo per qualche metro nell'infernale vortice d'acqua e facendolo ricadere dì schianto: l'impatto con la superficie ha aperto nella chiglia del potente motoscafo una grossa falla. Come si sono resi conto che stavano imbarcando acqua, i quattro passeggeri hanno indossato i giubbotti-salvagente e gonfiato un materassino di gomma. Hanno quindi lanciato due razzi « Veri », per segnalare la loro posizione e dare l'allarme. Purtroppo nessuno ha scorto i due razzi rossi. Temendo che il Filippo I potesse colare a picco da un momento all'altro, i quattro si sono senz'altro c- .ti in acqua aggrappandosi al materassino di gomma. Le forti raffiche di vento — spirava da terra una forte tramontana con punte massime di 80 chilometri orari — li hanno sospinti ancora più al largo, a sud dell'isola del Tino fra il golfo della Spezia e il litorale versiliese. Aggrappati al materassino di gomma, i quattro naufraghi sono rimasti in balìa delle onde per ben 22 ore: dalle 12,30 di domenica fino alle 10,30 di stamane, quando sono stati raccolti orinai allo stremo delle forze, in preda a choc e con un principio d'assideramento, affamati e assetati, dall'equipaggio di un panfilo battente bandiera inglese, il Pepo II, che al comando del genovese Italo Péllizzettì, residente a Torino, era partito da Viareggio diretto a Varazze. Al momento del salvataggio, aggrappati al materassi no c'erano soltanto lo Zaccanti, l'arch. Menconi ed il prof. Vatteroni. Augusto Bellonì, il più giovane aei quattro, aveva deciso di tentare un'impresa disperata: raggiungere la riva a nuoto per chiedere soccorso, e s'era allontanato già di circa un miglio. Dopo breve ricerca, veniva raggiunto e issato anch'egli a bordo del panfilo salvatore. Alle 8 di questa mattina il Filippo I era stato avvistato a 12 miglia a sud dell'isola del Tino dall'equipaggio della corvetta De Cri stofaro, della Marina miti tare, che per tutta la notte aveva partecipato alle ricerche del motoscafo insieme con le motovedette della Ca¬ pitaneria di porto della Spezia, Viareggio e Marina dì Cari-ara e a un rimorchiatore d'alto mare. Il grosso motoscafo era semisommerso: dal pelo dell'acqua emergeva soltanto la prua. Sulla chiglia era visibile una larga falla di forma rettangolare. Il fatto che dei quattro che erano a bordo non fosse stata trovata al momento alcuna traccia, aveva fatto temere una tragedia. Tutte le ricerche erano state intensificate e ad esse avevano partecipato mezzi.della Marina militare e due aerei del Centro soccorso di Linate. Quando ormai sì temeva il peggio, è giunta notìzia che i quattro naufraghi erano stati presi a bordo del Pepo II. Il grosso panfilo, di proprietà di una società inglese, è giunto alla Spezia verso mezzogiorno. « Credevamo proprio che per noi ormai fosse finita », ha detto appena messo piede a terra Gaetano Zaccanti, che ancora sotto l'effetto delle terribili ore d'angoscia trascorse in mare era in preda a choc e il cui volto era ridotto una piaga per la sferza del vento e la prolungata esposizione al sole., « E' stata un'esperienza terribile. Eravamo ormai tutti allo stremo delle forze ». e. r.

Persone citate: Franco Menconi, Gaetano Zaccanti, Menconi, Vatteroni, Vladimiro Vatteroni, Zaccanti