Forse il banditismo in Sardegna sarà sgominato a colpi di milioni di Giuseppe Fiori

Forse il banditismo in Sardegna sarà sgominato a colpi di milioni Si assottiglia la lista dei fuorilegge alla macchia Forse il banditismo in Sardegna sarà sgominato a colpi di milioni In aprile i malviventi sul cui capo pendeva una taglia erano dodici - Ora sono sei: tre sono stati arrestati, due uccisi e uno assolto - Il latitante sa di trovarsi di fronte a una drammatica alternativa: trattare la cattura e riscuotere lui il denaro o correre il rìschio di essere tradito - Come viene raccontato l'arresto di Luigi Serra (5 milioni di taglia), il bandito che depredò a Cuglieri 40 automobilisti (Dal nostro inviato speciale) Nuoro, 19 agosto. La lista dei fuorilegge colpiti da taglia comprendeva in aprile undici nomi. Giorni fa, il ministero dell'Interno ha istituito una taglia di 10 milioni su un dodicesimo bandito: Giovanni Pirari, il giovane studente nuorese che la notte del 4 maggio, fermato da una pattuglia sulla strada per Bitti, tolse dal cofano un mitra e di sorpresa aprì il fuoco, uccidendo due agenti. Ma nel frattempo in questa galleria dei « superlatitanti » sei nomi sono stati cancellati. Non vi figurano più due uccisi in conflitto (il ventitreenne Antonio Casula, di Ollolai, e lo spagnolo ventunenne Miguel Alberto Asensio Prados, conosciuto col nome Atienza), tre catturati (il venticinquenne Gavino Falconi» di Fonni, il venticinquenne Luigi Serra; di Orune, e il trentatreenne Cristoforo Pira, di Lodine) e un giovane di Bottida, il trentatreenne Francesco Serra, tornato lunedì scorso in circostanze singolari, che diremo, alla condizione di libero cittadino. Nel giro di pochi mesi, dunque, la lista dei latitanti pericolosi si è dimezzata. Cominciamo da Francesco Serra. Era alla macchia da un paio di anni e gli pendeva sul capo una taglia di due milioni. Lo si accusava di molti gravi delitti: fra l'altro, di avere assaltato, il 22 marzo del 1965, l'ufficio postale di Ossi, e di avere tentato una estorsione ai danni del possidente Giovanni Maria Fresu, di Ozieri; in più, gli erano attribuiti undici reati minori. Naturalmente la polizia gli dava la caccia, nei monti del Goceano. Il processo si è svolto la settimana scorsa in contumacia; lunedì la Corte d'Assise di Nuoro ha assolto il latitante con for mula ampia per non avere commesso il fatto da tutte le imputazioni. Solo in apparenza è un caso limite. Spesso il pastore in attesa di giudizio preferisce darsi alla latitanza: evita così la lunga carcerazione preventiva e può influire sul processo assicurandosi testimonianze a difesa, magari compiacenti, e intimorendo gli eventuali testi d'accusa. In questa fase per così dire preparatoria del giudizio non sempre la taglia, specie se di modesta entità, produce effetti. Volendolo, Francesco Serra poteva negoziare la sua cattura: cioè consegnarsi volontariamente alla polizia, con l'intesa che i due milioni della taglia sarebbero stati riscossi dai suoi familiari. Invece i soldi non gli hanno fatto gola: meglio seguire dal covo in montagna l'andamento del processo e aspettare lì di conoscere la sentenza. Diverso il caso di un altro Serra, Luigi, di Orune. Gli si attribuivano un sequestro dì persona e la partecipazione a quella che in Sardegna viene definita la rapina del secolo: una quarantina di auto bloccate alle porte di Cuglieri. con un centinaio di passeggeri depredati. La taglia su Luigi Serra era più consistente: cinque milioni. Lo hanno catturato «baschi blu» e carabinieri il 26 giugno in località Sas Beghinas tra Orune e Nuoro. Ma vediamo come da queste parti raccontano la cattura. Luigi Serra ha trattato: cinque milioni andranno ai suoi familiari tramite persona fidata, che ufficialmente apparirà collaboratore della polizia, colui il quale ha favorito la cattura. Adesso il latitante, che ha mandato a dire dove possono trovarlo, sta seduto su una roccia in attesa dei carabinieri. Ha con sé una valigetta: il vestiario essenziale e un po' di cibo. Ed Web* che i carabinieri ar rivano. Qualche parola convenzionale, poi il fuorilegge dice: « Andiamo pure ». Ma bisogna aspettare. L'operazione è combinata in modo che risulti la presenza anche dei «baschi blu». Soltanto al loro arrivo, caricato su una camionetta. Luigi Serra si av via alle carceri di Nuoro. Certamente, rispetto al reale svolgimento delle cose il racconto si arricchisce di qualche coloritura. Ma anche tolte le frange, la sostanza di questa versione popolare della vicenda appare ai pratici dell'ambiente niente affatto inverosimile. Il latitante colpito da taglia, specialmente se. la taglia è robusta, sa di essere messo davanti a una alternativa, prendersi lui ì milioni, o correre il rischio che altri lo tradiscano, intascando essi ì quattrini. E alle volte si ac cende una gara a chi fa pri¬ ma a mettere le mani sulla cifra promessa. Nel caso di Antonio Casula ha fatto prima un altro. In aprile, quando su Graziano Mesina pendeva una taglia di cnque milioni, per la cattura di Antonio Casula ne erano promessi dieci. Questo dice il grado di pericolosità del ventitreenne fuorilegge di Ollolai. Gli si attribuivano diversi sequestri di persona, blocchi stradali, estorsioni e alcuni omicidi, compresa la strage della notte di San Silvestro di Ollolai (selvaggiamente massacrati due anziani coniugi e un loro nipotino undicenne). Il bandito è morto a fine aprile nella piazzuola di un distributore di benzina alla periferia di Paulilatino: ucciso in conflitto dalle forze dell'ordine, secondo le autorità di polizia; nella versione popolare, che è molto minuziosa e completa di nomi, eliminato da un cacciatore di taglie e poi consegnato già cadavere agli agenti e ai carabinieri. Non ha importanza mettere qui al vaglio l'attendibilità di questa seconda ricostruzione differente da quella ufficiale. E' certo che i banditi ancora alla macchia prestano fede più alle notizie raccolte in giro che alle veline. Sanno 1 che i milioni possono fare gola a tanti, e talvolta ne traggono le conseguenze, giudicando la cattura negoziata il male minore. Ora sono alla macchia, oltre a Graziano Mesina, il trentaduenne Giuseppe Campana, di Orune, il ventiseienne Nino Cherchi, anch'egli orunef", il ventenne Giovanni Pirari, di Nuoro (tutti con taglia di dieci milioni), il ventottenne Mario Copiali, di Pattada, e il trentottenne Ciriaco Calvisi, di Bitti (taglia dì cinque milioni). Nella galleria dei « superlatitanti » rimangono solo questi. Si arrenderanno? Esclusa una simile eventualità per Mesina, pare valida la speranza che Campana, Cherchi e Pirari cedano alle pressioni esercitate ed accettino di consegnarsi in cambio della taglia versata ai familiari. Sono trattative difficili e di lenta evoluzione. Ma l'ottimismo che in questi giorni è possibile cogliere nelle dichiarazioni di qualche dirigente di polizia non deve essere arbitrario. Nel giro di poche settimane la lista dei latitanti colpiti da taglia dovrebbe ridursi ancora, dopo essersi dimezzata da aprile a oggi. Giuseppe Fiori