I pioppi di Stupinigi

I pioppi di Stupinigi I pioppi di Stupinigi La decisione di abbatterli e sostituirli con altri nuovi è stata criticata in «.Specchio dei tempi» - Ma a torto; si tratta infatti d'una pianta poco resistente, ben diversamente da certi pini e sequoie che vivono 3000 anni Leggo spesso di alberi ultracentenari e millenari, mentre i pioppi di Stupinigi che hanno in media 63 anni sono tanto deperiti da dover essere abbattuti. Non si tratta forse di eccesso di prudenza o di timore di responsabilità? (segue la firma) L'articolo al quale probabilmente si riferisce il lettore, apparso su questo giornale il 29 giugno, chiarisce bene i fatti: sollecitati dal presidente dell'Ordine Maurizìano, il sovrintendente ai monumenti, il direttore dell'osservatorio per le malattie delle piante e l'ispettore forestale dì Torino hanno deciso l'abbattimento di circa due terzi dei pioppi piramidali che circondano la palazzina dì caccia di Stupinigi, in condizioni di deperimento tali da costituire pericolo per la pubblica incolumità, mentre il rimanente terzo, sano e vegeto, può essere conservato. Gli alberi abbattuti verranno sostituiti con altri della stessa specie, già pronti nei vivai dell'Ordine Mauriziano. La notizia è stata variamente commentata: un lettore su « Specchio dei tempi » afferma che non bastano « titoli accademici e cariche importanti per giustificare la distruzione di un bene pubblico». In questo caso però non si distrugge niente: si sostituiscono al- beri vecchi e malandati con altri giovani che cresceranno abbastanza presto e che speriamo si possano mantenere bene per molti decenni. Di proposito, trattandosi di pioppi cipressini, abbiamo parlato di molti decenni e non di secoli. La durata della vita degli alberi dipende da fattori ambientali, dalle eventuali malattie e soprattutto dalla specie. In America si sono trovate sequoie e pini di età superiore ai tremila anni; tra le nostre specie, abeti e faggi possono raggiungere i quattro secoli mentre ai cinque arrivano querce, tigli, olmi, castagni, cipressi, tassi. Il cipresso di Somma Lombardo, distrutto dal fulmine nel 1944, raggiungeva quasi il millennio. Ma le betulle, gli ontani, i pioppi difficilmente raggiungono e superano il secolo. Gli ultimi in particolare sono anche minacciati da molti parassiti, come ben sanno ì pioppicoltori. Tra i pioppi, quello cipressino non è certo il migliore né il più resistente: bell'albero ornamentale, dal portamento caratteristico, è sensibile al freddo intenso, alle gelate tardive e precoci, mentre il vento e la neve rompono facilmente i suoi remi: il legno è attaccato da funghi che provocano marciumi che ne diminuiscono la già scarsa resistenza. Non si conosce con certezza quale sia la patria del pioppo cipressino: è solo sicuro che verso il 1700 esisteva nella pianura padana. Alcuni studiosi ritengono che abbia avuto qui origine dal pioppo nero, per via di mutazioni e che sia stato poi diffuso, anche nella Europa Occidentale e nel Nord America, moltiplicandolo per talea. Si conoscono infatti solo alberi maschili: quelli femminili talvolta segnalati sono forme intermedie tra il pioppo cipressino e il nero. Secondo altri invece sarebbe di origine asiatica (Iran e Paesi vicini) ed importato in Italia vi sì sarebbe ben ambientato e diffuso, tanto da essere erroneamente considerato indigeno e chiamato pioppo di Lombardia o d'Italia. Qualunque sia la sua origine ed anche se trova nella regione padana ambiente ottimo, il pioppo cipressino non è pianta molto longeva né resistente. Afferma infatti l'olandese Houtzagers in un fondamentale studio sui pioppi: «Il suo legno è di cattiva qualità, grossolano, fragile, utilizzabile solo per farne casse », ed aggiunge: «Sebbene il pioppo italico meriti indubbiamente considerazione come albero ornamentale e da viale, è tuttavia di scarso valore, anche in considerazione che è destinato a perire in grande scala, ciò che per altro non si è ancora verificato, sì che deve tendersi a creare un nuovo pioppo italico ». Non vi è quindi alcuna ragione di meraviglia se a soli 63 anni molti pioppi di Stupinigi si trovano in condizioni tali da essere irrecuperabili e da costituire pericolo per l'incolumità pubblica. Ci sembra anche saggia la decisione di sostituirli con altre piante della stessa specie, da tenersi però sotto accurato controllo. Angelo Ortisi l gdel Corpo Forestale dello Stato - RISPOSTE a I L E T T O R I

Luoghi citati: America, Europa Occidentale, Iran, Italia, Lombardia, Nord America, Somma Lombardo, Torino