Vecchie guide sotto le Grandes Jorasses

Vecchie guide sotto le Grandes Jorasses Per festeggiare e dare un premio ed Adolfo Rey Vecchie guide sotto le Grandes Jorasses A quarantanni di distanza si sono ritrovati sotto l'imponente cresta i componenti della cordata che compi la prima assoluta delle Hirondelles (Dal nostro corrispondente) Courmayeur, 18 agosto. La cordata Gaia, Ravelli, Rivetti, con la guida Adolfo Rey, che nell'agosto del 1927, aveva compiuto la prima assoluta della cresta delle Hirondelles, si è ritrovata oggi a distanza di quarant'anni esatti sotto le Grandes Jorasses. Del gruppo faceva anche parte il senatore Renato Chabod, sindaco di Courmayeur e presidente del Club Alpino, che pochi istanti prima aveva consegnato a Rey ormai novantenne la medaglia d'oro assegnatagli dal primo sodalizio alpinistico italiano in premio delle sue virtù, della sua modestia, della sua generosità e del suo coraggio. Vi erano inoltre il conte Titta Gilberti, industriale milanese, alpinista famoso degli anni trenta ed ex presidente delle guide di Courmayeur, e le guide Alessio Croux e Francis Salluard. Il gruppo rappresentava in definitiva gli alpinisti italiani che a suo tempo aprirono vie nuove nelle Grandes Jorasses. L'appuntamento era proprio sotto la montagna. La gente passava numerosa e si fermava a guardare questi uomini con curiosità. Qualche valligiano diretto agli alpeggi si toglieva rispettosamente il cappello di fronte a questi uomini che rappresentano ormai il Gotha dell'alpinismo mondiale. A Rey brillavano gli occhi. La cresta delle Hirondelles è l'ascensione che gli sta più a cuore. Tentata e ritentata dai migliori alpinisti del tempo, aveva respinto tutti. Anche il padre di Rey, il leggendario Emilio, principe delle guide di Courmayeur. Un intaglio nella montagna, un diedro d'una trentina di metri giudicato insuperabile aveva sbarrato il passo a tutti. «Di là— ci dice Rey indicandoci il punto esatto che forma una specie di V — nessuno prima di noi era passato. Anche l'inglese Winthrop Young con la sua guida Joseph Knubel era stato costretto a ridiscendere. Per meglio studiare la via e prendersi una rivincita, l'aveva poi percorsa in discesa con un'altra guida italiana, Lorenzo Croux, di Courmayeur. In cima all'intaglio erano rimasti chiodi dove fissare la corda per aiutarli a scendere ». Così, nel 1927, Adolfo Rey, che allora aveva 49 anni, ai primi di agosto condusse gli amici clienti Gustavo Gaia, di 30 anni, industriale di Biella, Guido Rivetti, di 35 anni, pure industriale di Biella, Francesco Ravelli, di 42 anni, commerciante di Torino, in alcune ascensioni sul Monte Bianco. Lassù ciu al cu no chiese a Rey: « Che cosa ne dice, Adolfo, della cresta delle Hirondelles? Ci piacerebbe farla». Rey, rammentando quel giorni, ci dice oggi: « La osservai a lungo. Era ancora molto innevata^ Non c'era neanche da pensarci. Erano già stati fatti più di trenta tentativi. Anche mio papà aveva tentato. Non ci pensai più. Ma a Courmayeur, qualche giorno dopo, incontrai Alfonso Chenoz; mi disse che prima di lasciarlo ì clienti avevano insìstito perché si portasse un'esplorazione alla cresta. Decidemmo così di provare. Partimmo che era ancora notte. Non sì dormì. Raggiungemmo il rifugio del Freboutze che era giorno. Vedemmo una carovana sul ghiacciaio. Non ci facemmo vedere ed era pomeriggio quando giungemmo ai piedi dell'intaglio. Lo studiai a lungo. Si vedevano, da un terrazzino a lato del diedro, i chiodi di Knubel lassù in cima. Trenta metri circa dì quel solco. Mi legai, cominciai ad arrampicare. Avevamo due o tre chiodi, se ben ricordo — ci dice ancora Rey —, che piantai per aiutarmi a passare il punto più duro. Poi finalmente mi afferrai al chiodo di Knubel. Ero fuori dell'intaglio. Mi raggiunse Chenoz e dopo un'attenta occhiata più in alto ci rendemmo conto che il resto sarebbe andato via liscio liscio ». Ai piedi del ghiacciaio del Freboutze la cordata si è riunita oggi. Gustavo Gaia ha 70 anni, Guido Rivetti ne ha settantacinque, Francesco Ravelli ottantadue. Mancano all'appello Sergio Matteoda, ingegnere di Sanremo, che era il quinto della cordata e che morì nel 1934 a Tronador, nelle Ande peruviane, e il portatore Chenoz, che morì di malattia nel 1948. « L'appuntamento è qui fra dieci anni », dice Rey al senatore Chabod e agli altri. E la sua voce è ferma come quando, capo cordata, comandava «Bisogna passare di qui ». Italo Vaglienti 4 Il conte Guido Rivetti, da sinistra, Gustavo Gaia, la guida Adolfo Rey e Francesco Ravelli ieri in Val Ferret per festeggiare il 40o anniversario della loro scalata

Luoghi citati: Biella, Courmayeur, Sanremo, Torino