L'economia tedesca è in solidai ripresa?

L'economia tedesca è in solidai ripresa? L'economia tedesca è in solidai ripresa? La fase critica sembra superata, per iniziativa delle autorità politiche e finanziarie - Ora occorre che anche il settore privato partecipi al rilancio, senza pericoli per la stabilità monetaria I recenti colloqui fra il presidente Johnson e il cancelliere federale Kiesinger hanno richiamato l'attenzione sull'importanza della Germania federale, per l'assetto politico europeo. Non minore, tuttavia, è il peso della Germania per l'economia del Mercato Comune e di tutto l'Occidente. Ci si chiede: oggi, l'economia tedesca, è in solida ripresa? Possiamo insomma considerare superato il peggio? O non invece hanno ragione quanti si mostrano ancora esitanti, se non addirittura pessimisti? Gli ultimi mesi del '65, ma soprattutto l'intiero 1966, furono dominati — per quanto riguarda la Repubblica federale tedesca — dai fondatissimi timori d'inflazione. Squilibri all'interno e rincorsa prezzi-salari; squilibri con l'estero, in bilancia dei pagamenti. Si dovettero pertanto adottare (dallo stesso Erhard) misure restrittive drastiche: con aumenti assai elevati nei saggi finanziari; riduzione degli investimenti; netto aumento dei disoccupati. Alla fine,, nell'autunno scorso, il governo Erhard dovette presentare le dimissioni. Ma il più era già stato fatto. Le ripercussioni però di quelle misure restrittive, sull'economia, furono profonde. Nel 1966, la Germania — che negli anni buoni sapeva registrare tassi di sviluppo del 7-8 o/o su base reale — non potè raggiungere che un aumento del prodotto nazionale lordo.del 2,6 "A; ed in più realizzato, quasi tutto, nei primi mesi di quell'anno. Per la produzione industriale, fra il gennaio '66 e il gennaio '67, si avverte una diminuzione del 4 "/o; una percentuale anche del 6-8 Va si registra per i rami produttori di beni strumentali. Frattanto, nei primi mesi del '67, il numero dei disoccupati raggiungeva le 400 mila unità: limite insolito per un sistema nel quale la richiesta di forze di lavoro supera abitualmente l'offerta. Di recente, in un'intervista, l'ex ministro Erhard criticò il governo attuale, accusandolo di aver aggravato la crisi, mediante misure inopportune. E' questione di preferenze anche ideologiche. Tuttavia si può aggiungere che il cancelliere federale Kiesinger edjl ministro federale dell'Economia Schiller si sforzarono soltanto. di intradurre modificazioni istituzionali —-- frequenti in questi anni, in Gran Bretagna come negli Stati Uniti — per attenuare le fluttuazioni economiche e permettere il rilancio del sistema, ove occorra, mediante la Mano pubblica. A questo scopo in Germania fu pubblicato, innanzi tutto, un «programma di espansione» per quella economia. Esso abbracciava il 1967 sino al 1971. Finalità principali: sviluppo economico annuale: 4lVb, su base reale; tasso annuale consentito, nell'incremento dei prezzi: \"M; disoccupazione consentita: OflVo della forza di lavoro. Quanto alle importazioni ed agli investimenti, essi avrebbero dovuto permettere il raggiungimento di quegli scopi programmatici. Cosi, per la prima volta in questo dopoguerra, la Germania federale aveva il suo piano economico. Naturalmente, un piano indicativo. Ogni'planò che si rispetti, tuttavia, dev'essere strumentato; deve cioè modificare l'assetto istituzionale, per permettere certi interventi agli organi pubblici. Nacque cosi pòco dopo un altro importante provvedimento legislativo. La Legge per promuovere la stabilità e lo sviluppo dell'economia. Ecco di che si tratta. Si provvede, innanz} tut¬ to, a disporre per accurate diagnosi economiche. In caso poi che si manifestino movimenti regressivi, gravi e durevoli, si provvede a dare la possibilità alle autorità pubbliche di intervenire con più elevate spese. A questo fine, si affianca al bilancio federale normale, uno o più bilanci « aggiuntivi ». Nello, stesso tempo,la Banca federale dovrebbe provvedere ad espandere il credito,, in modo da permettere l'aumento dei salari e dèi consumi; ma altresi la percezióne di maggiori entrate fiscali, con l'intentodi salvaguardare la moneta, nonostante il maggior pubblico disavanzo. Organi di nuova creazione permettono poi (almeno negli intenti del legislatore) una politica coordinata, sia per quanto riguarda le spese e le entrate pubbliche, sia per ciò che concerne i flussi finanziari e monetari. Questi, gli antefatti. Quello che è ora avvenuto, in questi ultimi mesi, si può riassumere cosi. La Banca centrale tedesca ha innanzi tutto provveduto, dagli inizi del '67, a diminuire fortemente il tasso ufficiale di sconto: dai SVo al 3Vo, attraverso quattro successive riduzioni. Ha, poi ridotto gli obblighi riguardanti le riserve degli istituti di credito, presso le sue casse, per ben sei volte. In tal modo si è accresciuta la liquidità del sistema bancario. E' stato poi approvato, nel marzo scorso, un primo bilancio «aggiuntivo» per l'ammontare globale di 2,5 miliardi di marchi (375 miliardi di lire all'incirca); e le prime ordinazioni, a carico di quel bilancio, sono state passate in questi giorni, alle imprese tedesche. Un secondo bilancio « aggiuntivo » (per 5,3 miliardi di marchi, circa 900 miliardi di lire) è allo studio. Oggi, siamo proprio a questo punto. Le industrie produttrici di beni strumentali hanno accresciuto la loro attività, anche per le più ampie ordinazioni pubbliche. Ne risentono le industrie produttrici di beni di consumo e, s'intende, le industrie esportatrici. La formazione del reddito, nella Repubblica federale^ si presenta dunque quest'anno come più elevata, in termini reali, dell'anno scorso. Ma purtroppo non si hanno ségni certi di ripresa negli investimenti, da parte delle imprese private. Ed è cosi che si insinuano i dubbi. La congiuntura tedesca è indubbiamente migliorata. Si ignora però se quel miglioramento si rafforzerà e si espanderà, interessando — senza pericoli per la moneta — tutto il settore privato. Ferdinando di Fenizìo

Persone citate: Johnson, Kiesinger, Schiller

Luoghi citati: Fenizìo, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti