La raccolta di piante e fiori sulle montagne del Piemonte di Arturo Rampini

La raccolta di piante e fiori sulle montagne del Piemonte UIMO SVAGO DIFFICILE QUAIMTO APPASSIONANTE La raccolta di piante e fiori sulle montagne del Piemonte Si tratta d'una ricerca che esige vaste conoscenze, amore per la natura, attenzione e meticolosa cura dei particolari - Dieci consigli d'un professore universitario: dall'attrezzatura (zappini, raccoglitori) alle operazioni di essiccamento per la conservazione - Come classificare le specie rare - L'interessante storia dell'Orto Botanico torinese che possiede quasi quarantamila varietà di «fanerogame» (piante con fiori) Raccogliere fiori e piante durante un'escursione sui monti o mentre in barca si solcano le acque tranquille di un laghetto o di un fiume e conservarle in città è un hobby molto diffuso all'estero e che in Italia si sta affermando da qualche anno. Gli erbari privati in Europa si contano ormai a decine di migliaia. Scambi fra associazioni, privati collezionisti ed istituti botanici favoriscono l'arricchimento delle collezioni e la conoscenza di specie nuove od esotiche. E' un'attività ihe richiede solo grande pazienza, passione e modesti mezzi finanziari, in cambio offre interessanti mète per i week-end, riempiendo in modo vario e piacevole le serate invernali. Non è una ricerca arida e fine a-se stessa quella affrontata dall'appassionato, ma una minuta, accurata valutazione del soggetto completata da un'intelligente e personale analisi del suo ambiente. Come farsi un erbario? come raccogliere e conservare gli esemplari? quali i criteri da seguire nella loro catalogazione? qual è l'attrezzatura necessaria? A questi ed altri interrogativi risponde uno specialista, il dott. Franco Montacchini, assistente ordinario della cattedra di botanica dell'Università di Torino. Sono dieci consigli di facile applicazione che permettono di impostare con sicurezza la raccolta. 1) Gli esemplari debbono essere completi di radici, foglie, fiori e frutti, questo per rendere possibile .una loro esatta classificazione. Si deve quindi tornare più volte, se necessario, per avere il soggetto perfetto. 2) Per raccogliere le piante è necessaria un'attrezzatura base delle più semplici: zappini, un coltello e per le piante acquatiche un'ancora. Le forbici sono da scartare perché recidono le radici. 3) Il trasporto costituisce la fase più difficile dell'intera operazione. Un tempo si usava il « vascolo », una scatola di latta a sezione ellittica, lunga circa 50 centimetri, munita di cinghia. Nell'apparecchio le piante vengono poste le une sulle altre e si mantengono fresche anche per molte ore. Negli ultimi tempi è stato adottato da molti collezionisti un semplice sacchetto di nailon. Le piante vi si possono conservare asciutte per un giorno intero. Altro sistema seguito è quello della « cartella ». L'apparecchio è formato da due assicelle di legno che. racchiudono dei fogli di cartone, al massimo una ventina, fra questi vengono posti gli esemplari raccolti. 4) E' necessario, per poter procedere a casa alla determinazione definitiva dei soggetti, avere annotato sul luogo della loro, raccolta.i dati generali dell'ambiente: tipo di terreno e di roccia, esposizione, altezza, natura del terreno tbosco, prato od acquitrino). 5) L'essiccamento è un'altra delicatissima fase dell'operazione, il collezionista deve saperla effettuare alla perfezione. E' molto semplice. Occorrono due tavolette di legno (50 centimetri per trentacinque) ed una pietra di 5-6 chilogrammi. Si prende la pianta e la si pone in un foglio di giornale piegato, che nel linguaggio botanico è detto « camicia » e che a sua volta viene posto fra gruppi di giornali denominati « cuscini » sotto il peso. Se si tratta di piante umide occorre un maggior numero di giornali. Per almeno tre o quattro giorni si deve sostituire questi « cuscini » con altri asciutti sino alla completa essiccazione degli esemplari. 6) In questa fase dell'operazione se si vuole mantenere inalterato il colore della pianta si può spruzzarla con acido borico in polvere. Questo intervento non è però efficace per tutti gli esemplari. 7) Per il montaggio delle piante e dei fiori occorrono dei semplici fogli di cartoncino (dimensioni a scelta dell'appassionato) ai quali gli esemplari si fissano con sottili strisce di carta tenute con spilli (non si deve impiegare il nastro adesivo o altre materie collanti). Le piante debbono poter essere tolte con facilità quando si rende necessario il loro esame al microscopio. Ogni cartone deve essere munito di un cartellino con i dati sulla famiglia, habitat, località di raccolta, esposizione, data, quota, generalità del raccoglitore. Una cartella per (i famiglia » è sufficiente. 8) Non si deve mai distruggere la « stazione ». Non raccogliere, per esempio, tutte le primule di una zona, se ne debbono lascia re alcuni esemplari, se ve ne fosse uno solo non raccoglierlo. 9) Il rispetto delle spe eie rare deve sempre guidare l'azione dell'appassionato, che non si deve mai lasciar vincere da forme morbose di raccolta. E' meglio sapere dove si trova una pianta rara che averne estirpato l'ultimo esemplare esistente in quella valle. 10) Le specie protette dalla legge debbono, ovvia mente, essere rispettate, non si debbono inoltre raccogliere più esemplari di quelli che si ha intenzione di catalogare in seguito. Una precauzione utilissi¬ ma per la conservazione della raccolta: cospargere di naftalina l'interno del mobile destinato a contenerla ed anche fra foglio e foglio. Ricordiamo a questo punto all'appassionato che a Torino esiste un.erbario fra i più noti della penisola. E' curato dagli studiosi dell'Istituto Botanico cittadino (direttore ne è il prof. Arturo Ceruti) che hanno raccolto negli ultimi decenni 38.470 entità di sole fanerogame (piante e fiori), delle quali 4584 crescono in Piemonte. Il tutto è suddiviso in 2 mila pacchi. Alcuni dati sull'Orto Botanico torinese sono a questo punto necessari. La data di fondazione dell'Istituto non è certa, si sa, sulla scorta di documenti sicuri, che nel 1730 esso già apparteneva all'Università che spese per la sua sistemazione 5508 lire di allora. Con il tempo l'attività dell'Orto e dei suoi scienziati divenne vastissima, tanto che nel 1848 il numero, delle piante collezionate raggiunse la cifra di 12 mila, che non venne più né superata né eguagliata. Attualmente l'Istituto e Orto Botanico comprende laboratori di istologia ed istochimica, microspettrofotometria, biochimica, micologia. E' stato di recente impiantato ad Alba un campo sperimentale di* tartuficultura. Apparecchi fra i più moderni, ricercatori e studiosi noti in campo europeo completano il quadro dell'Istituto. Il collezionista, qualunque sia il settore scelto per la sua attività (piante di spiagge, ruderali di palude o per restare nell'ambito cittadino la flora, varia ed ancora in un certo senso misteriosa, che sorge spontanea fra i mattoni di certe case, fra le pietre dei marciapiedi, In brevi rettangoli di terra), deve sapere che presso l'Orto Botanico troverà in ogni momento una completa e disinteressata assistenza, potrà consultare testi rari, studiare raccolte, ottenere consulenze sulle piante collezionate, in un ambiente dove il rispetto delle tradizioni e la ricerca moderna si fondono armonicamente sotto un unico, grande denominatore: l'amore per la natura. Arturo Rampini Stupendi esemplari di C&mpanulaceae, varietà Allioni, pochi metri sotto la vetta dello Jafferau, a Bardonecchla

Persone citate: Allioni, Arturo Ceruti, Franco Montacchini

Luoghi citati: Europa, Italia, Piemonte, Torino