La dura esistenza di un uomo che ha bisogno d'un mulo per lavorare di Giorgio Lunt

La dura esistenza di un uomo che ha bisogno d'un mulo per lavorare «Chi ha un somarello da vendere a poco prezzo, anche a rate?» La dura esistenza di un uomo che ha bisogno d'un mulo per lavorare E' uno straccivendolo abitante con moglie e due figli in una frazione di Asti - La sua bestia che tirava il carretto nei giri nelle campagne è stata uccisa dalle vespe - Ha scritto a «Specchio dei tempi» raccontando la sua disavventura - Siamo andati a trovarlo e gli abbiamo portato un aiuto in denaro (Dal nostro inviato speciale) Asti, 17 agosto. Sessanta-settanta chilometri sul carretto zeppo di roba fuori uso e trainato da un mulo. D'estate come d'inverno, sotto la pioggia o con il sole che picchia in testa, senza distinguere i giorni festivi da quelli feriali. Questa la vita di Giovanni Novara, un- povero straccivendolo che abita nella frazione Revignano di Asti con la moglie, una bambina di otto anni e un figlio di cui non è molto orgoglioso (è tornato dal servizio militare — spiega il Novara —, ha un lavoro ma non contribuisce al bilancio domestico perché vuole sposarsi e i soldi gli servono a mettere su casa). Da una settimana, lo straccivendolo è anche lui in ferie. Un riposo forzato, impostogli dalle vespe che gli hanno ucciso il mulo. Alla disavventura ha accennato lui stesso domenica, in una lettera a « Specchio dei tempi ». Siamo andati a 'trovarlo, per dargli una mano a procurarsi un altro quadrupede: l'unica risorsa per tirare avanti e mantenere la famiglia. Giovanni Novara ha 54 anni, ma ne dimostra parecchi di più. Si direbbe che la sfortuna abbia voluto sceglierlo come cavia, per controllare fino a che punto un brav'uomo è capace di resistere e rassegnarsi. Lo troviamo nel cortile della casupola, tra catene arrugginite, lamiere corrose, un paio dì vecchie stufe ed altri rottami. La sua « azienda » è tutta qui, insieme ad alcune pelli di conìglio appese al muro perché il sole le conci. Dice il Novara: «Durante la guerra, quando era difficile trovare un mezzo di trasporto, i negozianti della zona mi incaricavano dì condurre le bestie dalla loro stalla a quella del compratore. Accompagnavo a piedi un vitello o un bue magari da Alessandria a Moncalieri, naturalmente rifacevo a piedi il viaggio di ritorno.. Se il tragitto era così lungo, mi davano mille lire. Se la distanza era minore, il compenso si limitava a tre o quattrocento lire. Quando hanno ricominciato a funzionare i camion ho dovuto cambiare mestiere: mi sono messo a girare da una cascina all'altra, in cerca di stracci, rottami, pelli di coniglio, cose del genere ». Partiva di buon mattino con il carretto, si spingeva fino a Chieri, Castelnuovo, Villafranca, Refrancore, altri paesi dell'Astigiano. Aveva comprato un mulo a credito, pagandolo poco per volta con il provento del suo commercio: che si aggira — se riesce a riempire il carretto — sulle duemila lire al giorno. Quel mulo glie lo uccise un'automobile nel 1960, lui finì all'ospedale con una brutta ferita al capo.. Acquistò un altro mulo, « Gino », e riprese le p^eregrihiaAonV « Lunedì della scorsa settimana — racconta —, mi ero fermato verso sera a San Carlo di Tigliole. Ho lasciato il mulo attaccato al carretto, dietro una casa, mentre aspettavo che tornasse il contadino per chiedergli se aveva qualche oggetto da regalarmi o da vendermi. Sul ciglio della strada c'era un po' d'erba, « Gino » ha chinato il muso per brucarla. Povera bestia, non sapeva che proprio 11 sotto c'era un nido di « martelletti », vespe che vivono nella terra, velenosissime. Sono saltate fuori a centinaia, l'hanno aggredito con i pungiglioni sul muso, sul collo, negli occhi. Quando un passante è venuto ad avvertirmi, era troppo tardi. Il mulo è stramazzato mentre lo slegavo, ha scalciato per qualche minuto, poi è morto. Ho dovuto lasciare lì il carretto e tornare a casa con il cuore gonfio ». « Gino » è sepolto in una buca scavata nei prati, mentre le sue assassine — le « vespule germaniche », come le hanno battezzate gli entomologi — tornavano a rintanarsi soddisfatte. Lo straccivendolo non può procurarsi un altro animale (il prezzo di un mulo si aggira oggi sulle 200 mila lire), il suo misero commercio è paralizzato. « Specchio dei tempi » gli ha consegnato 100 mila lire: una spinta a superare questa nuova avversità. Giorgio Lunt Lo straccivendolo Giovanni Novara fotografato con la moglie e la figlioletta a Revignano d'Asti (f. Moisio)

Persone citate: Giovanni Novara, Moisio

Luoghi citati: Alessandria, Asti, Castelnuovo, Chieri, Moncalieri, Refrancore, Tigliole, Villafranca