Non si può perdere altro tempo per salvare il patrimonio artistico

Non si può perdere altro tempo per salvare il patrimonio artistico Un problema che deve stare a cuore a tutti gli italiani Non si può perdere altro tempo per salvare il patrimonio artistico Il Governo ha preparato una legge-delega per costituire una amministrazione autonoma dei beni culturali, ed ha aumentato il contributo di sei miliardi; ma non ha ancora fatto conoscere il testo del provvedimento - Un ottimo lavoro era stato compiuto dalla Commissione parlamentare d'indagine, con il consenso di tutti i partiti: ne è stato tenuto conto? - Le indiscrezioni trapelate finora fanno sorgere seri dubbi Il nostro collaboratore Curio Lodovico Ragghiatiti ci invia questo articolo In cui risponde all'intervento di Bruno Molajoli sulle nuove leggi In difesa del patrimonio artistico, da noi pubblicato lo scorso giovedì 10 agosto. Per l'autorità che riveste, l'annuncio dato da Bruno Molajoli, direttore generale per le antichità ed arti del ministero per la P.I., che il governo ha proposto o sta per proporre al Parlamento un disegno di legge-delega per la riforma di tale amministrazione, deve sollecitare tutta l'attenzione che merita, sia come proposito e impegno di provvedere finalmente come si deve alla salvaguardia del patrimonio artistico nazionale, sia perché a garanzia di questo impegno è stato aumentato di 6 miliardi per il 1968 il bilancio di spesa. Tale legge-delega riguarderebbe non le nuove leggi di tutela sostitutive o integrative di quella del 1939 (e uno degli oggetti principali della Commissione d'indagine formata nel 1964), ma soltanto la costituzione di un'amministrazione autonoma, non si sa se comprendente tutti i beni culturali (cioè oltre al patrimonio artistico anche quello bibliografico, archivistico, storico), che viene definità « nucleo propulsore, organismo tecnico-amministrativo autonomo, moderno, responsabile, diretto da tecnici » e svincolato da ogni paralisi od impaccio burocratico. E si sollecita la pronta approvazione parlamentare di tale legge-quadro preparata da una commissione interministeriale, per poter disporre al più presto dello strumento operativo sufficientemente finanziato, e non « sprecare più tempo ». L'amico Molajoli mi consenta di osservare che di tempo se ne è perso anche troppo. La Commissione parlamentare mista (cioè legislativa) che fu costituita nel 1954 ed operò sino al 1957-'58 senza che ai suoi lavori e alle sue conclusioni fosse data alcuna conseguenza, aveva già formulato nel complesso tutto il quadro di revisione amministrativa che è stato presentato, nel 1966, dalle dichiarazioni della Commissione d'indagine (consultiva) presieduta dali'on. Franceschini, e nominata nel 1964. Resi pubblico a suo tempo che non vedevo favorevolmente una Commissione d'indagine, anzitutto perché questa indagine esisteva ed era esauriente, e perché il bisogno urgente era che il Parlamento, coadiuvato da esperti e tecnici, varasse i provvedimenti esecutivi ormai maturi, già maturi per i competenti da dieci anni e più. Se invece fosse stata composta una Commissione parlamentare, legislativa (sull'esempio sempre ottimo fornito dalle Commissioni reali del Parlamento inglese), a questo momento le dichiarazioni della Commissione d'indagine avrebbero potuto essere leggi dello Stato proposte dalla Commissione parlamentare e approvate dal Parlamento, magari già nel 1966. Quindi — e lo dico col rammarico che si può credere — si è perso altro tempo prezioso. S'intende recuperarlo usando questo scorcio di legislatura. Non si può essere che d'accordo, sebbene la strada scelta della legge-delega possa incontrare, e ve ne sono altri esempi, ostacoli politici che in questa materia dovrebbero essere evitati. E lo potranno a condizione che — come afferma Molajoli — il disegno di legge delegata accolga effettivamente le proposte della Commissione Franceschini, che ebbero l'approvazione di tutte le parti politiche. Non conosco il testo del disegno di legge, e penso che in materia tanto delicata e importante forse sarebbe stato bene darne un'informazione più ampia e precisa, e tanto più perché tale testjo, con differenza di trattamento, se ben ricordo, rispetto alle conclusioni della Commissione d'indagine per la scuola, appare essere stato formulato da una commissione interministeriale, che in ipotesi plausibile può anche non aver seguito, in tutto o in parte, le raccomandazioni dell'organo d'indagine. Dopo aver letto attentamente l'articolo di Molajoli. debbo rilevare che la Commissione Franceschini ha chiaramente indicato, nella dichiarazione LX tzzltdscctpretfplagcalossi«g(irvsivslgspccetamltdgndacldvnstttbqcfdctsnCdepciche fulcro Ifondamentale della nuova amministrazione deve essere il Consiglio Nazionale dei beni culturali, con poteri di « de- \ terminazione » degli indirizzi generali dell'amministrazione e con poteri di controllo, di proposta vincolante, oltreché consultivi. E' la base della riforma e di ogni possibile autonomia, ed a me come alla massima parte dei competenti singoli e associati sta a cuore soprattutto, perché vi si vede la sola garanzia di rinnovamento e di efficienza, col concorso di tutte le competenze utili e fuori di ogni interferenza politica o burocratica, dell'amministrazione dei beni artistici e storici. Questo organo è compreso tra « i principii essenziali della nuova amministrazione n, o no? Molajoli parla soltanto di « un organismo tecnico - amministrativo ti, che non è la stessa cosa, anzi potrebbe essere inteso come uno di quegli « sganciamenti » che non significano affatto autonomia (che per essere tale deve poi informare, con garanzie chiare poste nella legge istitutiva, l'apparato e la gestione). Sarebbe bene anche sapere se questa legge-delega ha (e in quanto legge-quadro dovrebbe averli) caratteri sostanziali, cioè definitorii della nuova istituzione con tutti gli organi e le attività previste, la determinazione dei poteri e delle responsabilità centrali come periferiche, e cosi via. Dico questo perché esiste un precedente tutt'altro che positivo. Nel marzoaprile scorso è stato largamente divulgato (io stesso l'ho ricevuto da quattro parti diverse, non ufficiali) un documento che è stato designato, anche in manifestazioni pubbliche, come lo schema della legge-delega presentata al ministro Gui dall'apposita commissione interministeriale il 9 marzo 1967. Per riguardo verso l'on. Franceschini, verso parlamentari ed uomini di governo i quali hanno smentito che si trattasse di tale schema, mi sono astenuto dall'entrare pubblicamente nel merito, dicendo però ben chiare le ragioni per le quali tale documento era completamente inaccettabile. L'analisi di tale schema, infelicissimo sotto ogni punto di vista, portava a rilevare corpulente difficoltà: tra l'altro, negli articoli 3 e 5, responsabilità e poteri del Ministro e del Presidente del Consiglio di amministrazione dell'azienda autonoma non erano chiaramente definiti, tutti e due avevano la rappresentanza giuridica dell'amministrazione! Ma prescindendo da altri anche preoccupanti difetti, quel che era nitidissima era la radicale | differenza dalle proposte della Commissione d'indagine, in molti casi la piena antitesi. Sempre per limitarsi all'organo fondamentale, il Consiglio Nazionale dei Beni culturali, lo schema lo riduceya a un ufficio veramente decorativo di consulenza (a parte che ne raddoppiava le funzioni con un altro organo similare dell'amministrazione), togliendogli persino i pochi, ma almeno esistenti poteri di obbligazione e di vincolo che hanno 1 vetusti e attuali Consigli Superiori. E l'autonomia era intesa come un'autarchia burocratica, con la conferma dell'ordinamento valido per gl'impiegati civili dello Stato, e delle norme di contabilità, quelle stesse per cui Molajoli lamenta i ritardi di quattro mesi per i soccorsi urgenti a Firenze. Insomma, mutato no¬ mine, le cose restavano quali sono oggi, con notevoli peggioramenti. Nessuno più di me può sperare che si raggiunga presto la soluzione per tanti anni attesa. Ma essa può essere ottenuta soltanto tenendo fede alle conclusioni principali della Commissione d'indagine (e sìp pure in qualche parte migliorate e integrate), sulle quali vi è stata unanimità sia dei parlamentari, che dei tecnici. Diversamente, contrariando cioè questa unanimità finalmente formatasi dopo quasi quindici anni di sforzi, si dovrebbe concludere che si perderà ancora tempo, e in attesa della maturazione continueranno le gravi condizioni citate dal direttore generale, augurandoci che eventi di sciagure non le rendano irreparabili. Carlo L. Ragghiatiti

Persone citate: Bruno Molajoli, Carlo L., Franceschini, Gui

Luoghi citati: Firenze