Un bimbo ha bisogno di sangue per non spegnersi come una candela di Giorgio Lunt

Un bimbo ha bisogno di sangue per non spegnersi come una candela Il penoso dramma segnalato a "Specchio dei tempi,, Un bimbo ha bisogno di sangue per non spegnersi come una candela Ha sette anni ed è affetto dal «morbo di Cooley» - Ogni mese deve ricorrere ad una trasfusione per sopravvìvere - I genitori sono poveri mezzadri immigrati a Grognardo (Acqui) dalla Sardegna - Le autorità e gli abitanti del paese li aiutano ma il loro generoso slancio non basta - «Specchio dei tempi» ha portato un aiuto in denaro per acquistare cibi e sangue (Dal nostro inviato speciale) Acqui, 14 agosto. Un bambino di sette anni ha bisogno, per sopravvivere, di 400 grammi di sangue ogni mese. Si chiama Giuseppe Coinu, è affetto dal « morbo dì Cooley ». una delle forme più gravi dì anemia. E' figlio di due poveri mezzadri che da Suni (provincia di Nuoro) sono venuti in Piemonte con la speranza non solo di migliorare la loro situazione economica, ma soprattutto di sottrarre il ragazzo al triste destino che incombe su di lui, e contro il quale neppure la scienza è in grado — per ora — di intervenire in modo durevole. Il dramma del piccolo Giuseppe è stato segnalato a « Specchio dei tempi » dal signor Leonardo Musso, vicesindaco di Grognardo dove la famiglia Coinu abita, in una cm—gpgvh■cascina isolata e lontana dal paese. Siamo andati a tro-1 vare i genitori del malato —1 Nicola e Carmela Coinu, di 35 e 30 anni — per cercare* Idi aiutarli con le nostre mo deste possibilità. I due coniugi hanno altre tre crea- j ture: Genzianella di 4 anni, I j Bastiano di 3 e Mario di do-|\ dici mesi. Sono sani, vispi. \ \ allegri. Giuseppe, invece, sem \ bra consapevole della sven- i tura che l'ha colpito forse ir-\ reparabilmente Ha lo sguardo triste, le labbra non si schiudono quasi mai al sor riso. a Per evitare che si spenga come una lampada quando manca l'olio — dice il padre — lo portiamo ogni 30-40 giorni all'ospedale di Acqui, per la trasfusione. Io gli ho già dato il mio sangue dieci volte, adesso i medici mi hanno spiegato che se voglio ■llllllllllllllllllllllllIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIItllllItlItll continuare a lavorare devo sospendere i prelievi: altrimenti crollo. Gli abitanti di Grognardo ci vogliono bene, qualcuno si è prestato generosamente per una trasfusio¬ne o due. Non possiamo pre : tendere di più. Anche i me lllllMItlllllillItlllllllllllllllllllllllIIIIIIIIIIIItlItll dici e le suore trovano ogni tanto un donatore volontario, ma di solito il sangue dobbiamo cercarlo noi, pagandolo cinquemila lire. Non si tratta di donatori iscritti alle associazioni, perché quelli lo fanno per solidarietà. Quelli che vogliono un compenso sono poveretti come noi, se potessimo gli pagheremmo a peso d'oro ogni goccia di sangue ». Non solo di un po' di sangue ha bisogno Giuseppe, per non declinare rapidamente. Dovrebbe essere anche nutrito in modo adeguato alle sue condizioni: carne tutti i giorni, omogeneizzati, vitamine. Il Comune ha preso a cuore la sorte della famiglia Coinu, la soccorre con slancio fraterno. Il sindaco, prof. Rizzo — chirurgo del « Gasimi » di Genova — ha fatto ricoverare il bambino nella celebre clinica, prodigandosi con i suoi colleghi. La diagnosi del prof. De Toni, uno dei più valenti pediatri di fama internaziona-le, ha purtroppo confermatoil « morbo di Cooley ». Grognardo — che dista da Acqui una dozzina di chilometri — è un paese che si spopola. L'alluvione dello scorso autunno lo ha devastato, i segni del disastro si vedono ancora: strade appena rabberciate, orti e vigneli sconvolti. Dei 182 nuclei familiari che compongono la popolazione, 160 sono di piccoli coltivatori diretti. Uno solo di questi capifamiglia è al di sotto dei cinquantanni: un paese di anziani, che si estìnguerà con essi perché i giovani abbandonano la terra e si trasferiscono nei centri industriali. La cascina che i Coinu conducono a mezzadria potrebbe essere una risorsa, se le braccia per lavorare la campagna e la vigna fossero sufficienti. I due coniugi non riescono, da soli, a far tutto e devono trascorrere molte ore all'ospedale, quando Giuseppe ricomincia a sfiorire e bisogna infondergli nelle vene nuova linfa. « Specchio detempi » ha consegnato al vi cesindaco centomila lire, come primo aiuto. Serviranno a procurare — d'accordo con il medico condotto — il nutrimento indispensabile. E anche ad acquistare un po' di sangue, se proprio sarà ne cessarlo ricorrere ad un mezzo così contrario ai principii della fratellanza cristiana. Giorgio Lunt Il piccolo Giuseppe Coinu, di 7 anni, che vive grazie alle trasfusioni di sangue