Safari fotografico sulle nostre Alpi di Arturo Rampini

Safari fotografico sulle nostre Alpi Al li dei ghiacciai, lo stambecco e l'aquila reale Safari fotografico sulle nostre Alpi Un « safari » fotografico sulle Alpi può offrire ' in questi giorni di vacanza estiva l'occasione per una splendida gita e per un'esperienza di raro interesse. La fauna dì montagna con i suoi preziosi esemplari costituisce un campo di studio affascinante per l'appassionato della natura in genere. , Stambecchi, camosci, marmotte e lepri bianche, pernici, galli e fagiani di monte ed aquile reali si sono diffusi negli ultimi anni al di fuori dei confini del Parco Nazionale del Gran Paradiso ed hanno trovato accoglienti «habitat» in molte valli delle Cozie e delle Graie, dove il patrimonio faunistico si era andato sempre più impoverendo. Altri animali piuttosto rari, sino ad alcuni anni fa, sono ora piuttosto diffusi; alcuni come i cinghiali sono scesi dagli alti valichi francesi verso le vallate italiane, altri come i cervi ed i caprioli sono stati liberati per iniziativa della Provincia di Torino, in speciali oasi di protezione dove si sono moltiplicati. Salire nella notte nella penombra balsamica delle pinete, lungo sentieri che finiscono a 3 mila metri di altezza, sulle morene al limite dei ghiacciai, per arrivare all'alba nelle zone abitate dai branchi, osservare gli animali negl. aspetti più segreti della loro vita, fotografarli, studiarne le abitudini è senza alcun dubbio un modo inconsueto e positivo dì trascorrere un week-end sulla montagna. La fauna alpina è aumentata in misura notevole nell'ultimo decennio grazie ad interventi di vario genere, come quello dell'assessore provinciale all'agricoltura, ingegner Carlo Luda di Cortemiglia, per il territorio delle valli torinesi. Si calcola che i camosci liberi in queste vallate alpine siano non meno di 3 mila, molte centinaia gli stambecchi, alcune migliaia le marmotte. Presentiamo óra le varie zone dove questi animali vivono ricordando che la loro osservazione deve essere paziente e silenziosa e che in nessun modo si deve recar loro disturbo e dare- no. Cominciamo dalla valle di Susa. Nell'oasi di protezione del Gran Bosco, realizzato su progetto dell'aw. Gianni ObertOJ presidente dèlia Provincia di Torino, tremila ettari, di foreste, fra i comuni di Exilles e Salbertrand, sono stati rilevati una trentina di cinghiali che da tempo vi hanno stabilito la loro dimora. Dimostrano di essersi adattati all'ambiente e vivono in piena libertà sotto la sorveglianza discreta ma continua dei guardacaccia. « Sono capi magnifici — dicono gli esperti — ed inoffensivi, se non minacciati, si possono avvicinare senza timore ». Sempre nel Gran Bosco sono un centinaio dì cervi e caprioli. Questi graziosi animali provengono per lo più dalla Jugoslavia e sono stati immessi alcuni anni or sono nell'oasi. L'intera superficie del Gran Bosco è percorsa da chilometri di mulattiere e sentieri, che permettono di raggiungere con facilità anche le zone più alte. Dal fondo valle una completa escursione non richiede più di sei ore escluse naturalmente le soste per l'osservazione. Ancora in Val di Susa, sulle pendici del Rocciamelone, nei boschi sopra Novalesa, fra i 1800 ed i 2200 metri di altezza vive da alcuni mesi una famiglia di stambecchi, un maschio, una femmina- ed un piccolo. Sembrano stranamente socievoli e sono già stati fotografati da un gruppo di stupitissimi turisti francesi che se li sono trovati davanti all'improvviso sulla mulattiera. Anche fra le rosse erode della Valle Stretta, sui monti di Bardonecchia (una comoda carrozzabile permette di raggiungerle in auto) si trovano numerosi sia i camosci sia le marmotte. Dopo la valle di Susa, le tre vallate di Lonzo paiono le preferite dalla fauna al¬ pina. Sulle. Lance della Ciamorella, nella valle della Stura, sopra il Pian della Mussa, si è stabilita un'intero ' colonia di' stambecchi, \-forte df-iina^-Vrentina di capi. « Sono bellissimi — afferma con orgoglio Michele Castagneri, sindaco di Balme, che li sorveglia con cura — vivono in assoluta libertà fra i 2 mila ed i 2500 metri di altezza. Sono arrivati un giorno dalla Francia e non sì sono più allontanati. La loro presenza sulle nostre montagne ha costituito una gradita sorpresa per noi. Vivono lassù e li consideriamo ormai il simbolo della vallata ». Anche nelle valli delle altre province piemontesi la fauna alpina è in aumento per l'azione degli organismi interessati. La grave crisi attraversata dal patrimonio faunistico alpino pare almeno per le Alpi Occidentali definitivamente superata. Vastissimo è di conseguenza il campo d'azione per l'appassionato desideroso di avvicinare questi preziosi esemplari. Di valle in valle siamo ora alle soglie del Parco Nazionale del Gran Paradiso, che con gli altri tre parchi italiani, Stelvio, Abruzzo e Circeo, costituisce l'esemplificazione di un esperimento perfettamente riuscito, avente per scopo la salvaguardia della fauna di montagna. Il Parco Nazionale del Gran Paradiso ospita sui suoi 60 mila ettari (che nel loro sviluppo montuoso raggiungono i 200 mila), sulla scorta dei dati forniti da una recente indagine: 3 mila stambecchi, 4 mila camosci, 5 mila marmotte ed un gran numero di ermellini, lepri bianche e coturnici oltre a galli e fagiani di monte. Visitarlo è impresa delle più facili. Il turismo educato ed interessato è non solo permesso ma facilitato dalla direzione dell'ente. Il suo presidente avv. Gianni Oberto ha predisposto il « decalogo del visitatore », contiene le regole fondamentali alle quali ci si deve attenere durante le escursioni nel Parco. E' vietato disturbare e recar danno alla fauna, cogliere i fiori ed asportare piante o minerali, trascurare lo spegnimento dei fuochi, abbandonare ogni sorta di rifiuti, attendarsi (due sono i camping autorizzati, a Bouva di Cogne ed a Pont Valsavara), far precipitare pietre, introdurre cani, fare incisioni ed iscrizioni, provocare esplosioni e schiamazzare, abbandonare le vie segnate. Raggiungere le zone abitate dai branchi non è impresa difficile, nel Parco vi sono oltre 150 chilometri di strade (sentieri e mulattiere ben inteso) che permettono di salire alle quote più elevate. A questo si deve aggiungere la cortese ed esperta collaborazione dei guardaparco sempre pronti ad agevolare l'osservazione degli ' animali ed a raccontarne la vita e le avventure, il più delle volte commoventi e drammatiche. « Vivono, amano, muoiono lassù — dicono di loro — e forse dì lassù ci giudicano». Per spingersi all'interno del Parco si parte da una qualsiasi località delle valli di Rhèmes e dell'Orco, di Forzo e Soana, e della Valsavaranche. L'equipaggiamento necessario è quello normale dell'escursionista alpino: scarponi, indumenti pesanti, viveri al sacco e l'attrezzatura per l'osservazio'ne: un buon canocchiale, una macchina fotografica oltre all'occorrente per disegnare e prendere appunti. Gli appassionati di entomologia troveranno nel Parco un raro esemplare di lepidottero, il «Parnasius delius paradisìaca » e centinaia di altri insetti. Il botanico ed il turista trarranno grande interesse dalla visita al Giardino Alpino di Paradisia, nella Valnontey di Cogne, dove con anni di paziente lavoro alcuni studiosi hanno riunito piante provenienti dalle regioni montuose di tutto il mondo. Arturo Rampini « -y-.y y.yyyy .-.^.V. ,. ^ - ; Un branco dl stambecchi a quota 3200, nel Parco nazionale del Gran Paradiso, ripreso con II teleobiettivo

Persone citate: Carlo Luda, Gianni Oberto, Michele Castagneri, Pont