Accordo Israele-Giordania per il ritorno dei profughi

Accordo Israele-Giordania per il ritorno dei profughi Accordo Israele-Giordania per il ritorno dei profughi Per la prima volta un paese arabo ha accettato di comparire in un documento ufficiale accanto allo «Stato di Israele» - I musulmani a Gerusalemme scioperano per non pagare le tasse: negozi e ristoranti chiusi, fermi i trasporti (Dal nostro corrispondente) Gerusalemme, 7 agosto. Seguendo una « parola d'ordine » lanciata da un « Comitato per la difesa della Gerusalemme araba », la popolazione musulmana della città vecchia (amministrata dalla Giordania fino alla guerra) è scesa oggi in sciopero. Quasi tutti i negozi e gli alberghi sono chiusi, e fermi i trasporti. Nella notte tra domenica e lunedì la polizia israeliana ha arrestato alcuni giovani arabi che distribuivano manifesti per incitare i negozianti ad obbedire all'ordine di chiudere. Agenti e guardie di frontiera pattugliano tutti i quartieri della città araba, il cui accesso non è stato vietato né ai turisti stranieri né ai visitatori israeliani. Secondo la stampa israeliana, la Camera di Commercio araba di Gerusalemme ed i venticinque notabili musulmani che giorni fa firmarono una petizione contro l'annessione ad Israele si sono detti estranei all'iniziativa. Lo sciopero non è stato seguito dalla quasi totalità della popolazione, ed il numero dei visitatori arabi nel settore israeliano della città non è diminuito. I motivi dell'agitazione sono da ravvedere, innanzi tutto, nel rifiuto dei musulmani ad accettare l'annessione ad Israele: rifiuto che, a parte le ragioni patriottiche o sen- timentali, ha la sua radice nel malcontento suscitato dalla prossima applicazione di un regime fiscale particolarmente pesante per un popolo non abituato a subire tasse ed imposizioni severe. Questa muta protesta degli arabi di Gerusalemme comporta un insegnamento per le autorità israeliane, le quali debbono tenere conto di una resistenza che, sebbene finora passiva, potrebbe costituire in futuro un problema assai serio. Su un altro piano, israeliani e giordani si rallegrano dell'accordo cui sono pervenuti i rispettivi governi per il ritorno alle loro case degli arabi fuggiti dalla Transgiordania durante i combattimenti di giugno. L'accordo, negoziato con la mediazione della Croce Rossa internazionale, rende possibile il ritorno, entro una decina di giorni, di migliaia di profughi. Il problema più arduo che la Croce Rossa ha dovuto risolvere è stato il formalismo della Giordania, che pretende di non riconoscere lo Stato di Israele. Tel Aviv aveva preparato dei questionari per i candidati al ritorno nelle loro terre; i documenti portavano la firma « Stato d'Israele », e le autorità giordane rifiutavano di consentirne la distribuzione. Dopo ardue trattative, Amman ha accettato che i questionari portassero i nomi del regno hascemita di Giordania, dello Stato di Israele e, tra i due, della Croce Rossa: decisione sorprendente che, per la prima volta — fatto senza precedenti — mette a fianco a fianco" il nome d'un paese arabo e quello di Israele in un documento ufficiale. m Una strada del quartiere arabo di Gerusalemme con i negozi chiusi ieri durante lo sciopero (Telefoto A. P.)