Il sen. Marchisio rivela i metodi di lotta del pci

Il sen. Marchisio rivela i metodi di lotta del pci Comizio a Cigliano del parlamentare entrato nel psu Il sen. Marchisio rivela i metodi di lotta del pci Cita episodi brutali e scandalosi - « Il centralismo democratico predicato dai comunisti — dice — è una presa in giro» - «Il partito non si cura li operai e dei contadini: per loro fa soltanto manifesti e riunioni» degli (Dal nostro inviato speciale) Cigliano, 5 agosto. E' ormai un mese che il sen. Domenico Marchisio, sindaco di Cigliano, ha lasciato il partito comunista e ha aderito ai socialisti unificati. I dirigenti comunisti, accusati nella lettera di dimissioni di « brutale cinismo e disconoscimento di fatti, realtà e verità », hanno attaccato pubblicamente l'ex compagno. Essi affermano: non pagava le quote al partito, disertava i lavori del Senato, manifestava tendenze personalistiche e clientelari, eccetera. In una conferenza-stampa il sen. Marchisio ha replicato recentemente punto per punto. Ad un mese di distanza la polemica non è esaurita. « Se desiderano continuare — aveva dichiarato il sen. Marchisio nella conferenza-stampa — io sono pronto. Ho molte cose da dire sui fatti che accadono tra i dirigenti comunisti e che gli iscritti ignorano ». I comunisti hanno proseguito negli attacchi, con manifesti e articoli sui periodici locali. Il sen. Marchisio, a sua volta, ha fatto annunciare per questa sera sulla piazza del Municipio un comizio, con facoltà di porre domande all'oratore. II comizio è indetto per le 21,30. Sui muri delle strade di Cigliano parecchi manifesti annunciano l'avvenimento. Nella piazza del Municipio sostano alcune centinaia di persone. Il sen. Marchisio, all'inizio del suo discorso, il primo che tiene come iscritto al partito socialista, spiega che deve prendere la parola per rispondere alle falsificazioni della verità che mettono in giro i comunisti. Come vecchio militante del pei (era iscritto da 24 anni) comincia dagli inizi. « Vent'anni fa — dice — i comunisti hanno perso l'autobus per l'errata impostazione della lotta per la conquista del potere. Consideravano la conquista del potere come una guerra tra i comunisti militanti e tutti gli altri. Gli alleati, più o meno fessi (secondo loro), erano soltanto una massa di manovra. Fatta questa premessa politica, ha ricordato parecchi episodi della sua lunga permanenza nel pei. Uno è drammatico: « Durante il periodo partigiano, in valle Gressoney, un giorno ero seduto a riposare con alcuni compagni. Sentii fischiare un proiettile. Uno di noi cadde con la testa sfracellata. Dopo mi spiegarono: forse era una spia, nel dubbio l'abbiamo fatto fuori». Non esita a raccontare all'uditorio un fatto quasi intimo. Trascriviamo le sue parole: « Per fare l'attivista del partito avevo abbandonato l'insegnamento come professore. Non avendo stipendio, per vivere avevo accettato di fare il portinaio della Federazione comunista di Vercelli. Mia moglie lavorava giorno e notte per cucire i vestiti per le signore dei compagni. Io non avevo i soldi per comprare le scarpe al bambino. E' proprio in questo periodo che successe un fatto che indusse mia moglie a buttare la tessera del partito: un pezzo grosso cominciò a ronzarle attorno, insistendo fino a farle capire che, se avesse voluto, sarebbero finite le tribolazioni per lei e per suo marito. Naturalmente, mia moglie lo trattò come meritava ». Il pubblico ha ascoltato il racconto di questo episodio, fatto dal sen. Marchisio al balcone del municipio di Cigliano, con mormorii di sorpresa. L'oratore è poi tornato sul terreno politico: « Il centra lismo democratico, che predicano i comunisti, è nella sostanza una presa in giro. I capoccioni stabiliscono le autocandidature e le autoelezioni, sìa negli organismi del partito che nelle votazioni politiche e amministrative. Anni addietro un mio articolo sulla democrazia è stato respinto. Si lamentavano inoltre perché nei comizi parlavo troppo di socialismo. Essi sono d'accordo su una cosa sola: la conquista del potere deve avvenire nel nome del socialismo, ma il potere dovrà poi essere tutto dei comunisti ». Più avanti il sen. Marchisio ha affermato: « Il partito serve ai capoccioni, voi, eie menti di base, non contate proprio nulla ». A sostegno di questa affermazione ha ci tato « il sabotaggio » fatto dai dirigenti comunisti ad iniziative prese nel Vercelle se a favore dei contadini e dei lavoratori. «Per i pro¬ blemi della gente comune — ha affermato — i burocrati comunisti si limitano a fare riunioni e manifesti ». Calorosamente applaudito, il sen. Marchisio ha continuato: «Proseguirò la lotta per liberare la base comunista dalla tutela e dall'inganno di quella macchina paralizzante che è l'attuale apparato comunista ». Ha poi citato altri episodi politici e personali fino alle dimissioni che egli ha presentato il 6 luglio scorso. «Ora dicono che sono un ladro e un mostro. Chiedo a loro: perché mi avete tenuto per 24 anni e il mese scorso avete fatto di tutto per evitare che mi dimettessi? Se sono colpevole di tutte le cose che mi attribuite oggi, perché avete consentito che fossi eletto quattro volte sindaco di Cigliano, due volte consigliere provinciale, due volte senatore? ». Ha anche rivelato che nei mesi scorsi aveva accettato spontaneamente di rinunciare al collegio senatoriale, nelle prossime elezioni politiche, per far posto a Moranino. Il sen. Marchisio ha concluso il comizio auspicando un partito socialista unito e veramente democratico, che accolga tutti i lavoratori italiani. « Naturalmente — ha aggiunto — i comunisti, che sono sempre in ritardo, arriveranno all'appuntamento dieci anni dopo ». Verso la fine del discorso un violento acquazzone ha costretto la gente a ripararsi sotto i portici, negli androni delle case e sotto i balconi. Nessuno ha rivolto domande all'oratore o ha chiesto il contraddittorio. Non sono accaduti incidenti. Sergio Devecchi Il sen. Marchisio durante il comizio ieri a Cigliano

Luoghi citati: Cigliano, Vercelli