De Gaulle guarda olimpico e sicuro di sé alle tempeste dell'Oceano e della politica di Vittorio Gorresio

De Gaulle guarda olimpico e sicuro di sé alle tempeste dell'Oceano e della politica NESSUNO, PER ORA, PUÒ' FERMARLO SULLA SUA STRADA RISCHIOSA De Gaulle guarda olimpico e sicuro di sé alle tempeste dell'Oceano e della politica L'Atlantico in burrasca, durante il viaggio verso il Canada, lo ha divertito - Non lo preoccupa, ora, il malcontento della maggioranza dei francesi - Ha della democrazia una concezione molto personale : lascia libertà alla stampa, perché non può legargli le mani, ma nella direzione del paese ascolta soltanto la sua volontà - Ha deciso di contrastare, sempre e dovunque, la potenza americana - Sembra non accorgersi che, sabotando l'unità europea, rende agli Stati Uniti il servizio più utile (Dal nostro inviato speciale) Parigi, agosto. De Gaulle si è ritirato a Colombey-les-Deux-Eglises, olimpico e sicuro come sempre. Naturalmente ora si riposa, ma sta benissimo in salute. Le giornate canadesi non lo hanno affaticato, e del resto si sa che egli apparve in gran forma durante tutto il viaggio. Nonostante due giorni di tempesta sull'Atlantico, allo sbarco dall'incrociatore « Colbert » era di aspetto sfolgorante, secondo le unanimi testimonianze degli inviati speciali. Era disteso ed abbronzato, e a differenza della maggior parte dell'equipaggio non aveva nemmeno sofferto il mal di mare, rifiutando persino di ingoiare le pastiglie che gli offrivano. Nel colmo della tempesta («Le tempeste! Il generale De Gaulle se ne ride », scrisse France-Soir senza ironia), fra le ondate che si abbattevano sul ponte dell'incrociatore, si era lasciato inzuppare da capo a piedi, « avendo in orrore gli impermeabili e gli ombrelli». Un vero grànd'uomo, dunque, secondo l'immagine che ne fabbrica sempre la stampa servile, si tratti di Mussolini o di Mao. Soltanto l'ultimo giorno, si racconta, il grànd'uomo avrebbe accusato debolezza, semplice défaillance di un momento. Stava attraversando il padiglione americano della Expo '67 di Montreal, e disse a un tratto: « Sono stanco ». Lo fecero sedere su una poltrona della saletta d'onore, e lì stette in silenzio per un quarto d'ora a prender flato: ma c'è chi dice che fu un trucco, per non concedere attenzione ai tracotanti.espositori americani. Duro e diritto difatti se ne andò, trascorsi i quindici minuti della siesta, senza guardare attorno. Magìa della parola Questo è per il fisico del generale, resistente alle fatiche di un viaggio; quanto alle emozioni diplomatiche che potrebbe adesso risentirne, è notorio che lasciano De Gaulle del tutto indifferente, al pari delle critiche dei giornali: « Tout ce qui grouille, grenouille, scribouille », tutto ciò che formicola, gracida e scribacchia — ha detto di ritorno a Parigi — non entra nella storia. Nella storia c'è lui, anzi è storia egli stesso nel suo divenire. Ciò che vede agitarsi non lo turba, e il rischio che alla Francia può venire dalle avventure che egli corre gli sembra limitato ad una trascurabile maretta che fa ballare un po' la nave: « Può dare a qualcuno il mal di mare, ma quando il timone è fortemente tenuto, quando l'equipaggio assicura la manovra, quando i passeggeri rimangono fiduciosi ai loro posti, non c'è pericolo che si faccia naufragio ». Sono metafore e visioni marinaresche delle quali si esalta: « Noi che siamo nell'Atlantico, nel Pacifico, nell'Oceano Indiano, noi siamo un grande Paese che non deve nulla a nessuno». Affermazioni arbitrarie come queste significano poco o niente affatto, ma suonano molto bene, specialmente in francese e sostenute dal personale accento di De Gaulle che è rotondo e nasale, profondo e trascinato: « Comme c'est beau, comme c'est grand, comme c'est gènereux la France! ». Impersonata da De Gaulle la Francia infatti si propone di essere liberatrice degli oppressi, e appunto una promessa di libertà è stata fatta ai canadesi francofoni con il famoso grido che il generale aveva preso in prestito dai pochi separatisti locali: « Vive le Quebec libre! ». « De Gaulle — ha registrato Le Canard Enchainé — vuole liberare il Quebec, ma chi libererà i francesi? ». Le Monde ha sviluppato lo stesso concetto in un breve apologo che narra di un capo di Stato « specialista nel raddrizzare i torti », che andato in Canada si era indignato nel vedere che una parte della popolazione vi era tenuta lontana dalla ge-stione dei propri affari: «Perchè non invitarlo a venire in Francia a metter fine ad un abuso anche più scandaloso, quello di un uomo che decide da solo degli affari di cinquanta milioni di cittadini? ». Così però si viene a metter in questione — vanamente — il principio primo di De Gaulle, che della democrazia ha una concezione tutta personale. Per luì, l'idea che un popolo debba trattare da sé i propri affari è ipocrisia e finzione. Massa di passeggeri, il popolo può solo scegliersi il capo, ed è grande quel popolo che ne scelga uno degno. Da un sondaggio di pubblica opinione compiuto dalla Sofres e pubblicato dall'express, il cinquantasei per cento dei parigini disapprova la condotta tenuta da De Gaulle in Canada, il diciassette non si pronuncia, il ventisette approva. E' la più bassa percentuale di consensi mai registrata dal generale, ma non è su questioni di politica estera che De Gaulle può cadere, anche perché in politica estera gli oppositori non sanno fare fronte unico. Fra comunisti che la secondano, europeisti di varie scuole che la discutono da differenti punti di vista, americanisti che la respingono senza osare però di proclamarsi filoamericani in un paese di chauvins come la Francia, potrà anzi prevalere sempre un sentimento di ammirazione per De Gaulle, il solo che dica agli Usa il fatto loro. Tecnicamente, d'altra parte, anche a dare per cèrto un malcontento . popolare quale la Sofres lo registra, ■mancano i mézzi'ptr* esprimerlo. Castori Ejefferre, il socialista candidato mancato alla presidenza della Repubblica, ha chiesto la convocazione d'urgenza della Commissione degli Esteri, ma presidente ne è Jacques Vendroux, cognato di De Gaulle, che ha rinviato la riunione al 31 agosto. E' stata chiesta una sessione straordinaria della Camera, ma ci sarebbero volute le firme della maggioranza dei deputati, che non c'erano. E' stato fatto appello a Valéry Giscard d'Estaing perché giochi le sue carte di delfino, ma questo leader della fronda è partito per Città di Messico a farvi due conferenze sulla inflazione monetaria. Soltanto al ritorno, il 17 agosto, terrà consiglio con i suoi repubblicani indipendenti, oppositori in pectore. Anche il presidente della federazione delle sinistre, Frangois Mitterrand, attenderà sin dopo Ferragosto a pronunciarsi. Mendès-France è malato. Opposizione debole Tn altri termini, nessuno sbarra il passo a De Gaulle sul terreno della politica estera, che continua a restare suo dominio e che egli batte al modo che si vede. Non è modo da grande uomo di Stato, tuttavia, dato che tutta la scoperta di De Gaulle è che gli Stati Uniti sono la massima potenza e quindi il massimo problema del nostro tempo. Si trovi in Francia o viaggi all'estero, egli ripete a tutti i venti questa rotonda verità e con ciò crede di arrivare, come dice, « al fondo delle cose » e si illude di dare un nuovo corso alla storia del mondo. A Montreal, parlando al sindaco Drapeau disse difatti al momento del congedo: «Io credo, signor sindaco, di avere toccato con voi il fondo delle cose. Siete il vicino di uno Stato colossale, le cui dimensioni mettono in causa la vostra stessa identità ». Due settimane prima, a Bonn, l'aveva già detto a Kiesinger: « Mi pare che siamo arrivati al fondo delle cose, signor Cancelliere. E al fondo delle cose c'è un fatto che domina la realtà: la potenza enorme americana ». Con questa potenza enorme si misurò egli stesso al suo esordio internazionale 1 quando nel 1941, la vigilia I di Natale, ordinò all'ammira¬ glio Muselier di occupare le isole Saint-Pierre et Miquelon, off shore rispetto al Canada, e allora in mano ai pétainisti. Sapeva che volevano impadronirsene gli americani e che pertanto ne sarebbe nato un incidente: « Ma io lo avevo provocato allo scopo di smuovere il fondo delle cose », confessa nelle sue Memorie. E' vero che l'America è il fondo delle cose, ma non è questa una scoperta che possa dare merito, se non viene seguita da una analisi se¬ ria delle cose che fanno la potenza americana. De Gaulle manca di farla, e anzi si comporta nel modo che più giova ad aumentare quella potenza, bloccando la politica industriale del Mercato Comune, mettendo l'Inghilterra al bando dell'Europa, dividendo i paesi che bisogna unire, a cominciare dal Canada. Se c'è qualcuno che all'America spiana la strada verso un monopolio universale, oggi è De Gaulle. Per sua fortuna non lo sa. Vittorio Gorresio